
Nelle acque dell’estremo nord della Nuova Zelanda potrebbe essere apparso uno degli animali marini più rari e difficili da osservare al mondo. Nei giorni scorsi, infatti, un ricercatore ha segnalato l'avvistamento di un piccolo delfino che potrebbe appartenere alla sottospecie più minacciata del cefalorinco o delfino di Hector, il cetaceo più piccolo esistente.
Un piccolo delfino con le "orecchie" di Topolino

Il cefalorinco di Hector (Cephalorhynchus hectori) è una specie endemica della Nuova Zelanda, cioè vive solo in queste acque e in nessun'altra parte del pianeta. Ne esistono però due sottospecie diverse: il cefalorinco di Hector dell'Isola del Sud (C. h. hectori) e il cefalorinco di Māui o Popoto (C. h. maui), considerato uno dei cetacei più rari e minacciati al mondo. Entrambe le sottospecie sono molto simili tra loro e condividono un aspetto inconfondibile.
Sono delfini piccoli e tozzi, lunghi in genere tra 1,2 e 1,5 metri, con un corpo grigio e bianco attraversato da marcature nere. La loro dieta è composta principalmente da piccoli pesci e cefalopodi, perlopiù calamari. Ma il dettaglio più caratteristico è la pinna dorsale: corta, arrotondata e nera, così particolare da ricordare una delle orecchie di Topolino. Proprio questa forma è uno degli indizi principali per riconoscerli.
L'avvistamento è avvenuto nella baia delle Isole (Bay of Islands in inglese), nella regione di Northland, grazie a Jochen Zaeschmar, ricercatore del Far Out Ocean Research Collective, che ha osservato e fotografato un individuo solitario. Lo stesso delfino è stato poi segnalato nuovamente poco distante, nella English Bay. Un evento raro, soprattutto per quest'area: entrambi i delfini, infatti, non sono comuni così a nord.
Due sottospecie di delfino difficili da identificare

Ora il Dipartimento per la Conservazione della Nuova Zelanda (DOC) ha chiesto ai residenti e a chi frequenta la zona di prestare attenzione e segnalare tutti gli eventuali nuovi avvistamenti. L'obiettivo è permettere ai ricercatori di raccogliere un campione di DNA, indispensabile per capire con certezza a quale delle due sottospecie appartenga il delfino osservato. Distinguere a vista un cefalorinco di Hector da uno di Māui è infatti molto complicato.
Esistono alcune piccole differenze fisiche – per esempio il Māui tende ad avere un muso leggermente più lungo e largo – ma sono dettagli difficili da notare durante un'osservazione a distanza in mare. L'analisi genetica, invece, permette un'identificazione certa e chiara, perché tra le due sottospecie esistono differenze nette nel DNA. Sapere con certezza di quale delfino si tratti è infatti molto importante tutt'altro che una curiosità naturalistica.
Le due sottospecie affrontano situazioni molto diverse da un punto di vista conservazionistico. Il cefalorinco di Hector dell'Isola del Sud è il più numeroso, con circa 15 mila individui adulti, e vive prevalentemente lungo le coste dell'Isola del Sud. Un suo avvistamento così a nord sarebbe comunque eccezionale e secondo il DOC sarebbe soltanto la seconda segnalazione confermata in questa regione negli ultimi cento anni.
Un delfino a un passo dall'estinzione

Il cefalorinco di Māui, invece, è confinato lungo la costa occidentale dell'Isola del Nord, soprattutto tra il porto di Manukau e Port Waikato. È anche la sottospecie più rara e si stima che restino appena 54 individui adulti in tutto. Se il delfino osservato appartenesse a questa sottospecie, l'avvistamento avrebbe quindi un'importanza enorme per la conservazione di questi piccoli e minacciati delfini.
La specie, nel complesso, è infatti considerata "In pericolo" nella Lista Rossa IUCN, ma la sottospecie di Māui, da sola, è invece valutata "In pericolo critico", la categoria immediatamente precedente all'estinzione. La situazione è quindi molto delicata e ricorda quella di un altro cetaceo, la vaquita (Phocoena sinus), la piccola focena del Golfo di California che è certamente il mammifero marino più minacciato del pianeta: secondo l'ultimo censimento, ne restano infatti solamente tra i 7 e i 10 individui.
Entrambe le specie raggiungono infatti la maturità sessuale relativamente tardi, tra i 7 e i 9 anni, e si riproducono molto lentamente: una femmina partorisce in media ogni 2-3 anni, con i piccoli che affrontano inoltre tassi di mortalità molto elevati nei primi mesi di vita. In altre parole, anche piccole perdite possono avere effetti gravi e duraturi sulla popolazione, rendendo difficile qualsiasi recupero. Per questo il monitoraggio è fondamentale e ogni avvistamento, ogni informazione in più può fare la differenza.