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A Fabbrico, in provincia di Reggio Emilia, il cane Diego è morto dopo essere stato lasciato chiuso per giorni in garage dal suo umano che nel frattempo era partito per una vacanza. Il Pitbull Diego sarebbe stato lasciato senza cibo né acqua, e quando la sera di mercoledì scorso i vigili del fuoco hanno forzato il portone dell’autorimessa, il cane era già agonizzante e in arresto cardiaco.
Nonostante le manovre rianimatorie effettuate dai veterinari dell'Ausl di Reggio Emilia, Diego è morto pochi minuti dopo essere stato recuperato. Il dettaglio più agghiacciante è contenuto nella relazione sanitaria: "Il Pitbull si presentava in grave crisi respiratoria, senza acqua di bevanda, in condizioni igieniche drammatiche".
Ora spetterà alla magistratura valutare eventuali responsabilità penali a carico della persona che, secondo le prime ricostruzioni, avrebbe lasciato Diego nel garage senza viveri. L'episodio arriva a poche settimane dall'entrata in vigore della Legge Brambilla contro il maltrattamento di animali. Ma cosa cambia, in concreto, in casi come questo?
Cosa prevede la Legge Brambilla sul maltrattamento di animali
Il problema principale delle leggi che puniscono il maltrattamento sugli animali è che quasi mai sortiscono effetti reali anche in caso di condanna: le persone, anche se giudicate colpevoli, non finiscono mai in carcere se seviziano o uccidono un animale. Ciò accade perché le pene sono solitamente troppo blande e nell'ordinamento italiano esistono una serie di istituti che evitano l'ingresso in carcere per chi riceve una condanna a due anni o meno.
In un sistema carcerario come quello italiano, sistematicamente sovraffollato, la ratio è quella di evitare di sovraccaricare ulteriormente le strutture per pene di breve durata. L'altra faccia della medaglia però è alcuni reati vengono considerati di serie B, come nel caso degli animali. La percezione è che il bene oggetto della legge, in questo caso la vita e la dignità dell'animale, non sia davvero tutelato.
Per questo nel maggio 2023 è partito l'iter per l'approvazione di una legge con l'obiettivo di inasprire le pene per chi si macchia di reati contro gli animali. Un percorso non facile fatto di numerosi stop e rimaneggiamenti, a cui si è aggiunto l'ostruzionismo di una parte della maggioranza capitanata dalla Lega.
Dopo una mediazione che ha eliminato le tutele per la fauna selvatica inizialmente previste nel testo, e le forme di prevenzione dei reati, dal primo luglio 2025 è entrata in vigore la Legge Brambilla. Si tratta della prima riforma organica del titolo IX bis del Codice penale prende il nome dalla sua promotrice, la deputata di Noi Moderati Michela Vittoria Brambilla.
La riforma è stata accolta in maniera ambivalente da parte del mondo animalista soprattutto perché il testo, approvato in via definitiva lo scorso maggio dal Senato, è molto diverso da quello inizialmente proposto e ha carattere smaccatamente repressivo senza tuttavia contemplare forme di prevenzione. Alcune associazioni di tutela animale hanno stigmatizzato anche la scarsa efficacia proprio nel punire i reati per i quali è stata promulgata.
Come vengono puniti dalla Legge Brambilla l'abbandono e il maltrattamento di animali
Prima della Legge Brambilla il reato di uccisione di animale era punito dall'articolo 544 bis del Codice penale con la reclusione da quattro mesi a due anni. Una pena di entità così blanda da non prevedere in concreto neanche un giorno di carcere anche in caso di condanna.
A seguito dell'entrata in vigore della riforma, l'uccidere un animale con crudeltà, cioè con sevizie e dolore volontario prolungato è punito un massimo di 4 anni di carcere, a cui si aggiunge una multa salata da 60.000 euro.
In realtà, però, chi abbandona un animale, anche in casa, e da questo abbandono ne consegue il decesso, non è scontata l'incriminazione per uccisione. In casi analoghi, il reato più spesso contestato è l'abbandono insieme al maltrattamento.
Secondo l'articolo 727 del Codice penale in vigore, chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l'arresto fino ad un anno oppure con l'ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Maltrattare un animale, a seguito della riforma, può costare fino a 2 anni di carcere, che difficilmente si fanno realmente, a cui si aggiungono 30.000 euro di multa.
Sarà l'autorità giudiziaria a decidere quali reati sono stati commessi nella fattispecie. Tuttavia, generalizzando, allo stato dei fatti è più probabile che chi abbandona un animale causandone il decesso subisca conseguenze economiche grazie all'introduzione delle multe in affiancamento della reclusione in caso di condanna.