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Tutti vorremmo un po’ di “Rizz”, cosa vuol dire la parola scelta da Oxford per il 2023

Il termine è nato nel 2021 ma è diventato virale a giugno dopo un’intervista a Tom Holland. Viene utilizzato per indicare una persona carismatica e affascinante.
A cura di Elisabetta Rosso
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La lingua è lo specchio del linguaggio, per parafrasare il filosofo inglese Michael Dummett, soprattutto quando bisogna scegliere la parola dell'anno. Secondo la Oxford University Press (OUP), la seconda casa editrice accademica più antica del mondo che pubblica l'Oxford English Dictionary, Rizz è il termine simbolo del 2023. Indica lo stile, il fascino, o la capacità di sedurre qualcuno, è una forma abbreviata della parola carisma. Viene anche utilizzato come verbo. "W Rizz" è un'espressione usata per indicare la capacità di attrarre naturalmente qualcuno. "Quando una parola si espande da una parte del discorso a un'altra, è un indicatore che mostra come il termine potrebbe avere una certa capacità di resistenza" ha spiegato Casper Grathwohl, presidente dell'Oxford Languages.

La parola Rizz è stata utilizzata per la prima volta dallo youtuber Kai Cenat nel 2021, ma è diventata virale a giugno, quando l’attore Tom Holland, durante un’intervista a Buzzfeed, ha dichiarato: “Non ho alcun Rizz. Ho un Rizz limitato". Innesca un effetto domino di meme che vengono condivisi sui social. E infatti Grathwohl ha spiegato che la scelta di quest'anno riflette il modo in cui i social media hanno aumentato esponenzialmente "il ritmo del cambiamento linguistico".

Perché Rizz è stata scelta come parola dell'anno

La parola dell'anno di Oxford viene scelta in base a diversi fattori, il corpus di termini viene costantemente aggiornato e la selezione vuole “riflettere l’etica, l’umore o le preoccupazioni” dell’anno, e avere al tempo stesso “il potenziale come termine culturalmente duraturo”. I lessicografi di Oxford, di solito, raccolgono una lista di parole e poi scelgono un vincitore. Negli ultimi anni hanno deciso di coinvolgere anche il pubblico, che nel 2022 ha votato i finalisti scegliendo come parola dell'anno "Goblin mode". Nel 2023 ha invece dimezzato la rosa dei candidati. "Rizz è stato scelto dagli esperti linguistici dell'OUP perché è un esempio interessate di come la lingua può essere formata, modellata e condivisa all'interno delle comunità, prima di essere diffusa più ampiamente", ha spiegato l'OUP.

"Etimologicamente, il termine è una forma abbreviata della parola ‘carisma', presa dalla parte centrale della parola, che è un modello insolito di formazione delle parole", ha osservato Grathwohl. Non solo, la parola mostra il crescente impatto della Gen Z, “racconta come le generazioni più giovani siano in grado di creare e definire la lingua”.

Le altre parole finaliste

Insieme a Rizz sono arrivate in finale anche i termini beige flag (bandiera beige), utilizzato per indicare relazioni o persone noiose, prompt, legato all'intelligenza artificiale, situationship, per indicare una relazione romantica o sessuale informale e poco impegnativa, e swiftie, termine utilizzato per indicare le fan di Taylor Swift.

La scelta non è stata semplice. Il termine “swiftie”, infatti,  al di là della sua sovraesposizione, ha detto Grathwohl, mostra anche il potere del “fanalects”, linguaggio sviluppato all'interno delle fanbase, e potrebbe trascendere la stessa Swift. Per esempio diventare una parola in grado di raccontare uno stile di vita o un modo di pensare, un po' come il caso di "deadhead", nato proprio grazie ai fan dei Grateful Dead, gruppo musicale della Summer of Love.

Il contrasto con Goblin mode

La parola scelta da Oxford nel 2022 è stata "modalità goblin", un altro termine gergale per descrivere uno stile di vita "pigro, sciatto o avido". Grathwohl, ha spiegato che il termine era strettamente legato al post pandemia, ora "è ancora più interessante vedere una parola contrastante come Rizz prendere piede". Ha poi aggiunto che il termine indica “uno stato d’animo prevalente del 2023, in cui molti di noi si stanno aprendo dopo alcuni anni impegnativi e trovando fiducia in chi siamo”.

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