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Luca, 22 anni: “Porto sui social i canti delle mie montagne, avevo paura del giudizio dei giovani”

Luca Lazzeri Zanoni, conosciuto sui social come Luca Baz, ha reso virale la tradizione canora trentina. Su Instagram e TikTok ha migliaia di follower: “Torno in Trentino quasi ogni weekend per il mio coro e per registrare i contenuti per i social. Prima di aprire i profili avevo paura del giudizio dei più giovani”.
Intervista a Luca Lazzeri Zanoni
Creator specializzato in canti di montagna
A cura di Velia Alvich
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Durante la settimana studia Scienze della Formazione a Bologna, perché un giorno vuole diventare un insegnante. Nei weekend, invece, registra canti di montagna. Alle sue spalle le valli del Trentino, davanti a sé un obiettivo. E con la sua voce ha raggiunto in brevissimo tempo decine di migliaia di utenti che rimangono incantati ad ascoltare la sua interpretazione della musica popolare trentina.

Si chiama Luca Lazzeri Zanoni, sui social conosciuto come Luca Baz. Quasi 80.000 follower su Instagram, poco meno di 70.000 su TikTok. Nel capoluogo emiliano ha portato con sé un pezzo di Trentino e della tradizione: "La Dosolina" e "La Montanara", ma anche "Quel mazzolin di fiori" e "Valsugana".

Torni spesso nella tua città natale, Roncogno?

Sì, sto facendo avanti e indietro da Bologna al Trentino. Cerco anche di esserci per le prove del coro il venerdì sera, quindi parto da qua dopo le lezioni. Provo anche a registrare un po' di canzoni da portare appunto al “popolo dei social”. È un impegno che faccio con passione. Sono circa tre ore di viaggio ogni volta, ma non è faticoso per me.

Il tuo profilo è stato aperto molto di recente. Come hai cominciato sui social?

Tutto è iniziato il 3 dicembre, quando ho pubblicato il primo video. Quella sera ero nella stube (una taverna tipica trentina, ndr) con mio cugino Gabriele. È stato proprio lui a convincermi a farlo. All'inizio ero molto titubante, quasi impaurito. Mi chiedevo a chi potesse piacere questo canto. E avevo paura di essere preso in giro, soprattutto dai giovani. Alla fine ho pubblicato quel video. È andata bene sin da subito.

Qual è il primo video che è diventato veramente virale?

Il video della Valsugana che adesso ha raggiunto più di 3 milioni di visualizzazioni su TikTok e altrettante su Instagram. È il video che poi mi ha fatto conoscere a tanta gente.

Secondo te perché è successo proprio con quel video?
Non riesco a spiegarmelo con certezza. Probabilmente come era fatto: cantavo quella canzone proprio con una bella vista alle mie spalle, il paesaggio della Valsugana. E poi per la sua particolarità, cioè che viene fatto a due voci. Ma anche la stranezza di vedere un giovane fare questi canti.

Quando hai aperto i tuoi profili su Instagram e TikTok, ti aspettavi questo successo?

Assolutamente no. Ho iniziato questa cosa per puro caso e soprattutto puro divertimento. Anzi, mi aspettavo delle critiche. Che sì, ci sono. Ma sono molti di più i commenti positivi, soprattutto dal pubblico più giovane. Non mi aspettavo neanche questo.

Quali critiche ti fanno?

Ci sono le critiche costruttive, che ascolto molto volentieri. Magari su come canto, qual è la mia impostazione vocale. Per carità, non sono perfetto, ci sta che facciano questo tipo di commenti. Poi ci sono i commenti più offensivi. Per esempio, “Fai queste canzoni di chiesa?” oppure “Pensare alle ragazze ogni tanto?”. Che poi io la ragazza ce l’ho. E ho avuto anche la mia prima minaccia di morte.

Cioè?

In un commento in un video mi hanno scritto: “Attaccati a un palo”. Ma questi commenti sono veramente in minoranza rispetto agli altri. Bisogna fregarsene un po' di questi messaggi. Fa parte del gioco, ecco.

Quanto ti impegna registrare e pubblicare un video?

È abbastanza impegnativo, la registrazione richiede un po' di tempo. Voglio trovare i luoghi giusti, che abbiano un senso. Anche perché bisogna chiamare un po’ di coristi per fare un quartetto. E ogni tanto mi rendo conto che perdo tanto tempo anche nel leggere tutti i commenti sotto i miei video.

Chi è l'utente medio che segue i tuoi social?

Dipende. Su TikTok la maggior parte è un pubblico giovane, dai 16 ai 35 anni circa. Su Instagram già è più vario: ci sono anche persone anziane che mi seguono volentieri, ma anche giovani. C’è anche un pubblico femminile, ma in entrambi direi che c'è una forte maggioranza, purtroppo, maschile.

Perché sono più gli uomini a seguirti?

C'è una questione storica. Il canto popolare trentino nasce con un coro maschile. Sono contento però che adesso comunque si stanno sviluppando anche in Trentino anche molti cori femminili o misti. La maggioranza dei cori rimane maschile, quindi magari per questo vengo seguito da molti uomini. Mi seguono molti coristi che condividono la stessa passione.

Quindi chi ti segue ne capisce di canti tradizionali?

A dir la verità neanche troppo. Nel senso che sì, ho un grande pubblico dal Trentino o da altre regioni d'Italia dove è presente il canto popolare. Però la maggior parte delle persone che mi seguono non ha a che fare con questa tradizione. E magari non ha mai sentito prima questo tipo di canti. Mi accorgo che i canti più celebri, come “Il signore delle cime” o “La montanara” non sono effettivamente conosciute da tante persone.

Ma cos’è esattamente il canto popolare trentino?

Il canto popolare trentino ha ormai più di 100 anni. Nasce con il coro della SAT (Società degli alpinisti tridentini, ndr) negli anni Venti. In particolare, il canto trentino descrive e valorizza quello che è il nostro territorio, raccontando le nostre montagne e le leggende. Ci sono anche i famosi canti alpini, che raccontano soprattutto la storia della prima guerra mondiale, quella degli alpini o comunque appunto canti che riguardano la guerra.

Cosa significa per te portare questi canti tradizionali su internet?

Ha un effetto strano. Come dicevo prima, avevo paura di portare questi canti “all’esterno”, perché da molti sono considerati cose da vecchi. In verità penso che abbiano una forte attualità e che possano raccontare quella che è la storia del Trentino, ma anche i paesaggi e le tradizioni. È questa la cosa bella: portare quella che è la nostra tradizione, ma anche la mia passione, all'esterno. In tutta l'Italia e, chissà, prima o poi anche in tutto il mondo.

Cosa ne farai di questa fama?

L'obiettivo è quello di portare un po' di giovani a fare un'esperienza all'interno di un coro. In questi anni c'è effettivamente una forte crisi soprattutto data dalla mancanza di giovani. Col coro abbiamo iniziato un laboratorio. Una quindicina di giovani si sono iscritti.

Si sono iscritti grazie a te?

Sì, la maggior parte ha preso coraggio grazie ai miei video. Sono contento perché ci sono persone di altri cori che mi ringraziano perché ci sono giovani che hanno deciso di provare questa realtà. Per me questo è un onore.

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