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Criptovalute in cambio della propria iride: il Garante della Privacy interviene su Worldcoin

Per l’autorità italiana, il servizio che permette di accedere alla cryptovaluta WLD non è considerata una “base giuridica valida” per colpa dell’informativa sulla privacy. A preoccupare è anche la sicurezza dei dati biometrici raccolti grazie all’Orb, che registra l’impronta unica dell’iride.
A cura di Velia Alvich
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WORLDCOIN | L'Orb usato per verificare l'iride
WORLDCOIN | L'Orb usato per verificare l'iride
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Il Garante della Privacy è pronto a bloccare Worldcoin, il progetto nato nel 2019 che vuole tracciare l’umanità tramite l’iride e, al tempo stesso, creare una nuova rete finanziaria grazie alla cryptovaluta WLD. L’autorità italiana ha lanciato un avvertimento all’azienda: l’ecosistema di Worldcoin cioè l’insieme di app, l’Orb che scansione l’iride e l’identità digitale potrebbe non rispettare le regole europee sulla privacy.

La registrazione con dati biometrici non è ancora disponibile in Italia, anche se gli utenti possono già scaricare l’app in attesa dell’arrivo del primo Orb. Secondo il Garante della privacy, però, l’azienda non ha ancora i requisiti per operare sul territorio italiano.

Perché potrebbe essere bloccato in Italia

I punti critici sono tre. Innanzitutto, Secondo il Garante, l’informativa della privacy non può essere considerata “una base giuridica valida” sulla base delle regole europee. In sostanza, non è conforme al GDPR perché l'utente è costretto ad accettare un'informativa insufficiente per quanto riguarda i dati biometrici. In secondo luogo, la promessa di ricevere WLD gratuiti influirebbe in maniera negativa sul consenso che possono dare gli utenti, che quindi non possono essere considerati liberi e non condizionati quando si iscrivono al servizio. Infine, il fatto che non ci siano in questo momento filtri per i minorenni peggiora la situazione di Worldcoin agli occhi del Garante.

Come funziona Worldcoin

Lanciato nel 2019 da Tools for Humanity, nel consiglio di amministrazione compare un nome illustre: Sam Altman, il fondatore di OpenAI. In cinque anni ha raccolto quasi cinque milioni di identità digitali in oltre 120 Paesi grazie all’Orb, una sfera che scansiona l’occhio per creare quella che viene chiamata World ID. L’iride, infatti, funziona come le impronte digitali, permettendo così di identificare in maniera univoca gli esseri umani.

Solo dopo l’identificazione, è possibile associare il proprio account registrato tramite la World App al portafoglio digitale. Senza un codice univoco, insomma, non si possono usare i soldi digitali sul proprio conto. In Italia l’Orb non è ancora arrivato, ma l’app è già disponibile sugli store e permette già agli utenti di registrarsi. Subito dopo l'iscrizione, che si fa tramite numero di cellulare, l'utente viene guidato passo dopo passo nella registrazione al servizio e, soprattutto, nell'accettazione delle condizioni d'uso e dell'informativa sulla privacy. Alla fine della registrazione, un ticket digitale certifica che l'utente avrà diritto a un piccolo bonus in WLD per essersi iscritto al servizio.

Preoccupazione per i dati biometrici

A preoccupare c'è anche la sicurezza dei dati biometrici. Negli stessi termini di servizio l’azienda americana (che però non può operare negli stessi Stati Uniti) gli utenti vengono avvisati sui potenziali rischi che corrono iscrivendosi al servizio: come tutti i dati digitali, anche quelli biometrici registrati tramite l’Orb potrebbero essere rubati per colpa di un cyberattacco. Un rischio che viene descritto nella stessa pagina del servizio, insieme agli altri potenziali pericoli: errori del sistema, l’assenza di una cornice normativa globale che non garantisce il servizio ovunque ma anche il rischio di perdere tutto se il sistema dovesse essere compromesso, portando l’azienda a chiudere tutto all’improvviso.

Il caso di Clearview Ai

Una sfera per tracciare le identità digitali degli utenti di tutto il mondo oggi serve per un sistema di cryptovalute come Worldcoin, ma le sue implicazioni sembrano uscite da una puntata di Black Mirror. I regolamenti europei – come il Gdpr ma anche l’Ai Act, che è stato approvato lo scorso dicembre – stanno cercando di mitigare i rischi di tecnologie simili, specialmente quando riguardano dati sensibili come quelli biometrici.

Proprio per questo motivo altre tecnologie simili non sono approdate in Italia e in nessuno degli altri Paesi comunitari. È il caso di Clearview Ai, l’intelligenza artificiale che riuscirebbe a trovare l’identità di una persona grazie a una sola fotografia. La tecnologia, che è usata anche dalla polizia statunitense, si basa su un enorme database di fotografie grazie al quale riesce a risalire a nome e cognome dei sospettati.

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