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Come hanno fatto i droni a diventare centrali in qualsiasi tipo di guerra: l’analisi dell’esperto

Oggi l’intelligenza artificiale e i droni sono in grado di imporre una rivoluzione degli affari militari. Chi introduce una nuova tipologia di arma sul campo di battaglia determina la sconfitta di tutti.
Intervista a Claudio Bertolotti
Ricercatore Ispi e direttore di Start Insight
A cura di Elisabetta Rosso
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La storia insegna che la tecnologia, in guerra, divide il mondo in due: chi perde e chi vince. È stato così per la polvere da sparo, la ruota, la bomba atomica. Ora ci sono i droni e l'intelligenza artificiale integrata. Gli aerei senza pilota radiocomandati erano già stati testati nei conflitti asimmetrici, ma con la guerra in Ucraina sono diventati una delle armi più importanti sul campo di battaglia.

"E questo è l'inizio. Se devo immaginare una guerra del futuro non solo sarà da remoto con i droni via cielo, mare e terra, ma sarà anche una guerra autonoma", ha spiegato a Fanpage.it Claudio Bertolotti, ricercatore Ispi (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) e direttore di Start Insight. Ma facciamo un passo indietro.

La guerra in Ucraina è stata soprannominata la prima guerra dei droni. È davvero così?

Sì, diciamo che è la prima guerra convenzionale che viene combattuta con i droni, in realtà però avevano già trovato un'ampia applicazione in tutte le guerre asimmetriche. In Afghanistan, Iraq e Siria. I droni, in maniera progressiva, quasi esponenziale nel corso degli anni, hanno avuto un ruolo sempre più rilevante, sia per gli eserciti tradizionali sia per quelli non convenzionali, anche per i terroristi.

Una volta chi aveva i cavalli migliori vinceva la guerra, è lo stesso per i droni?

Certo, il drone ha un ruolo determinante, ma a fare la differenza è sempre la capacità di controllo del territorio, cioè lo spazio fisico che viene ottenuto con la fanteria, con i reparti corazzati e con i carri armati. I droni sono tra le minacce principali per queste due tipologie di unità.

Si spieghi meglio. 

I droni colpiscono dall'alto in maniera sostanzialmente invisibile, sono difficilmente intercettabili, e di fatto vanno a limitare quella che è la capacità di manovrare sul territorio, che è il punto di forza delle fanterie corazzate. Quindi se i droni riescono a limitare queste capacità chiaramente riescono a influire in modo significativo.

Come stanno cambiando la guerra e come la cambieranno?

La stanno cambiando in maniera determinante. L'immagine che abbiamo del drone è quella del velivolo a controllo remoto. In realtà è più complesso, per esempio l’esercito israeliano per ottenere informazioni sui tunnel di Hamas usa droni terrestri, dei piccoli cingolati. Ma ci sono anche i droni marini, sia superficiali sia subacquei, e ovviamente quelli aerei, i droni suicidi.

È possibile immaginare una guerra da remoto nel futuro?

In futuro sicuramente sì, in questo momento ancora no. Ma aggiungo un aspetto ancora più rilevante. Non solo da remoto, possiamo immaginare proprio una guerra autonoma. L'applicazione sempre più intensiva dell'intelligenza artificiale consentirà a questi velivoli di viaggiare e di potersi destreggiare con le difese avversarie.

A proposito, le armi autonome rischiano di assolvere gli esseri umani da qualsiasi responsabilità. Chi sarà ritenuto responsabile quando un drone autonomo ucciderà civili non combattenti?

Fino ad oggi si è applicato un approccio etico, per cui la decisione finale, almeno sulla valutazione e la tipologia di obiettivo, spetta all'uomo. L'intelligenza artificiale amplificherà la capacità di impiego di strumenti militari, li renderà forse autonomi, forse in grado di coordinarsi tra di loro sulla base degli input che verranno dati dagli uomini.

L'applicazione dell’ intelligenza artificiale come potrebbe cambiare gli equilibri geopolitici?

Guardi, io nel 2019 ero stato invitato a un forum, a un congresso sulla sicurezza organizzato dal ministero della Difesa cinese a Pechino. E all'epoca il ministro della Difesa cinese disse: "Il mondo ci divide in vincenti e perdenti". I vincenti sono quelli che investono nell'intelligenza artificiale, i perdenti sono quelli che non lo fanno.

Come in tutte le rivoluzioni. 

Prima parlavamo del cavallo che determinava una vittoria nel passato, oggi l'intelligenza artificiale è in grado di imporre quella che tecnicamente viene definita RNA, rivoluzione degli affari militari, chi introduce una nuova tipologia di arma sul campo di battaglia determina la sconfitta di tutti. È stato così per la polvere da sparo, gli aerei, la bomba atomica.

Le conseguenze per chi resta indietro?

Per i grandi attori come Stati Uniti e Cina ci sarà una sorta di bilanciamento, tutti gli altri che non hanno investito nell’IA dovranno sottostare alla volontà politica degli attori che invece avranno integrato l'intelligenza artificiale.

Spesso la guerra è stata il pretesto per sviluppare nuove tecnologie, con i droni sembra che sia contrario. Come mai sono arrivati così tardi sul campo di battaglia quando la tecnologia era già avanzata?

Dobbiamo distinguere tra due tipi di droni, quelli militari e quelli civili, che però sono stati usati spesso sul campo di battaglia. Gli ucraini, per esempio, hanno fatto ampio uso di droni provenienti dal mercato civile, come anche nelle guerre asimmetriche, è successo. Poi ovviamene ci sono i droni militari, quelli che servono per colpire o fare ricognizione. Le capacità sono completamente diverse però entrambi vengono utilizzati sugli stessi campi di battaglia.

Gli ucraini hanno presentato un drone d'attacco Ram X, cos’è e come funziona?

Non è nulla di eccezionale, è un piccolo drone capace di volare molto basso, superare i controlli radar, e avere un controllo a distanza.

La differenza rispetto agli altri?

La capacità di essere gestito a una distanza di sicurezza ampia per quel tipo di drone, si tratta di un drone tattico. Poi, l'Ucraina dal 2014 in poi, in particolar modo nel 2022, ha dato una forte accelerata ai droni a livello tattico per l'impiego sul campo di battaglia.

Ci sono i droni sempre più avanzati e di conseguenza diventa necessario avere anche una difesa contro i droni, e penso all’attacco dell’Iran. 

Assolutamente sì. Israele per bloccare la rappresaglia iraniana ha usato Iron Dome, il sistema anti drone, estremamente efficace ma estremamente costoso. Ha speso solo in quella notte 5 miliardi di dollari per difendersi da un attacco. L’Ucraina invece, che non ha un sistema aereo per coprire il territorio nazionale, vede il territorio costantemente colpito. I russi hanno raggiunto il livello di saturazione. Gli iraniani no.

Si spieghi meglio. 

I Russi lanciano più razzi e droni di quanto il sistema difensivo non riesca a reggere, al contrario l’Iran non ha raggiunto questa saturazione e Israele ha coperto il 99% degli attacchi.

I droni come stanno influenzando invece il conflitto tra Israele e Gaza? 

Allora è determinante l'uso dei droni nella guerra tra Israele e Hamas. Israele però fa ampio utilizzo dei droni per la raccolta delle informazioni, meno per colpire. Poi, come dicevamo, la guerra si sta combattendo anche nella dimensione sotterranea, quindi con i droni che studiano i tunnel sotterranei di Hamas e raccolgono informazioni sul territorio.

Il “veicoli aerei senza pilota” compaiono già nella revisione del piano di sviluppo delle capacità dell’UE del 2018 , e i “sistemi aerei senza pilota” (UAS) sono in quella del 2022 . L’Unione Europea che punto è?

Al momento siamo nella fase concettuale. Sono stati stanziati un miliardo e mezzo di euro per droni e sistema anti drone, che equivale a niente. Ma è un punto di partenza. Siamo estremamente in ritardo perché, come dicevo prima, già nel 2019 la Cina, divideva il mondo in due. In questo momento l'Unione europea non è dalla parte di coloro che vincerebbero un confronto militare.

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