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Se tutti fossimo vegani ci sarebbe un drastico calo dei gas serra: “Emissioni bloccate per 30 anni”

Grazie a un modello matematico due scienziati hanno determinato che una dieta vegana globale farebbe crollare le emissioni di gas a effetto serra in atmosfera.
A cura di Andrea Centini
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Se tutta l'umanità iniziasse a seguire una dieta esclusivamente basata su alimenti di origine vegetale – dunque una dieta vegana – le concentrazioni di gas a effetto serra in atmosfera verrebbero abbattute in modo significativo nel giro di pochi decenni, con un effetto paragonabile alla riduzione del 70 percento delle emissioni di anidride carbonica (CO2) previste entro il 2100. I benefici per il pianeta, la biodiversità, gli ecosistemi e ovviamente anche per la nostra specie sarebbero enormi. L'agricoltura animale ha infatti un impatto talmente significativo sul riscaldamento globale che, eliminandola, si fornirebbe ben il 52 percento della riduzione netta di emissioni necessaria per contenere l'aumento della temperatura media entro i 2° C rispetto all'epoca preindustriale. Si tratta della soglia minima raccomandata dagli esperti per evitare le conseguenze più drammatiche dei cambiamenti climatici (la soglia ideale è 1,5° C). In parole semplici, una dieta vegana universale rappresenterebbe un vero e proprio “salvavita” per tutti, animali e uomini.

A determinare i vantaggi di un'alimentazione esclusivamente basata su prodotti di origine vegetale sono stati i due scienziati americani Michael B. Eisen e Patrick O. Brown: il primo è docente presso il Dipartimento di Biologia Molecolare e Cellulare – Howard Hughes Medical Institute dell'Università della California di Berkley; il secondo è professore emerito al Dipartimento di Chimica dell'Università di Stanford. La ricerca è stata condotta sulla base del drammatico impatto degli allevamenti e della zootecnia sul riscaldamento globale; basti pensare che venti delle più grandi aziende zootecniche al mondo emettono più CO2 di quella di Paesi industrializzati come la Francia e la Germania, come rilevato dal rapporto “Meat Atlas: Facts and figures about the animals we eat 2021”. I problemi sono legati anche all'occupazione del suolo per i pascoli / foraggi e alle emissioni dirette del bestiame, metano e protossido di azoto, che sono tra i principali catalizzatori dell'effetto serra assieme all'anidride carbonica. Per questa ragione i due scienziati si sono chiesti quale sarebbe l'effetto sui cambiamenti climatici se si decidesse di eliminare del tutto (gradualmente o istantaneamente) l'agricoltura animale e si iniziasse a seguire una dieta vegetale a livello globale.

Attraverso un modello matematico hanno predisposto quattro scenari differenti: eliminazione immediata di tutta l'agricoltura animale e passaggio a una dieta vegetale; transizione di 15 anni più graduale (e realistica) verso una dieta vegana globale; eliminazione immediata della sola carne bovina e transizione graduale di 15 anni con eliminazione della sola carne bovina. Dalla simulazione è emerso un abbattimento significativo delle emissioni di gas a effetto serra in atmosfera in qualunque scenario, un risultato in grado non solo di avvicinarci all'obiettivo di contenere l'aumento della temperatura media entro i 2° C, ma anche di farci liberare più agevolmente dei combustibili fossili, permettendo una transizione verso le energie rinnovabili meno traumatica soprattutto ai Paesi in via di sviluppo.

“L'effetto combinato (dell'eliminazione NDR) è sorprendentemente ampio e, altrettanto importante, rapido, con gran parte dei vantaggi realizzati entro il 2050”, ha dichiarato il professor Brown in un comunicato stampa. “Se l'agricoltura animale venisse gradualmente eliminata nel corso di 15 anni e tutte le altre emissioni di gas serra continuassero senza sosta, l'eliminazione determinerebbe un blocco di 30 anni nelle emissioni nette di gas serra e compenserebbe quasi il 70 percento dell'effetto del riscaldamento di tali emissioni fino alla fine del secolo”, ha aggiunto l'esperto. Tra i principali benefici vi sarebbe la riconversione in praterie e foreste degli enormi appezzamenti di terreno sfruttati per allevare il bestiame e soprattutto per coltivare il foraggio per alimentarlo. In base al modello matematico è stato rilevato che si potrebbe ottenere una significativa riduzione del 90% delle emissioni nette sostituendo gli allevamenti dei soli ruminanti come i bovini.

Alla luce di questi risultati i due studiosi sottolineano che la riduzione o l'eliminazione dell'agricoltura animale dovrebbe essere in cima alla lista delle opzioni per risolvere la crisi climatica. Non a caso il passaggio a una dieta principalmente basata su prodotti di origine vegetale viene sempre più consigliata dagli esperti, poiché in grado di proteggere noi stessi e il pianeta. “Spero che altri, inclusi imprenditori, scienziati e responsabili politici globali, riconoscano che questa è la nostra migliore e più immediata possibilità per invertire la traiettoria del cambiamento climatico e che colgano l'opportunità”, ha chiosato il professor Brown. Naturalmente l'eliminazione dell'agricoltura animale avrebbe un impatto sociale ed economico imponente, pertanto dovrebbero essere previsti aiuti e compensazioni per tutte le categorie di lavoratori che si guadagnano da vivere con la zootecnia.

È doveroso sottolineare che c'è un conflitto di interessi alla base della ricerca, pur essendo rigorosa e soprattutto revisionata fra pari. Il professor Brown, infatti, è fondatore e CEO di Impossible Foods, un'azienda che produce sostituti vegetali di prodotti classici a base di carne e prodotti caseari, come gli hamburger. I dettagli della ricerca “Rapid global phaseout of animal agriculture has the potential to stabilize greenhouse gas levels for 30 years and offset 68 percent of CO2 emissions this century” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica PloS Climate.

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