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Perché l’Artico potrebbe presto scatenare una nuova pandemia

Con il riscaldamento globale e il continuo scioglimento dei ghiacciai, i microrganismi bloccati nel ghiaccio potrebbero risvegliarsi e infettare la fauna selvatica.
A cura di Valeria Aiello
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Con i cambiamenti climatici e il continuo scioglimento dei ghiacciai, l’Artico potrebbe presto diventare “terreno fertile” per una nuova pandemia. Lo suggeriscono i risultati delle analisi genetiche condotte da un team di ricerca dell’Università di Ottawa, in Canada, su campioni di suolo e di sedimenti del lago Hazen, il più grande lago a nord del Circolo Polare Artico, attraverso cui gli studiosi hanno ricostruito il pool di virus presenti nell’ambiente.

Utilizzando poi un algoritmo informatico per contestualizzare i virus con i potenziali ospiti (animali, piante e funghi) che si trovano nell’area, il team è stato in grado di stimare il rischio di spillover virale, ovvero la capacità dei virus di fare il salto di specie e continuare a diffondersi, come fatto da Sars-Cov-2 che dagli animali selvatici è passato all’uomo. “Il rischio di spillover aumenta con il deflusso dallo scioglimento dei ghiacciai, un proxy per il cambiamento climatico – scrivono i ricercatori nel loro articolo pubblicato su Proceedings of the Royal Society B – . Se il cambiamento climatico dovesse spostare anche la gamma delle specie di potenziali vettori virali e serbatoi verso nord, l’Alto Artico potrebbe diventare un terreno fertile per le pandemie emergenti”.

Ciò significa che, oltre ad aumentare la possibilità che agenti patogeni possano riemergere dai ghiacciai, gli effetti dei cambiamenti climatici sugli habitat naturali potrebbero spingere nuove specie animali a migrare verso nord, aumentando ulteriormente il potenziale del salto di specie.

Questo duplice effetto del cambiamento climatico, sia aumentando il rischio di spillover sia portando a uno spostamento verso nord degli intervalli di specie, potrebbe avere effetti drammatici nell’Alto Artico – hanno aggiunto gli studiosi – . Districare questo rischio dalle ricadute effettive e dalle pandemie sarà uno sforzo fondamentale da perseguire parallelamente alle attività di sorveglianza”.

Il team non ha quantificato quanti dei virus identificati fossero precedentemente sconosciuti, cosa che prevede di fare nei prossimi mesi, né ha valutato se questi virus siano in grado di innescare un’infezione. Tuttavia, ricerche precedenti hanno mostrato che l’emergere di virus assopiti da migliaia di anni e mai rilevati in tempi recenti non è poi così remota. Uno di questi studi, pubblicato lo scorso anno dai ricercatori dell’Ohio State University negli Stati Uniti, ha rivelato la scoperta di materiale genetico da 33 virus – 28 dei quali nuovi – in campioni di ghiaccio prelevati dall’altopiano tibetano in Cina. In base alla profondità a cui è avvenuto il campionamento, gli studiosi hanno stimato che avessero circa 15.000 anni.

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