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ICI e Chiesa, il pagamento della tassa sugli immobili sarà “a percentuale”

Pronto un compromesso tra il premier Monti e il Cardinal Bagnasco per sciogliere il nodo del pagamento dell’ICI-IMU da parte della Chiesa. Il provvedimento riguarderà le strutture “miste” tutt’ora esentate perché, come recita la legge, non sono “esclusivamente” a carattere commerciale.
A cura di Biagio Chiariello
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pronto un compromesso tra chiesa e governo sulla tassa imu

Qual è la questione che ha fatto più discutere il mondo del web e l'opinione pubblica in generale nelle ultime settimane? C'è chi sicuramente risponderà i costi della Casta, chi si esprimerà in merito allo scontro tra governo e sindacati sull'articolo 18 e chi invece citerà l'aspra polemica sul mancato pagamento dell'Ici da parte della Chiesa. Il web era stato teatro di una discussione animosa, cui è seguita la raccolta firme su Micromega. Sul tema ci eravamo soffermati anche noi di Fanpage, riportando l'inchiesta-stima dell'associazione laicista Uaar sui 6 miliardi di benefici della comunità ecclesiastica. Ebbene, il nodo potrebbe essere sciolto molto presto.

Un pagamento sulla base della percentuale utilizzata a scopo commerciali

La Chiesa sarebbe infatti orientata a pagare la tassa sugli immobili (Imu) ma solo “a percentuale”. L'indiscrezione è riportata in un articolo del Corriere della Sera, nel quale si parla di un accordo tra il Presidente del Consiglio, Mario Monti, e il cardinale Bagnasco. Un compromesso che prevede il pagamento della discussa imposta solo per le strutture “miste”, cioè quelle dove ”religioso” e “commerciale” convivono. A ben vedere l'oggetto del discutere galoppante era stato, in particolare, il Dl del 17 agosto 2005, approvato dal governo Berlusconi, che annoverava nell'esenzione Ici «anche gli immobili utilizzati per le attività di assistenza e beneficenza, istruzione, educazione e cultura pur svolte in forma commerciale se connesse a finalità di religione o di culto». Non era poi così difficile bypassare l'ostacolo, installando una piccola cappella all’interno dell’immobile destinato ad attività commerciale per assicurare il benefit all’intero edificio.

L'intesa tra governo e chiesa è vicina

Secondo la nuova soluzione – che il Corriere dà per certa, nonostante ancora «non c’è una data per la firma» – saranno stabili nuovi parametri sugli ambienti dove si svolge un’attività commerciale. Il procedimento è semplice: se per esempio ci troviamo di fronte ad una struttura che include una parrocchia (o un oratorio) e delle stanze per uso alberghiero, la tassa sugli immobili si applicherà solo su quelle stanze per le quali vi è un effettivo guadagno. Anche per questo «i Comuni italiani, in collaborazione con la Cei, sono stati già attivati per elaborare un censimento di tutti gli immobili ecclesiastici che potrebbero essere sottoposti all'Ici-Imu», si legge sul Corriere.

Il concordato, oltre a venire incontro alle richieste della società civile in un periodo in cui, è cosa buona e giusta, che i sacrifici siano per tutti, servirà a chiudere la procedura di infrazione dell’Unione Europea nei confronti dell’Italia per quella esenzione a gran parte degli edifici di proprietà della Chiesa che fu definita un illegittimo aiuto di stato, ovvero attività anticoncorrenziali.

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