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Talebani a Kabul: le ultime news sull'Afghanistan

Attentato a Kabul, la onlus Cospe a Fanpage: “Tanti morti, il canale si è riempito di sangue”

In un attacco suicida all’aeroporto di Kabul con due esplosioni sono morte decine di persone e altrettante sono rimaste ferite. Tra le vittime anche diversi civili afghani che si trovavano all’esterno dello scalo in attesa di poter entrare e imbarcarsi su uno dei voli militari in partenza in questi giorni. I testimoni parlano di morti e del canale che separa la strada dall’aeroporto riempitosi di sangue, così come riportato a dalla onlus italiana Cospe a Fanpage: “Le operazioni ora sono ferme e in molti stanno tornando a casa. La paura è che non riescano più a raggiungere l’aeroporto”.
A cura di Chiara Ammendola
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Mentre continua a salire il numero delle vittime e quello dei feriti causati dal doppio attentato avvenuto quest'oggi all'esterno dell'aeroporto di Kabul in Afghanistan, sono molte le persone che hanno cercato rifugio lontano dallo scalo dove al momento le operazioni di imbarco per i tanti civili che sperano di lasciare il Paese sono ferme. Lo conferma a Fanpage la onlus fiorentina Cospe che opera sul territorio e che oggi ha ricevuto la testimonianza di una attivista dell'associazione che era presente al momento dell'attentato e che ha raccontato di tante vittime e del terrore provato in questi istanti mentre provava a scappare col marito e i suoi due figli.

Una vostra ex collaboratrice era presente al momento dell'attentato a Kabul 

Sì, è una ragazza afghana del nostro gruppo che non è riuscita ancora a entrare in aeroporto. Era molto vicina a dove c'è stata l'esplosione, era terrorizzata: ha visto accanto a sé sia morti che i feriti. Ci ha scritto un messaggio concitato in cui ha raccontato di aver visto il canale che divide la strada dall'ingresso dell'aeroporto pieno di sangue. Era impaurita: fortunatamente è riuscita a mettersi in salvo ma purtroppo non ce l'ha fatta a entrare in aeroporto ed è rimasta fuori, dopo giorni che era lì in attesa.

Cosa succede ora a chi è all'esterno dell'aeroporto?

Le operazioni sono ferme. Per motivi di sicurezza i nostri non escono più a prendere le persone, né i militari né i civili. È tutto fermo e questo è un grosso problema. Ora la nostra speranza è che le operazioni riprendano al più presto ma non abbiamo alcuna certezza.

Ci sono ancora attivisti della vostra onlus a Kabul? 

Del nostro gruppo c'è lei e poi altre due ragazze che non sono ancora riuscite a entrare allo scalo. Si tratta di una nostra ex collaboratrice che era da giorni all'esterno dell'aeroporto insieme ai suoi due figli e al marito. Dopo l'esplosione per fortuna è riuscita a mettersi in salvo in una casa accanto all'aeroporto dalla quale ci ha scritto informandoci su quello che stava accadendo: è stata un po' ferma lì in attesa ma noi le abbiamo detto di allontanarsi subito perché come spesso accade dopo un'esplosione ce n'è subito un'altra.

Cosa succederà nei prossimi giorni? Si rischia che le operazioni saltino?

Non ci hanno detto nulla. Purtroppo c'è questa deadline del 31 agosto che ci fa paura: sappiamo che non possiamo proseguire per molto tempo. Con quanto accaduto oggi poi… noi siamo in contatto con chi deve ancora partire e faremo di tutto per portarli a casa. I nostri sono da giorni all'esterno dell'aeroporto. Tutti hanno paura a tornare a casa e ora la paura è anche quella di raggiungere l'aeroporto. È una situazione tremenda. La maggior parte delle strade ormai è presidiata dai Talebani.

Siete riusciti a portare a casa tante persone finora

Da un lato siamo contenti di quanto siamo riusciti a fare finora, di aver portato al sicuro tante persone ma dall'altra sono in tanti a essere rimasti fuori e quindi speriamo di riuscire nei prossimi giorni di portare via tutte le persone a rischio. Anche se con tempi più lunghi, magari anche grazie a corridoi umanitari: ci hanno garantito che potremo continuare dopo il 31 ma al momento non c'è nulla di ufficiale.

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