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Dall’ermo colle al villino San Leopardo: i luoghi delle poesie di Giacomo Leopardi, a 220 anni dalla nascita

Il 29 giugno 1789 nasceva, a Recanati, Giacomo Leopardi. Ancora oggi le sue poesie sono estremamente famose, così come le circostanze che le hanno ispirate: in occasione dei 220 anni dalla nascita, ecco alcuni fra i luoghi più importanti per il poeta.
A cura di Federica D'Alfonso
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Il monte Tabor a Recanati, luogo in cui Leopardi compose "L'Infinito".
Il monte Tabor a Recanati, luogo in cui Leopardi compose "L'Infinito".

Il 29 giugno ricorre l’anniversario di nascita di Giacomo Leopardi. Da Recanati a Napoli tantissime sono le celebrazioni e gli eventi organizzati in occasione di questo 220° compleanno: un viaggio attraverso i luoghi di quel percorso intellettuale ed esistenziale che portò il giovane recanatese ad uscire fuori dalle mura paterne per divenire una delle voci più intense e significative della nostra letteratura. Estremamente celebri restano ancora la piazzetta del Sabato del villaggio, o la torre del Passero solitario: ma tantissimi altri sono i luoghi, meno conosciuti, che furono significativi per il giovane Giacomo e che ancora oggi racchiudono l’atmosfera che permea alcune delle sue opere più famose.

L’ermo colle: il luogo dell’idillio

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,

e questa siepe, che da tanta parte

dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.

Versi celeberrimi, simbolo di un’esistenza ai limiti del sogno e della dimensione strettamente umana: i versi de L’Infinito risuonano ancora oggi come l’esempio più alto di poesia mai raggiunto dall'essere umano. Quando Leopardi compone il famoso idillio ha poco più di vent'anni: la critica letteraria ha rintracciato nei suoi versi le più svariate suggestioni letterarie e le più importanti riflessioni filosofiche del suo tempo.

Ma in realtà, ciò che rende veramente unica questa poesia è proprio il fatto che sia stata composta da un ragazzo inesperto che, con angoscia speranzosa, guarda dinanzi a sé: il limite costituito dalla siepe e l’occasione di ricordo suggerita dal vento vennero incontro a Leopardi proprio nella sua città natale, Recanati. L’ermo colle descritto dall’idillio è infatti il monte Tabor, situato a pochi passi dalla sua casa natale.

Le biblioteche: da quella paterna a quella del rivoluzionario Vogel

Uno dei luoghi più famosi e significativi nella biografia intellettuale del giovane Giacomo è la monumentale biblioteca del padre Monaldo. Qui il giovane poeta trascorse gli anni più intensi di “studio matto e disperatissimo” durante i quali imparò perfettamente il latino, il greco, l’ebraico e le lingue europee e iniziò a comporre le prime opere. La biblioteca paterna, oggi inserita nel percorso di visita della Casa Leopardi, fu un luogo di passione estrema e di estrema sofferenza per il giovane poeta: immerso totalmente nei suoi studi il giovane Giacomo inizia proprio qui a soffrire la pesantezza del clima familiare e recanatese.

Nella celebre biografia di Giacomo esistono però altri importantissimi luoghi di studio, meno noti, che per lui furono estremamente significativi: come la biblioteca di Giuseppe Antonio Vogel, giunto a Recanati tra il 1806 e il 1809 come esule, a seguito della Rivoluzione francese. È proprio in questi anni, e forse grazie a questo luogo, che Giacomo Leopardi comporrà la sua prima, vera, opera poetica, ovvero “La morte di Ettore”.

Villa San Leopardo, il luogo dell’infanzia perduta

Quando io era fanciullo, diceva talvolta a qualcuno de’ miei fratellini. Tu mi farai da cavallo. E legatolo a una cordicella, lo venia conducendo come per la briglia e toccandolo con una frusta. E quelli mi lasciavano fare con diletto, e non per questo erano altro che miei fratelli.

Si tratta di un piccolo gioiello nascosto nell’entroterra marchigiano, quello dove Leopardi visse i momenti più felici della sua infanzia, come ci ricorda in questo frammento tratto dallo Zibaldone: parliamo del villino San Leopardo, residenza estiva della famiglia e vero e proprio locus amoenus per Leopardi, che in molte sue opere successive tornerà a parlarne con nostalgia e rimpianto.

Quello dell’infanzia spensierata e felice è uno degli aspetti meno noti della sua tormentata biografia, ma la sua importanza resta fondamentale nello sviluppo del pensiero successivo: la villa è il luogo in cui il Giacomo bambino gioca alla guerra e alla mitologia con i fratelli, dove piccoli oggetti di vita quotidiana si trasformano in avventure e nei primi contatti con la sua fervida immaginazione. Spesso questo luogo tornerà nelle poesie successive di Giacomo come “Il sogno”, “La dimenticanza” e “La vita solitaria”:

(…) il Sol che nasce

I suoi tremuli rai fra le cadenti

Stille saetta, alla capanna mia

Dolcemente picchiando, mi risveglia;

E sorgo, e i lievi nugoletti, e il primo

Degli augelli susurro, e l'aura fresca.

E le ridenti piagge benedico (…)

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