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A Torino Moschea allestita in Comune: blitz leghista, portano via il tappeto di preghiera

Nel Palazzo civico era stata allestita una sala preghiera per i partecipanti ad un convegno, ma sono intervenuti due consiglieri leghisti.
A cura di Antonio Palma
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Per dare la possibilità di pregare agli ospiti di un convegno internazionale sull'economia islamica che si svolgeva oggi a Torino il Comune del capoluogo piemontese aveva deciso di allestire una sala Moschea nel Palazzo Civico della città. La trovata però non è piaciuta ai leghisti che di buon mattino hanno messo in atto un blitz nella sala portando via il tappeto di preghiera appena preparato dagli addetti. La trovata è opera di due consiglieri comunali del Carroccio, Fabrizio Ricca e Roberto Carbonero, che dopo aver fatto irruzione nella sala matrimoni dove era stata allestita la sala preghiera per gli ospiti musulmani, hanno arrotolato il tappeto steso a terra e l’hanno portato via. I due esponenti dell'opposizione in consiglio comunale si sono anche filmati con un telefonino pubblicando poi l'impresa su Facebook. La maggioranza in consiglio comunale ha condannato il gesto sottolineando che la sala di preghiera era stata allestita per poche ore su richiesta dei partecipanti al meeting internazionale “Turin modest fashion roundtable”, organizzato dalla Città di Torino, in collaborazione con Thomson Reuters e Dubai Chamber.

“Non abbiamo niente contro la religione musulmana, ma riteniamo che il Comune di Torino, essendo un luogo laico e istituzionale, non debba avere al suo interno luoghi di preghiera a prescindere dal tipo di religione” hanno replicato i due leghisti , aggiungendo: "In occasioni di meeting dove i partecipanti erano di religione cristiana nessuno si è mai preoccupato di allestire una cappella. Se qualcuno vuole pregare Torino ha diversi centri di culto dove potervisi recare”. "È un atto inaccettabile e arbitrario, che parla di intolleranza. È un gesto violento che offende il credente di qualsiasi religione, per il quale la preghiera è il momento più elevato del vivere la propria fede" ha commentato invece il capogruppo del Pd Michele Paolino, concludendo: "Un atto che offende l’Istituzione e la sua laicità per cui a chiunque è garantito il diritto di potersi esprimere; offende la Costituzione Italiana che, all’articolo 19, garantisce a tutti il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa e di esercitarne il culto e offende il proverbiale senso di ospitalità del popolo torinese. Non è chiudendosi o alimentando la paura che si creano opportunità per la nostra Città".

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