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Guerra all'Isis

Obama assicura: “L’Isis sarà sconfitta, ma sarà una battaglia lunga”

l presidente americano, in un discorso al Pentagono, spiega gli sviluppi della lotta contro i terroristi dello Stato Islamico. I raid della coalizione continuano, ma la strategia è quella di servirsi del supporto delle forze locali.
A cura di B. C.
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 La battaglia contro i terroristi dello Stato Islamico "non sarà veloce: ci vorrà tempo per eliminarli” Lo ha detto il presidente Usa, Barack Obama, assicurando che i terroristi che stanno seminando morte e terrore in Medio Oriente saranno sconfitti. Pur ribadendo che la minaccia del Califfato non si ferma alla Siria e all’Iraq, per adesso non ci sono piani “per ora” di inviare più forze militari in quella regione. Al centro della “nostra strategia”, ha spiegato Obama, c’è l’aiuto alle forze locali. Ma "le ideologie – ha tenuto a precisare – non si combattono solo con le armi ma anche con idee migliori". Obama, che ammette si cominciano a vedere progressi nella battaglia contro lo Stato islamico, descrive l'Isis come un gruppo "opportunistico" e "agile", capace di muoversi con velocità. Ma precisa “abbiamo eliminato migliaia di combattenti dell'Isis, tra cui comandanti di alto livello”, ha poi detto il presidente davanti ai giornalisti. Lo Stato islamico, ha sottolineato, “ha perso oltre un quarto delle aree popolate che aveva catturato in Iraq" e anche in Siria ha subito diverse sconfitte.

E l'offensiva procede. "I nostri raid aerei continueranno a prendere di mira impianti per il petrolio e per il gas che forniscono importanti fondi alle operazioni” dei miliziani dell'Isis, e allo stesso tempo “lavoriamo per fermare il flusso di combattenti stranieri verso la Siria e L'Iraq”, mentre “acceleriamo la consegna di equipaggiamento di importanza critica, tra cui missili anti-carro, alle forze irachene”, ha detto ancora Obama aggiornando dal Pentagono sui progressi della coalizione nella lotta ai terroristi dello Stato Islamico. Il presidente USA ha poi auspicato la fine del governo di Assad, senza tuttavia far menzione di quelle che poi sarebbero le ipotesi per una transizione politica, in un Paese in guerra dal 2011 e controllato in gran parte proprio dai guerriglieri di Al Baghdadi.

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