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Niccolò D’Angelo nuovo Questore di Roma: il poliziotto dei casi Marta Russo e Banda della Magliana

Dal 16 ottobre Niccolò D’Angelo sarà il nuovo Questore di Roma. Cosa significa la nomina di D’Angelo alla guida della Questura di Roma?
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I rumors che lo davano tra i papabili per la poltrona più alta, nell’ambito della sicurezza della Capitale, sono ormai certezza. Il nuovo Questore di Roma sarà il dott.Niccolò D’Angelo. Dal 16 ottobre prenderà il testimone dal dott. Massimo Mazza che assumerà l’incarico di Direttore Centrale per le Risorse Umane. Avvicendamento fisiologico, ma di grandissimo significato, quello che sta avvenendo ormai da un paio d’anni a Roma per quanto riguarda il contrasto al crimine, soprattutto “organizzato”. Niccolò D’Angelo è un nome che riporta direttamente a quel romanzo criminale che fu la Banda della Magliana e che, proprio il libro e in seguito la fiction lo tratteggiò nella figura dell’Ispettore Scialoja.

Uomo proveniente da quella che fu l’Accademia delle guardie di Pubblica Sicurezza, il prossimo questore di Roma, di origini trapanesi, ha conosciuto la realtà capitolina in tutti i suoi aspetti più criminogeni. Dai commissariati di zona all’Antiterrorismo, dalla sezione Antirapine alla sezione Omicidi fino alla sezione Criminalità Organizzata. Un percorso importante, un percorso a volte contrastato, internamente e stranamente, proprio per la sua provenienza accademica. E’ nel 1997 che prende le redini nell’ambito della Squadra Mobile, diventandone il massimo dirigente. In quel momento, un’inchiesta fondamentale per la storia italiana e per il crimine organizzato romano, stava prendendo forma e si stava focalizzando su quella che poi fu conosciuta come la Banda della Magliana. E D’Angelo lavorò bene nell’operazione “Colosseo”, la quale portò alla sbarra non solo uomini di mala ma un sistema criminale che si era intrecciato con molti dei cosiddetti “misteri sporchi italiani”. Lo certifica anche chi fu “il regista di quello “scacco matto”, il magistrato Otello Lupacchini, che di D’Angelo commenta:«Un onesto investigatore». Una frase secca ma importante da parte di chi ha fatto della sua intransigenza e serietà un marchio di fabbrica.

Ma Niccolò D’Angelo rappresenta anche il caso di Marta Russo e la direzione della Questura di Latina, dove svolse una fortissima azione di contrasto e di aggressione ai patrimoni dei clan della zona, e che, per questo, si vide recapitare anche due proiettili in una busta nel 2010. Poi la parentesi come Questore a Perugia, una città che ha un valore fondamentale come snodo del narcotraffico del Centro Italia.

Ma cosa significa la nomina di D’Angelo alla guida della Questura di Roma? E’ un segnale. Un segnale di cambiamento che abbiamo intuito nelle precedenti nomine: dal Procuratore Generale al Capo della Squadra Mobile. Lo leggiamo come la volontà di mettere uomini giusti al posto giusto per far innescare quella tempesta giudiziaria perfetta di cui abbiamo già parlato. Uomini che sappiano riconoscere i “nemici” di sempre e che sappiano dare un giusto peso alla parola mafia a Roma. In una sua intervista di qualche anno fa, Niccolò D’Angelo,rilasciò queste parole circa la Banda della Magliana nella Capitale:« Quel che non mi torna, dopo tutti questi anni, è il non aver riconosciuto ai criminali il reato 416 bis. Questo significa o non aver letto o non aver voluto leggere».

E oggi, gli stessi nomi di ieri, sono i protagonisti “in nero” di quella Roma che odora di mafia, corruzione e sangue. Tutto sembra sia stato congelato per decenni, sembra che il datario dell’orologio sia rimasto fermo, immobile. Soprannomi veri o di fantasia come er cecato, er bufalo, er Giuda riempiono ancora oggi le pagine di cronaca. Una cronaca che torna ad avere il suo Scialoja per chiudere una partita che è andata oltre i tempi supplementari.

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Reporter di una strada chiamata cronaca nera. Mi dedico a raccontare e trovare spiragli di verità nelle inchieste legate alla criminalità organizzata tra Roma e il Veneto. Dirigo il web magazine Notte Criminale e scrivo su alcuni giornali online. Cerco di arrivare prima degli altri alle notizie seguendo le “voci della strada”, in cui mi mischio e mi infiltro. Qualcuno dice che sono esperto di “mala romana” e “mala del Brenta”, ma sono solo un cantastorie del crimine e un convinto assertore della “Giustizia giusta”.
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