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Napolitano dice basta agli scontri tra politici e magistrati

In un incontro con i magistrati tirocinanti il Presidente della Repubblica chiede ai giudici di astenersi da comportamenti che creano confusione di ruoli e accentuano lo scontro con la politica, auspica una veloce riforma della giustizia per lo sviluppo del Paese.
A cura di Antonio Palma
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Giorgio Napolitano

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un incontro con gli uditori giudiziari al Quirinale è tornato a parlare del problema più annoso all’interno delle istituzioni italiane, il rapporto tra magistratura e politica. Il Capo dello Stato ha chiesto di evitare la confusione di ruoli tra politica e giustizia in modo da mettere fine allo “scontro intollerabile e sterile” a cui si assiste da diversi mesi, e che si è acuito in questi giorni sulla questione dell’arresto di Alfonso Papa.

Giorgio Napolitano anche in qualità di Presidente del CSM, organo di autogoverno dei Magistrati, ha chiesto ai futuri giudici di essere imparziali, evitando i personalismi e rispettando i limiti che il proprio ruolo gli impone, anche al di fuori delle loro funzioni, dichiarando di non veder di buon occhio che i magistrati si propongano per incarichi politici nella sede in cui svolgono la propria attività. In questo modo viene meno l’immagine di indipendenza che, invece, secondo il Presidente, deve essere assicurata sempre “anche al di fuori delle sue funzioni” perché è su di essa che si poggia la fiducia dei cittadini.  Napolitano ha chiesto, inoltre, ai magistrati di evitare esposizioni mediatiche, e di essere il più possibile riservati, ricordando che “quando il magistrato si propone nell’esercitare il diritto di critica deve sempre tener conto che la sua posizione accentua i doveri di correttezza espositiva, compostezza, riserbo e sobrietà”.

Napolitano, sostiene che solo rispettando i principi elementari si possono impedire o attenuare le polemiche tra politica e giustizia, che ormai caratterizzano la scena politica italiana. Secondo il Presidente va fatto un uso scrupoloso della richiesta o dell'applicazione di misure cautelari e delle intercettazioni, che devono essere utilizzate solo nei casi di assoluta necessità, evitando di divulgare contenuto privo di rilievo processuale, “che può essere lesivo della privatezza dell'indagato, o ancor di più, di soggetti estranei al giudizio”. Il Presidente invita, quindi, i magistrati a fare “un uso sapiente ed equilibrato dei mezzi investigativi bilanciando le esigenze del procedimento con la piena tutela dei diritti costituzionalmente garantiti”.

Il Capo dello Stato non si è sottratto ad entrare nella discussione sulla riforma giudiziaria, non volendo dare suggerimenti ma auspicando che avvenga nella piena collaborazione tra le parti, “non spetta al Capo dello Stato suggerire o valutare disegni di riforma della giustizia, che sono prerogativa del parlamento nella sua dialettica tra maggioranza e opposizione”, ha detto il Presidente, ricordando che “ciò cui dobbiamo mirare tutti assieme è un recupero di funzionalità, e insieme di razionale e limpido profilo, del sistema”.

Napolitano prima di concludere il suo discorso ha comunque voluto ricordare tutti quei magistrati che hanno perso la vita per mano dei terroristi o della “barbarie mafiosa, a loro va il nostro omaggio, il pubblico riconoscimento che il Paese deve ai suoi cittadini migliori per la dedizione, la professionalità, la passione civile e il coraggio che li hanno animati", sono state queste le parole con cui il Presidente gli ha reso onore.

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