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Il primo turno delle elezioni presidenziali in Francia è andato: ecco un’analisi del voto

Hollande è in testa, Sarkozy lo insegue. Tra i due candidati la distanza è minima: solo l’1.5%, ma molte sono le novità in termini di distribuzione del voto sul territorio nazionale. In ogni caso, l’elettorato nazionalista di Le Pen, quello neocomunista di Melénchon e quello centrista di Bayrou diventano decisivi.
A cura di Anna Coluccino
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I risultati del primo turno delle elezioni presidenziali in Francia confermano le attese: Hollande è in testa, Sarkozy lo segue da breve distanza. Rispetto agli exit poll, però, la forbice tra i due candidati si restringe sensibilmente, riducendo la distanza a un misero 1,5%. Ciononostante, per i socialisti si tratta di un successo senza precedenti. Il 28,63% rappresenta una delle più alte percentuali mai raggiunte al primo turno; persino superiore a quelle conquistate ai tempi di Mitterand, ed è la prima volta – in assoluto – in cui il Partito Socialista riesce a strappare alla destra il dominio su Parigi. Hollande, infatti, supera Sarkozy di ben due punti percentuali nella capitale, dove però – ancora una volta – il Fronte Nazionale di Le Pen non riesce ad affermarsi. Ma Parigi non è l'unica roccaforte neogollista espugnata dal Partito Socialista Francese. Osservando il seguente grafico – in cui si contrappongono la distribuzione del voto in favore di Sarkozy (in blu) e quella in favore di Hollande (in rosa) – è possibile notare come Sarkozy abbia conservato una maggioranza piuttosto netta nella parte settentrionale, in quella orientale e sud-orientale della Francia, mentre ha considerevolmente perso consensi nella zona centrale del paese (Indre, Cher, Saone-et-Loire). "Non sorprende" afferma Le Monde, autore dei grafici qui mostrati,  "che siano l'est e il sud-est (Alsazia, Alpi Marittime) a consegnargli i migliori risultati del primo turno". Hollande, invece, spopola nelle regioni tradizionalmente socialiste – ovvero la Bretagna, le isole e tutta l'area sud-occidentale – e fa sentire il suo peso anche in zone generalmente fedeli alla destra come il settentrione e il centro. Si impone, inoltre, su Parigi con una percentuale mai raggiunta prima: il 34%.

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Naturalmente, è facile immaginare come gli oltre cinque punti percentuali smarriti dal presidente uscente rispetto alle elezioni del 2007 siano state erosi non soltanto dal candidato socialista ma anche – e soprattutto – dal Fronte Nazionale guidato da Marine Le Pen. Come mostrato dal grafico sottostante, il Fronte si afferma con forza sia nelle zone tradizionalmente più estremiste come il nord-est, che nei feudi dell'UMP – il partito del presidente in carica – come il sud-est e il centro. Ma la vera novità per Marine Le Pen arriva dal miglior posizionamento del Fronte in Bretagna – zona tradizionalmente reticente al voto per l'estrema destra – e, in generale, nel sud del paese. Si fa ancor più flebile, invece, il consolidamento del Fronte nell'area della capitale, dove il grafico mostra un vero e proprio vuoto di consensi.  

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La schermata successiva, invece, mostra il confronto tra la distribuzione del voto in favore di Hollande e quella in favore di Jean-Luc Melénchon, leader del Fronte della Sinistra. Melenchon si impone soprattutto nelle zone centrali della Francia (Nièvre, Allier, Puy de Dome, Dordogne) e al sud, specie nella Val de Marne, l'Alto-Alpes e l'Alpes de Haute-Provence, ma riesce a strappare forti consensi anche in Bretagna e in isolati territori del settentrione. Considerevole, poi, l'affermazione su Parigi che, se sommata a quella di Hollande, segnala un deciso cambiamento di rotta nella capitale.

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L'elettorato francese, insomma, subisce una visibile trasformazione. Certo, si tratta di un cambiamento lento e nient'affatto radicale ma, nell'ottica del ballottaggio, questa mutazione si traduce in una serie di valutazioni di massima. Innanzitutto, gli elettori del Fronte Nazionale sembrano aver espresso la propria preferenza per Marine Le Pen soprattutto in contrapposizione a Sarkozy, per cui è lecito immaginare che solo una parte dei voti del Fronte confluirà verso l'UMP (i sondaggi parlano di un terzo delle preferenze, ma potrebbe crescere). Insomma: soltanto coloro che intendono impedire il realizzarsi dell'apertura verso gli immigrati promossa da Hollande potrebbero trovare una ragione valida per votare Sarkozy. Il resto del programma elettorale di Le Pen, infatti, mal si sposa con quello del presidente in carica, specie in materia economica e, proprio per questo, Sarkozy potrebbe decidere di puntare verso un'ulteriore radicalizzazione della lotta contro l'immigrazione. Questo, però, potrebbe al contempo impedirgli di raccogliere consensi all'interno dell'altro bacino di voti a disposizione, quello del centrista Bayrou, i cui elettori sembrano inclini a dividersi più o meno equamente tra i due candidati principali. Per quanto riguarda Hollande, invece, il candidato socialista dovrebbe poter contare sulla quasi totalità dei voti conquistati dal Fronte di Sinistra (circa i due terzi), il che gli consentirà di rivolgersi più serenamente all'ala moderata, senza timore di perdere i consensi della sinistra radicale. Già in fase di campagna elettorale, infatti, il Partito Socialista ha dovuto imprimere una decisa svolta in direzione delle posizioni di Melénchon e i due programmi – ormai – condividono non pochi punti. Secondo i sondaggi, inoltre, persino una piccola parte dei voti del Fronte Nazionale – quelli meno xenofobi – potrebbe confluire verso Hollande in virtù delle posizioni più dure che il candidato socialista ha espresso nei confronti dell'Europa e grazie alle annunciate politiche di sostegno allo stato sociale. Ecco perché tutti i sondaggi fin qui realizzati indicano un risultato che va a favore del candidato socialista, che dovrebbe imporsi con il 54% dei voti.

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