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I sacerdoti italiani e l’Islam, tra preoccupazione e voglia di dialogo

Sì ad una maggiore comprensione di cosa sia veramente l’Islam, anche se in condizioni di reciprocità. No unanime alle vignette di Charlie Hebdo, “che offendono sia i cristiani che i musulmani. ” C’è anche chi parla della necessità di convertire gli islamici al cattolicesimo.
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Un gruppo di musulmani in preghiera.
Un gruppo di musulmani in preghiera.

Necessità di dialogare con l’Islam, ma anche di rivendicare la propria identità di cristiani. Con toni diversi, i sacerdoti italiani sono abbastanza compatti nel considerare queste due priorità nei rapporti con il mondo musulmano. C’è, comunque, uniformità nella condanna alle vignette di Charlie Hebdo che prendono in giro i valori più profondi sia della religione cristiana che di quella musulmana.

Don Gaetano Castello, delegato per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso della Arcidiocesi di Napoli, si dice “molto preoccupato per il futuro” perchè “troppo spesso gli occidentali pensano che il dialogo sia solo una questione di disponibilità da parte nostra, mentre non si cerca di capire cosa vorrebbero da noi gli islamici. Ad esempio, non capiamo quando gli islamici ci dicono che una cosa per loro è blasfema e non va bene  ci trinceriamo dietro il nostro concetto di libertà, perché non siamo in grado di accettare che la nostra libertà non può essere assoluta e che il dialogo ha sempre un costo.” Un no netto, dunque alla satira di Charlie Hebdo. “Quelle vignette – prosegue – Charlie Hebdo non erano opportune e non lo saranno mai. Quella non è satira: si cerca solo di far sghignazzare la gente su cose che sono importanti per noi cristiani e per i musulmani.” Non Castello respinge l’idea che tutti gli islamici siano dei fondamentalisti. “Chi pensa che non esiste l’Islam moderato o è stupido o non ha mai vissuto accanto ai musulmani, non ha mai frequentato le loro case. – spiega – L’Islam moderno sa che che chi professa un’altra religione non deve essere considerato infedele, che non ci sono nemici da abbattere.”

Don Gabriele Mangiarotti, sacerdote e blogger, animatore del sito www.culturacattolica.it ritiene che quelli di Parigi “fatti gravi, ma in linea con uno scontro in atto da tempo.” Per don Gabriele “è necessario allargare il confronto, per capire cos’è quest’Islam, chi sono questi islamici. E’ difficile capire anche se ci sia un Islam moderato perché non conosciamo bene né l’Islam come religione né come cultura, visto che non hanno delle autorità che possano dare delle direttive univoche, accettate da tutti.” Per don Mangiarotti gli stessi testi sacri dei musulmani non aiutano a sciogliere i nodi: “Raccontano – spiega – che Maometto, all’inizio della sua vita parlava positivamente del rapporto con gli ebrei ed i cristiani. Avanzando con l’età, però, cambiò posizione e divenne più conflittuale.” Per il sacerdote “prima di dialogare con loro, comunque, noi cristiani dovremmo avere chiarezza della nostra identità, per poi avere la capacità di lanciare un dialogo tra culture, come proponeva Benedetto XVI. Invece, quando il Papa pronunciò il famoso discorso di Ratisbona i primi ad attaccarlo non furono i musulmani, ma i giornalisti laicisti e massoni degli Stati Uniti.” Don Gabriele interviene anche sul problema della reciprocità tra le due religioni. “E’ una questione che va affrontata. Se la libertà di culto ed i diritti valgono, devono valere sia da noi che nei Paesi arabi, dove è, invece, vietato professare religioni diverse dall’Islam. Poi dobbiamo vigilare: non è accettabile che a Londra ci sia un imam che annunci pubblicamente che il loro obiettivo è sottomettere Roma.”

Un pensiero simile a quello di don Emiliano De Mitri, vicario parrocchiale in un piccolo paese del leccese. “Noi abbiamo una piccola comunità musulmana – racconta – e diamo priorità all’accoglienza ed agli interventi caritativi. Di certo, c’è da essere preoccupati: è in atto uno scontro tra due estremismi, stiamo contrapponendo il nostro vuoto occidentale alla forza di una civiltà che invece è unita nel difendere i suoi valori. Noi permettiamo satira come quella di Charlie Hebdo sulla Santissima Trinità, dobbiamo invece riappropriarci della nostra identità, evangelizzando, pregando, lavorando per le conversioni dei musulmani.” Secondo don Emiliano “è un errore della Chiesa non avere un programma di evangelizzazione della gente araba, anche se tante persone, giunte in Italia, scoprono Cristo e si convertono.”

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