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Gay Pride di Kiev, militanti di estrema destra attaccano il corteo

Nei giorni che precedevano il corteo, gli estremisti avevano minacciato contromanifestazioni e violenze. Alla fine degli scontri con le forze dell’ordine, le manette sono scattate per 20-30 ultra-nazionalisti.
A cura di Redazione
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Che sarebbe stata una giornata di tensioni e non di festa era stato ampiamente preannunciato dagli stessi aggressori. Alle 10.40 – 9.40 secondo ora italiana – è cominciato il secondo gay pride della storia dell'Ucraina. A Kiev, ma lontano dal centro storico, sulle sponde del Dnepr, si sono ritrovati 150 manifestati. Un numero esiguo, causata anche dalla certezza che tutto si sarebbe trasformato in una giornata campale in un paese già sconvolto da un'interminabile guerra civile. Il messaggio era chiaro ed espresso da una delle scritte presenti su maglie e manifesti: "io ho il diritto di essere qui". Dall'altro lato, ben presto, si sono raccolti circa venti ultra-nazionalisti.

Inizia il lancio di pietre e fumogeni lanciati dai nazionalisti e segue la carica della polizia in assetto antisommossa. Le immagine degli scontri iniziano a girare sui social network mentre la marcia per l'uguaglianza, dopo appena dieci minuti, si arresta e il corteo si scioglie. In testa al corteo diversi politici ucraini, tra cui il deputato Serhiy Leshchenko che su Twitter riporta le prime notizie degli scontri. Parla di 20-30 nazionalisti arrestati, di cinque agenti feriti e di un manifestante nazionalista.

Gli organizzatori avevano posto la massima attenzione affinché si evitassero gli scontri. La scelta del luogo, lontano dal centro, perseguiva l'obiettivo di non facilitare gli scontri né di far sentire "provocati" i facinorosi. Un'attenzione a cui si aggiungeva la comunicazione all'ultimo momento del luogo del corteo a giornalisti ed attivisti. Il sindaco di Kiev Vitaly Klitschko aveva ipotizzato il possibile annullamento del corteo per motivi di sicurezza. Una possibilità che comunque non si è tradotta in un divieto. Gli organizzatori del "KyivPride2015", del resto, avevano preannunciato che il corteo, nonostante gli avvertimenti del primo cittadino, si sarebbe svolto comunque.

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