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Cinque boss che potresti avere già incontrato (e di cui avresti fatto volentieri a meno)

Eserciti disarmati di giovani precari chiedono un riconoscimento a imprenditori e manager. Ma chi sono i boss che decidono il destino di individui e famiglie?
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A cura di Danilo Massa
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L’ambiente di lavoro è il primo spazio in cui si sperimentano senza equivoci le distanze tra teoria (dell’eguaglianza) e realtà (della gerarchia), tra desiderio della libertà e costrizione alla necessità. Se poi ci si mettono disoccupazione e precarietà, ecco che ogni confronto diventa una battaglia che si inserisce in una vera e propria guerra di sopravvivenza. Fondamentale per la pace interiore e d’ufficio è la figura del manager o – come spesso accade in un paese intessuto di piccole aziende – dell’imprenditore stesso. Sarà lui a determinare cosa è il merito, cosa la responsabilità e quali premi e pene. Le sue decisioni scrivono i valori e le regole dello spazio di lavoro, il tipo di rapporto tra colleghi e la percezione del brand fuori dell’ufficio.

Da grandi poteri, derivano grandi responsabilità”. Grazie alla disoccupazione che preme fuori alla porta dell’ufficio, il boss ha oggi un potere sconfinato. Quanto ne è meritevole? La webserie “Età dell’oro”, prodotta da Dplay, offre con tono ironico e ritmo veloce un compendio di una galassia poco raccomandabile di imprenditori e manager. Da parte nostra vogliamo descrivere di seguito solo cinque tipologie di boss che potreste incontrare sul vostro cammino.

L’amico progettato

Sorridenti e informali per rapporti contrattuali non formalizzati
Sorridenti e informali per rapporti contrattuali non formalizzati

È il manager/imprenditore che elimina le distanze con i propri dipendenti, concedendo loro di dargli del “tu” e di scherzare inter pares. È con la stessa leggerezza che affronta i rinnovi di lavoro, chiedendo al dipendente comprensione se – anche quest’anno – dovrà accettare un contratto a progetto o un part time fittizio. Massima la soddisfazione del dipendente quando, dopo anni e anni di collaborazione, si sentirà confermata la precarietà in seconda persona singolare.

Lo Stato sono io

Ogni decisione deve essere controfirmata dal boss, che – se delega – lo fa perché la mera esecuzione non gli compete. Tuttavia deve controllare tutto prima che diventi esecutivo, qualsiasi carta al di là di ogni sua competenza e del tempo materiale che ha a disposizione. Questo boss è un collo di bottiglia che ferma l’azienda e affoga i dipendenti nella demotivazione.

Il guru boss

La perfetta coincidenza tra lo spirito dei tempi e l’identità di un imprenditore può essere all’origine di un’azienda di successo. In questi casi la tentazione quasi calvinista di credere che la fortuna materiale derivi da una predestinazione divina è forte, fortissima, irresistibile. Il guru boss farà di sé il modello a cui deve somigliare il suo dipendente ideale, confondendo l’organismo azienda con l’organo che l’ha concepita.

Il despota

Direttamente dai primi anni del secolo XIX, sporco di carbone fin nel cuore, ecco il manager despota. Confortato dalla precarietà del lavoro e da una certa tolleranza sociale all’amoralità, il despota intimidisce i dipendenti e, se li motiva, lo fa offrendo in cambio l’essenziale (come un rinnovo di contratto). A differenza della tipologia “lo Stato sono io”, questo manager delega progettazione ed esecuzione di un lavoro, certo che – se dovesse andare male – può sempre aspettare la scadenza del contratto del dipendente, licenziarlo o, male che vada, applicare un po’ di sacrosanto mobbing.

L’Incapace

Capita che un insieme di fattori concorra a realizzare la sciagura di qualsiasi dipendente: il superiore incapace e privo di qualsiasi umiltà. Premiato magari da un guru boss, che ha riconosciuto nel dipendente lo stesso entusiasmo suo all’atto della Fondazione, l’Incapace è indaffarato a gestire non tanto i compiti quotidiani, quanto l’incapacità stessa (senza averne consapevolezza). La sua ignoranza lo stressa, poiché deve capire come e quando potersi appropriare dei successi del dipendente o scaricargli addosso tutte le sconfitte.

Contenuto pubblicitario a cura di Ciaopeople Studios.
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