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Violenze al carcere minorile Beccaria di Milano

Perché le torture degli agenti della penitenziaria sui minori al Beccaria li portano di nuovo verso la criminalità

“Quanto emerso finora è contrario alla natura stessa del penale minorile”, lo psicoterapeuta Mauro Di Lorenzo commenta a Fanpage.it l’inchiesta sulle torture nel carcere Beccaria di Milano.
Intervista a Mauro Di Lorenzo
Direttore della scuola di specializzazione in psicoterapia psicoanalitica dell’adolescente e del giovane adulto del Minotauro.
A cura di Ilaria Quattrone
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"Che succedano cose di questo genere in istituto, è molto grave perché sono già ragazzi sfiduciati, che non si fidano del mondo adulto. La speranza è che dal carcere si riparta. Se invece il carcere conferma la sfiducia, non c’è ripartenza".  Così lo psicologo e psicoterapeuta Mauro Di Lorenzo, Direttore della scuola di specializzazione in psicoterapia psicoanalitica dell’adolescente e del giovane adulto del Minotauro, commenta con Fanpage.it l’inchiesta della Procura di Milano sulle torture nel carcere Beccaria.

Nella giornata di lunedì 22 aprile tredici agenti della polizia penitenziaria sono stati arrestati. Otto invece sono stati sospesi. Tutti sono accusati a vario titolo di tortura, maltrattamenti, lesioni nei confronti di almeno dodici ragazzi detenuti nel penitenziario minorile. In un caso è contestata anche una tentata violenza sessuale. Le vittime, come già scritto, sono ragazzini. Giovanissimi che quando arrivano in un istituto penitenziario dovrebbero non solo ricevere strumenti per affrontare un percorso rieducativo, ma conoscere anche figure che li aiutino ad allontanarsi dalla violenza e soprattutto che gli insegnino a non legittimarla.

"La notizia ha molto scosso tutti gli operatori. La magistratura farà il suo corso, ma quanto emerso finora è contrario alla natura stessa del penale minorile. Nella sua essenza, infatti, esso è un fiore all’occhiello che attrae studiosi da tutto il mondo proprio perché la sua logica è di vedere i ragazzi che commettono reati non come criminali, ma adolescenti che hanno bisogni che vanno intercettati. Fatti così gravi vanno proprio contro la filosofia del penale minorile rieducativo", precisa l’esperto.

Per i minori che commettono reati solitamente l‘istituto penitenziario è l'ultima spiaggia: "La maggior parte dei ragazzi sottoposti a procedimenti penali non finiscono in carcere. È un rapporto di quasi mille a uno. La stragrande maggioranza infatti ha misure alternative. Sono seguiti da servizi sociali del territorio, a casa o in comunità. In carcere vengono inseriti o quei ragazzi che hanno commesso reati molto gravi o giovani molto difficili per cui una progettualità alternativa al carcere non è stata possibile".

"Proprio per questo motivo – aggiunge lo psicologo – che succedano cose di questo genere in un Istituto, è molto grave perché si tratta di ragazzi già sfiduciati, che non si fidano del mondo adulto. La speranza per loro è che dal carcere si riparta. Se invece il carcere conferma la sfiducia, non c’è ripartenza. Non c’è possibilità di recuperare un minore. Che in un carcere minorile possano essere accaduti questi fatti è spiazzante. Se nemmeno da lì si può ripartire, questi ragazzi vengono privati di speranza".

Durante la conferenza stampa in Procura, è emerso che uno dei ragazzi vittima di maltrattamenti è tortura era tra coloro che a dicembre 2022 è scappato dal carcere minorile. Attualmente è difficile ritenere che le violenze subite siano collegate a quest’azione. Sicuramente è un elemento da non sottovalutare.

"L’evasione di per sé da un carcere minorile è un sintomo molto chiaro del fatto che qualcosa nell'istituto penale non abbia funzionato. Il Beccaria è sempre stato un luogo non pervaso dalla paura, ma se uno evade – al di là che fosse Natale o che fosse il periodo post Covid – è sintomo che qualcosa non stia andando", ha affermato.

Conforta sicuramente il fatto che alcuni di questi giovani abbiano deciso di confidarsi con la psicologa dell’istituto che poi prontamente ha segnalato l’accaduto consentendo così di far partire le indagini: "La relazione con l'adulto nel penale minorile è fondamentale e importante. È importantissimo che questi ragazzi abbiano trovato modo di fidarsi e parlare con qualcuno. Quando c'è una cosmologia violenta, l‘aggressività viene accettata come parte del sistema. Se questi ragazzi sono riusciti a parlare con la psicologa è perché hanno capito che quanto subivano non era giusto e soprattutto che c'era qualcuno a cui poter dire che queste cose non erano giuste".

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