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Omicidio Carol Maltesi

Perché i giudici non hanno riconosciuto la premeditazione e i futili motivi per l’omicidio di Carol Maltesi

A Davide Fontana, ritenuto colpevole di aver ucciso con un martello e con un coltello Carol Maltesi, non è stata riconosciuta né la premeditazione né i futili motivi: ecco cosa riporta la motivazione della sentenza.
A cura di Giorgia Venturini
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I giudici della Corte d'Assise non hanno riconosciuto gli elementi della premeditazione e dei futili motivi nella condanna a 30 anni per Davide Fontana, ritenuto colpevole di aver ucciso con un martello e con un coltello Carol Maltesi al termine di un video hard per Onlyfans. Le parole utilizzate nelle motivazioni della sentenza hanno sollevato non poche polemiche: secondo i giudici Carol, "giovane e disinibita", "si era servita di Fontana per meglio perseguire i propri interessi personali e professionali, e ciò ha scatenato l’azione omicida", anche per il "senso di crescente frustrazione per essere stato da lei usato e messo da parte".

Su queste polemiche è intervenuto Giuseppe Fazio, presidente della corte di Busto Arsizio, che ha difeso così il lavoro dei suoi giudici: "Stereotipi di genere? Vittimizzazione secondaria? Sono allibito, è il contrario di quello che abbiamo scritto nelle motivazioni. Ora capisco come si poteva sentire un pediatra ai tempi di Erode". Ma cosa dicono le motivazioni nel dettaglio? E perché i giudici non hanno riconosciuto la premeditazione e i futili motivi?

Cosa sosteneva l'accusa sulla premeditazione

L'aggravante della premeditazione durante la fase dibattimentale del processo di primo grado è stata richiesta dal pubblico ministero: l'accusa aveva rimarcato che l'esecuzione dell'omicidio fosse stata decisa da tempo da Davide Fontana dal momento che, innamoratissimo e geloso di Carol Maltesi con cui aveva avuto una storia sentimentale, aveva litigato con l'ex compagna nel periodo natalizio del 2021 e "l'aveva tuttavia indotta a continuare nella comune attività di attori hard attraverso le richieste video", come si legge nella sentenza.

Secondo l'accusa proprio mediante falsi account della piattaforma era stato chiesto la realizzazione di un video "violento" da realizzare la mattina dell'11 gennaio, il giorno dell'omicidio. "Le richieste di video erano state avanzate da lui stesse mediante falsi account" creati proprio da Fontana. L'imputato aveva risposto in merito a un video che "il gran finale ce l'ho in testa, ma quello sarà solamente il finale dei nostri video".

Altro punto sottolineato dall'accusa per sostenere la tesi della premeditazione è che dopo il delitto Fontana "avesse avuto la lucidità di spacciarsi per Carol Maltesi e scrivere" al fidanzato della ragazza "di doversi sottoporre a un tampone per il Covid".

Perché i giudici non hanno riconosciuto la premeditazione

Ogni punto del pubblico ministero è stato giudicato non supportati da prove appaganti e quindi smontati uno a uno. Primo tra tutti secondo i giudici non vi è dubbio che Fontana fosse innamorato di Carol Maltesi, ma non provava "anche la gelosia" perché "Fontana accettava che la ragazza intrattenesse rapporti sentimentali plurimi" così come "l'imputato non si opponesse neppure alla intensa attività di escort e attrice porto della donna". "A lui con tutta evidenza bastava stare comunque accanto alla Maltesi". Quindi per i giudici "è ben difficile credere che Davide Fontana abbia covato per lungo tempo il fermo proposito di sopprimere la donna comunque amata, che soprattutto gli permetteva di continuare a vivere in modo per lui pieno e gratificante".

Sulla questione invece dei falsi account su Onlyfans attraverso i quali lo stesso imputato commissionava alla donna la realizzazione di video "nulla è concretamente emerso dall'istruzione dibattimentale a riprova del fatto che tali falsi profili siano stati realizzati per precostituire le condizioni per la realizzazione dell'omicidio dell'11 gennaio 2022".

Per i giudici "è incontroverso che la realizzazione del primo di tali profili risalisse già al giugno del 2021". Se la premeditazione dell'omicidio risalisse a questi profili falsi, vorrebbe dire che "l'imputato avrebbe potuto premeditato l'omicidio da sette mesi", quando nel giugno 2021 era stato aperto il suo primo profilo.

Sulla frase riguardante utilizzata da Fontana "il gran finale l'ho già in testa" i giudici spiegano nella motivazione della sentenza che "è stata pronunciata in risposta all'idea in quel momento prospettata non da lui ma dalla Maltesi di arricchire la sceneggiatura del filmato". Inoltre i due avevano parlato di coinvolgere nel video anche l'allora fidanzato di Carol Maltesi: secondo la Corte perché Fontana avrebbe avuto interesse ad avere un testimone se sapeva già che l'avrebbe uccisa?

Per la Corte inoltre se l'omicidio fosse stato premeditato Fontana avrebbe avuto prima dell'11 gennaio 2022 altre occasioni in cui commettere il delitto. E invece non si era "procurato per tempo i mezzi per realizzarlo creando le condizioni per portarlo a termine in sicurezza, vale a dire senza lasciare tracce che potessero condurre a lui gli investigatori, ed aspettando freddamente e lucidamente l'occasione per realizzarlo". E ancora: Fontana secondo i giudici se avesse premeditato l'omicidio si sarebbe subito sbarazzato del cadavere invece lo ha lasciato in casa per ore per poi metterlo, sempre in casa, in un freezer.

Perché i giudici non hanno riconosciuto i futili motivi

I giudici non hanno neanche riconosciuto l'aggravante dei futili motivi: per la Corte l'imputato ha ucciso Carol Maltesi perché "si rese conto che ormai la donna, dopo averlo in qualche misura usato, si stava allontanando da lui, scaricandolo". Poi sulla motivazione si legge: "Probabilmente Davide Fontana si è reso conto che la giovane e disinibita Carol Maltesi si era in qualche misura servita di lui per meglio perseguire i propri interessi personali e professionali e lo avesse usato e ciò ha scatenato l'azione omicida". Così come non venne riconosciuta la crudeltà perché "Fontana non infierì sul corpo della donna".

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