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Consigliere cacciatore di FdI indagato dalla Forestale, Regione Lombardia lo salva dalle dimissioni

Carlo Bravo è stato denunciato lo scorso novembre dai carabinieri Forestali per contraffazione degli anelli dei suoi richiami vivi usati per cacciare. L’opposizione aveva chiesto le dimissioni del consigliere cacciatore di FdI dal ruolo di vice presidente della Commissione Agricoltura, ma la maggioranza ha votato contro.
A cura di Enrico Spaccini
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Carlo Bravo, consigliere regionale per FdI e vice presidente della Commissione Agricoltura
Carlo Bravo, consigliere regionale per FdI e vice presidente della Commissione Agricoltura

Con 47 voti contrari e solo 21 favorevoli, il Consiglio regionale della Lombardia ha respinto la richiesta di dimissioni di Carlo Bravo dal suo incarico di vice presidente della Commissione Agricoltura.La mozione era stata presentata da Michela Palestra (consigliera per Patto Civico) dopo che lo scorso novembre il consigliere per Fratelli d'Italia è stato denunciato dai carabinieri per aver utilizzato richiami alterati e quindi vietati dalle norme che regolamentano la caccia. La maggioranza ha motivato questa decisione sollecitando a "evitare processi ad personam e distinguere il piano delle indagini da quello della politica", ma per Palestra è stata solo la "dimostrazione di come la maggioranza non riesca a discutere nel merito dell'opacità di alcuni suoi rappresentanti e delle loro azioni".

La denuncia per contraffazione degli anelli dei richiami vivi

Nei primi giorni di novembre i carabinieri Forestali avevano denunciato il consigliere Bravo per aver utilizzato richiami alterati. I richiami vivi sono uccelli (allodola, cesena, tordo sassello, tordo bottaccio, merlo, pavoncella e colombaccio) che vengono impiegati dai cacciatori per attirare i volatili. Questi, però, devono avere alla zampa una inanellatura con tanto di marcatura individuale.

L'anello, o il nastro, deve essere un cerchio continuo senza giunti né interruzioni e deve essere infilato alla zampa dell'uccello quando l'animale è ancora nidiaceo, quindi non ha ancora abbandonato il nido natale. In questo modo, con la crescita del volatile l'anello non è più sfilabile. L'uso dei richiami vivi per la caccia è ancora consentito in Italia, a patto che provengano da allevamenti. Secondo i carabinieri Forestali, gli anelli dei tordi usati come richiami vivi e custoditi nel capanno di caccia di Bravo a Pozzolengo, nel Bresciano, sarebbero stati manomessi.

L'emendamento di Bravo contro gli anelli in metallo

Il manifesto elettorale di Carlo Bravo
Il manifesto elettorale di Carlo Bravo

Con le ultime elezioni regionali, Bravo era stato nominato vice presidente della Commissione Agricoltura. Il consigliere di Fratelli d'Italia, tra l'altro, aveva ottenuto oltre 7mila preferenze che lui stesso attribuisce al mondo dei cacciatori, anche perché precedentemente aveva ricoperto il ruolo di presidente dell’Associazione cacciatori lombardi.

Nei primi mesi di legislatura, Bravo si è occupato proprio di modificare la legge regionale (la n.26 del 1996) che riguarda la disciplina dell'attività venatoria. Fino al suo emendamento, i cacciatori potevano utilizzare solo anelli inamovibili metallici su esemplari nati in cattività. Ora, però, si possono usare anche le fascette di plastica che, secondo le associazioni animaliste, sono di più facile contraffazione.

La richiesta di dimissioni respinta

Era stata la consigliera Michela Palestra, per Patto Civico, a presentare la mozione con la richiesta di dimissioni di Bravo dal suo incarico di Vice Presidente della Commissione Agricoltura. I carabinieri contestano al consigliere di FdI il reato di "contraffazione di altri pubblici sigilli o strumenti destinati a pubblica autenticazione o certificazione e uso di tali sigilli o strumenti contraffatti" (punibile con la reclusione da 1 a 5 anni), per Palestra segno di "chiaro conflitto di interessi".

La maggioranza del Consiglio, però, ha deciso di respingere la richiesta chiedendo di "distinguere il piano delle indagini, a cura della sola magistratura, da quello della politica, a garanzia di ogni Consigliere". Per Palestra si tratta di una "chiara dimostrazione di come la maggioranza non riesca a discutere nel merito dell'opacità di alcuni suoi rappresentanti e delle loro azioni". Posizione supportata da Paola Pollini, per il Movimento 5 Stelle, che sottolinea come la maggioranza abbia "preferito aprire un surreale dibattito su garantismo-giustizialismo" piuttosto che affrontare il tema del "palese conflitto di interesse".

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