
Una tartaruga nuota beata tra la Baia di Ieranto e Punta Campanalla, zona B dell'Area Marina Protetta. Siamo a Massa Lubrense, sullo sfondo Capri con gli inconfondibili faraglioni. Immagini straordinarie riprese dal personale nautico dell'Amp Punta Campanella.
Il video della tartaruga che nuota a Punta Campanella
Nel video realizzato da Antonio Salvatore Gargiulo e diffuso sulle pagine dell'Amp si vede la tartaruga mentre nuota nel blu del mare, finalmente libera dall'assalto delle barche. In suo nome, dall'area marina lanciano un monito rivolto ai diportisti: "Rispettare i limiti di velocità, il buon senso e gli straordinari animali che popolano le nostre acque".
Questo è un periodo molto particolare per le tartarughe marine della specie Caretta caretta, la più comune nelle nostre acque. Si tratta infatti del momento della nidificazione, in cui le mamme tartarughe risalgono i litorali per deporre le proprie uova. Prestare attenzione alla presenza degli adulti in acqua in queste settimane contribuisce a salvaguardare un'intera famiglia di tartarughe.
I rischi in mare per la sopravvivenza delle tartarughe
Uno dei pericoli maggiori per le tartarughe marine, soprattutto nel periodo estivo, è l'intenso traffico di barche che transitano lungo le coste, spesso a velocità elevata. In estate, quando ci sono più barche in acqua, il rischio di collisioni accidentali aumenta notevolmente. Le tartarughe, insieme ai delfini e agli altri mammiferi marini, emergono frequentemente per respirare e possono essere colpite da eliche o scafi quando le barche si muovono troppo velocemente.
Oltre ad essere colpite dalle barche, un'altra minaccia reale per le tartarughe è l'inquinamento da plastica. Molti oggetti che finiscono in mare, come sacchetti o pezzi di imballaggio, vengono mangiati ingenuamente dalle tartarughe, causando loro dolore e, in molti casi, la morte. L'ultimo caso ha visto protagonista una tartaruga a Genova in difficoltà a causa proprio dell'ingestione di plastica. Possono anche rimanere intrappolate in reti abbandonate dai pescatori o perse in mare. Si tratta di vere e proprie trappole che impediscono loro di emergere per respirare.