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Ci sono zone d'Italia in cui i cani liberi vivono ancora accanto alle comunità umane. In cui il territorio è di tutti, sebbene il randagismo rappresenti un problema per tanti Comuni che continuano a gestire la presenza di cani e gatti sul territorio in maniera emergenziale e, spesso, ricorrendo all'accalappiamento e al confinamento in canili in cui il benessere animale è tenuto in poco conto.
La Sicilia è una delle regioni in cui maggiormente continuano a presentarsi politiche fallimentari di approccio al fenomeno e, allo stesso tempo, esempi virtuosi di come la convivenza tra noi e "i migliori amici dell'uomo" sia possibile anche senza confinarli puntualmente in strutture da cui raramente poi usciranno, a fronte di una politica delle adozioni praticamente assente.
Una storia esemplare arriva ora da Bagheria, Comune alle porte di Palermo, dove Giuseppe Tripoli, assessore ai Diritti degli Animali, ha pubblicato un appello sul suo account Facebook in cui punta a coinvolgere la cittadinanza ad avere un occhio di riguardo nei confronti degli animali sul territorio. "Mettiamo una ciotola d’acqua fuori da casa, dai negozi, nei cortili condominiali. Può sembrare poco, ma per un cane o un gatto che vive per strada può fare la differenza tra la vita e la morte", ha scritto Tripoli per sensibilizzare la cittadinanza sulla necessità di dare un piccolo contributo agli animali liberi della zona che dovranno affrontare un'estate bollente.
La comunità locale sembra aver apprezzato il gesto dell'assessore e sono davvero tantissimi i repost dell'appello e le persone che realmente stanno poi facendo quanto è stato chiesto. In una terra arsa dal solleóne che negli ultimi giorni ha colpito gran parte del Paese, un gesto così semplice può decisamente fare la differenza e rende anche il rapporto tra gli animali e le persone più empatico.
Non sono solo questi appelli che però possono cambiare un dato di fatto che ha numeri enormi, sebbene di difficile stima visto che in Italia non esiste un censimento ufficiale sulla popolazione canina o felina che vive senza un riferimento umano fisso. Del resto non si hanno nemmeno dati sul numero totale di animali presenti su tutto il territorio locale o nazionale in canili, gattili e altre strutture di questo tipo. L'unico punto di riferimento rimane il data base del Ministero della Salute che online viene aggiornato con molta lentezza e che fornisce comunque solo una parte della fotografia del Paese, considerando che i dati vengono distribuiti dalle Regioni e che comunque riguardano solo canili di pubblica gestione.
In Sicilia si stima, secondo appunto i dati Ministero della Salute aggiornati al 2023, che vi siano oltre 110.000 cani randagi, distribuiti tra città, periferie e zone rurali. L'isola rimane ancora la regione con la più alta percentuale di randagismo d’Italia, fenomeno che poi si intreccia d'estate con la piaga dell'abbandono, mentre un piano mirato a una efficace campagna di sterilizzazione che tenga conto del benessere degli animali, unito alle carenze strutturali dei canili e anche alla poca sensibilizzazione dell'opinione pubblica spiegano la situazione attuale.
Questo piccolo gesto fatto dall'assessore diventa così un caso di cui parlare, perché vedere anche le immagini delle prime ciotole messe a disposizione degli animali che accompagnano il post contribuisce a far capire che non basta essere solidali online ma bisogna darsi da fare in strada.
Questa iniziativa ci ricorda qualcosa che abbiamo perso nel tempo, soprattutto per chi non vive nelle regioni del centro sud e pensa che il cane sia solo quello che vive nelle nostre case: i randagi ci sono e ne sono ancora tanti e le politiche ad oggi messe in atto hanno portato solo a spostarli e ad ammassarli in canili in cui poi ci si dimentica della loro natura sia di animali liberi che di appartenenti a una specie che si è co evoluta con noi e che dell'amicizia con l'umano ne ha fatto una ragione di vita.
I randagi ci sfidano a riflettere sul valore della libertà e sull'importanza della relazione, ci dicono che un territorio appartiene a tutti coloro che lo abitano, non solo a un'unica specie che si è presa tutto. I cani liberi sono una responsabilità collettiva, non un fastidio o qualcosa che va allontanato dai nostri occhi e un questa ennesima torrida estate una ciotola d'acqua può sembrare nulla ma un piccolo gesto, a volte, è simbolo di un rispetto che è il primo passo per il riconoscimento dell'altro, umano o meno che sia.