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Da un po' di anni a questa parte si sta diffondendo sempre di più la moda di portare il gatto al guinzaglio esattamente come se fosse un cane. Gatti e cani pur essendo tra gli animali più apprezzati e presenti nelle case degli italiani – nel complesso sono quasi 21 milioni – restano specie con esigenze profondamente diverse. Con l'aiuto di Sonia Campa, etologa e consulente per la relazione uomo-gatto, cerchiamo di capire se l'uso del guinzaglio può interferire con la natura del gatto e con il suo benessere.
Il gatto può essere portato a spesso come un cane?
Per il cane il passeggiare e il perlustrare, muoversi in un territorio vasto e poco noto, sono attività coerenti. Il guinzaglio per il cane resta una misura di contenimento, ma si associa a queste sue caratteristiche specie-specifiche. Per il gatto non è affatto così. Il gatto è un animale stanziale che esplora in totale autonomia, quindi nel suo caso il contenimento durante le uscite, magari in contesti estranei al suo territorio, è una vera aberrazione, una struttura totale delle sue caratteristiche di specie.
In quali casi si può usare il guinzaglio?
È molto soggettivo: alcuni gatti non accettano e non accetteranno mai di essere portati in giro con un guinzaglio, alcuni non tollerano nemmeno il contatto con la pettorina. Altri invece possono essere più flessibili e riescono gradualmente ad accettare di avere un'imbracatura addosso e di aggirarsi in uno spazio controllati. Si adattano, ma questo non significa che sia il trattamento corretto.
Come si può abituare il gatto al guinzaglio?
Se il gatto tollera il guinzaglio si può provare a portarlo fuori. In questi casi bisogna agire come al solito, con gradualità, lasciando modo al gatto di decidere quando fermarsi, quando avanzare, dove andare. Bisogna avere tanta pazienza ed entrare nell'ottica che si esce per accompagnare il gatto, quindi senza avere la pretesa di dirigerlo.