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"Se mi aggiusti il cane, ti pago". Questa frase viene spesso utilizzata dagli educatori cinofili sui social media per descrivere la situazione in cui spesso si trovano di fronte a "proprietari" che si rivolgono a loro pensando che un dog trainer sia una sorta di meccanico e così sostanzialmente non celando il dato di fatto che vedono il cane come una sorta di oggetto guasto da portare a riparare.
L'audio che si può sentire in testa a questo articolo dimostra che la realtà a volte supera la narrazione, nel senso che al di là delle battute sarcastiche che si possono fare per spiegare la scarsa sensibilità delle persone nei confronti del membro della famiglia a quattro zampe, ci sono davvero persone convinte che rivolgersi a un professionista della cinofilia, ovvero qualcuno che si è formato per diventare un mediatore della relazione tra persone e cane, significhi fare una trattativa sul costo della prestazione in base al risultato: come se si stesse parlando di una macchina e non di un essere vivente.
Ed è proprio il paragone con un'autovettura quello che fa il signore nell'audio che è arrivato ed è stato verificato da Kodami. L'uomo si è rivolto a un educatore cinofilo perché lamenta dei comportamenti non graditi dei suoi cani e, dopo anche un confronto in famiglia, propone di versargli la tariffa completa solo se raggiunge i risultati che si aspetta.
"Senti, in merito al mio problema dei cani io ne ho parlato anche con mia figlia, ovviamente ogni prestazione presuppone, diciamo, un servizio valido – dice l'uomo all'educatore – Per cui ritengo che non devo rischiare solo io un insuccesso, ma anche tu. Quindi siccome io non sono disposto a rischiare una somma senza avere poi un minimo risultato, se sei d'accordo ti volevo proporre: tu vieni comunque alle sedute prestabilite e io ti pago le spese … Poi segniamo tutte le volte che sei venuto, nel caso che il problema si risolve io ti do il resto, cioè … per ogni volta che sei venuto e quindi chiudiamo la discussione".
Il passaggio più esemplificativo per comprendere qual è l'idea del cane è quando sottolinea le sue ragioni: "Perché pure se compro una macchina usata un po' di garanzia te la danno, no? Quindi non puoi comprare a occhi chiusi: tu mi garantisci la tua professionalità e io ti garantisco il pagamento pieno in caso di successo. Se sei d'accordo, fammelo sapere. Sennò mi tengo i cani così come sono… che devo fare? Va bene? Grazie e buona domenica".
Questo audio dovrebbe farci riflettere da due punti di vista. Uno è quello della visione del cane come un oggetto, come accennavo all'inizio e in cui la persona non mette in dubbio che il lavoro da fare sia solo sull'animale e non anche su se stesso. E qualora anche ritenga che in realtà si sta rendendo disponibile a partecipare a un percorso educativo, presuppone che se il dog trainer non risolve i problemi che ritiene abbiano i suoi cani allora non è un professionista valido. E questo ci porta dritti al secondo punto: ciò che chiede, fondamentalmente, è una sorta di "rischio d'impresa" che però nelle professioni in cui sono coinvolti esseri senzienti, dove vi è una componente interrazionale, è praticamente impossibile che possa essere messo in conto. Il paragone, giusto per fare un esempio utile per far capire che si sta parlando di un lavoro che comporta la conoscenza del cane come individuo dotato di cognizione ed emozioni, è che sarebbe come rivolgersi a un esperto in terapia comportamentale umana perché una persona di famiglia non sta bene dicendogli: "Se non migliora, non ti pago". Ci sembrerebbe assurdo, vero?
Con le dovute e necessarie differenze, perché paradossalmente almeno un essere umano può esprimere il suo parere sulla prestazione e un cane no, bisognerebbe invece preoccuparsi di chi dice che "il cane sarà perfetto una volta che l'hai portato da me". Il ruolo dell'educatore o dell'istruttore cinofilo, ma in fondo anche quello dell'addestratore, è di fare in modo che il cane acquisisca le competenze di cui ha bisogno e che faccia le esperienze che gli permettono di affrontare il mondo in base alla sua individualità, giusto per citare solo alcune delle cose di cui un dog trainer deve avere conoscenza. Ma se rileggiamo già solo questi due aspetti professionali con calma, non possiamo non capire che non possono prescindere poi da un unico fattore: il contesto in cui quel cane vive e che dipende solo da chi ha quel cane accanto, tutti i giorni.
Nessuno può "aggiustare" un cane, semplicemente, perché c'è poco da riparare di fronte a individui che non vengono visti per quello che sono. Quel cane tornerà comunque in un ambiente in cui non è compreso, in cui non gli è consentito di esprimersi. E ciò non significa che il cane deve fare tutto quello che gli passa per la testa (eh sì, ripetiamolo: hanno cognizione!) ma che deve avere delle regole di convivenza chiare, coerenti ovvero basate sulla capacità dell'umano di capire che "Fido" non è una vettura usata che si accende e si spegne con un interruttore. Un cane deve fidarsi e deve riconoscere nella persona qualcuno di autorevole cui fare riferimento: difficile che lo faccia se l'altro pensa di lui che sia una sorta di soprammobile dotato di zampe.
Al signore, e a quelli che la pensano come lui, capiterà però prima o poi che anche un meccanico, di fronte a una macchina usurata e a una richiesta di questo tipo, dirà che non c'è più nulla da fare, facendosi però comunque pagare l'ennesimo intervento di manutenzione. Dubito però che in questo caso il diretto interessato eccepirà che la prestazione non sia andata a buon fine.