
Gli orsi grizzly stanno scomparendo, e la causa è – ancora una volta – l'essere umano. Sono i primi dati relativi al 2025 diffusi dall'Interagency Grizzly Bear Study Team, l'ente che monitora gli orsi all'interno di Yellowstone, il parco nazionale più antico del mondo e anche uno dei più visitati. Proprio l'essere umano però è uno dei maggiori indiziati per la strage di questa specie iconica.
Perché i grizzly di Yellowstone stanno morendo?
Secondo gli esperti dell'Interagency Grizzly Bear Study Team, i grizzly stanno morendo a un ritmo allarmante all'interno del Parco di Yellowstone, e la maggior parte delle cause sono riconducibili all'uomo. Nel 2025 sono stati uccisi almeno 63 orsi, 7 in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente che già aveva raggiunto il record di decessi.
E la responsabilità è da attribuirsi all'essere umano: l'85% dei grizzly (Ursus arctos horribilis) è per cause collegate direttamente all'interazione umana: incidenti stradali e cacciatori che li scambiano per orsi neri (Ursus americanus), popolazione per cui la caccia è consentita. Tra i grizzly morti nel 2024 a causa della collisione con un'auto c'è anche l'orsa n. 399, la più famosa e iconica del Parco.
Anche per quest'anno, dei 63 decessi almeno 45 hanno coinvolto esseri umani. Una delle cause potrebbe risiedere nel boom di visitatori registrato da Yellowstone. Nel mese di maggio 2025, ad esempio, il parco dello Stato delWyoming ha segnato un nuovo record mensile con 566,363 visite nel maggio 2025, con un incremento dell'8% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Un trend positivo che racconta il ritrovato interesse per la natura da parte delle persone, ma che rappresenta anche una sfida tra le più ardue per i gestori di questi enti. E questo vale sia per Yellowstone che per i Parchi nazionali italiani, a cominciare da quello d'Abruzzo Lazio e Molise, dove risiede la sottospecie di orso più rara al mondo, costantemente minacciata dall'uomo.
Orsi in pericolo in tutto il mondo: il caso del Parco d'Abruzzo
Nell'area di Yellowstone vivono circa 150-200 orsi grizzly che hanno il loro home range totalmente o parzialmente all’interno del parco, mentre nella zona circostante rappresentata dal Greater Yellowstone Ecosystem – l'ultimo grande ecosistema ancora parzialmente intatti in cui vivono gli orsi – ne ospita oltre mille. La popolazione è quindi protetta, ma non in pericolo di estinzione, anche se potrebbe esserlo se la minaccia antropica dovesse continuare a crescere.
Discorso diverso per l'orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus), la sottospecie di orso più rara al mondo che si trova solo sull'Appennino centrale italiano, e su per cui il rischio di estinzione è reale. Secondo gli ultimi dati diffusi dal Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise, oggi sono rimasti tra i 50 e i 60 orsi, un numero bassissimo sul quale grava la scarsa variabilità genetica – con la conseguente diffusione di malattie ereditarie dovute alla stretta consanguineità – e la minaccia dovuta all'uomo.
Per la popolazione marsicana ogni singola morte pesa. Dal 2003 al 2024 sono stati trovati i corpi di 52 orsi, per una media di 2,4 decessi l'anno, l'80% di questi è riconducibile direttamente o indirettamente alle attività umane: bracconaggio, avvelenamenti, incidenti stradali, annegamenti. Anche se le nascite sono state in media superiori, con quasi 11 cuccioli l’anno nel periodo 2014-2024, si tratta comuqnue di un fragile equilibrio demografico che rischia di spezzarsi a causa di eventi e morti improvvisi, come quelle che hanno riguardato due individui simbolo della popolazione: Juan Carrito, morto investito nel 2023, e sua madre Amarena, uccisa da un colpo di fucile.
Ai decessi di questi due ambasciatori della specie si aggiunge poi la morte dei due cuccioli di orso annegati questa estate in un laghetto artificiale che, secondo gli attivisti locali, non sarebbe stato adeguatamente protetto. Il Parco non può intervenire direttamente sulle proprietà di privati, come aveva spiegato a Fanpage.it il direttore Luciano Sammarone: gli enti in questi casi sono come genitori senza patria potestà. E ancora meno possono fare le associazioni.
Questo ennesimo incidente segna ancora una volta il senso dell'emergenza e l'inadeguatezza delle tutele per una specie iconica di cui l'Italia, come paese, ha una responsabilità.