
Si è conclusa il 5 dicembre a Samarcanda la ventesima riunione della Conferenza delle Parti della Cites, la prima ospitata in Asia centrale da quando la Convenzione è entrata in vigore nel 1975. La Cop Cites è il più grande e importante forum globale in cui i governi stabiliscono le regole per il commercio internazionale di fauna selvatica.
Solo i governi votano le misure finali, ma durante la settimana di discussione, tutte le parti – governi, lobby, associazioni – si siedono al tavolo per trovare un punto di incontro sulle specie selvatiche e la loro tutela. Sono coinvolti interessi contrastanti e il risultato finale lascia quasi sempre tutti scontenti, almeno in parte.
Al termine della Cop Cites di quest'anno è stato approvato un pacchetto di misure allo scopo di tutelare squali e razze, ma le parti interessate sono riuscite a ottenere lo stesso per frenare il traffico di anguille, un business che sta determinando la scomparsa della specie.
Il WWF: "Sentimenti contrastanti"
Dal WWF è arrivato il primo bilancio al termine della Cop Cites di Samarcanda: "Chiudiamo questa conferenza con sentimenti contrastanti: celebriamo le decisioni che rafforzano la protezione di squali, razze e grandi felini asiatici, ma ci rammarichiamo per il rifiuto di una misura chiave per frenare il commercio illegale di anguille".
Per l'associazione, regolamentare e monitorare il commercio di fauna e flora selvatiche "è essenziale per garantire che il loro sfruttamento non ne metta a repentaglio la sopravvivenza". e questo sembra essere stato fatto per squali e razze, per i quali sono state prese decisioni che "rappresentano un vero passo avanti verso il recupero di specie in declino da decenni a causa della pesca eccessiva, del commercio non sostenibile e del degrado degli habitat".
Lo stesso è avvenuto per i grandi felini asiatici – tigri, leopardi, leoni – che potranno beneficiare di un meccanismo di segnalazione indipendente che permetterà di "colmare l'attuale lacuna di dati, sebbene la sua attuazione dipenderà da finanziamenti esterni".
Bilancio fortemente negativo per un altro tema da tempo sul tavolo della Cites: il commercio di anguille, un business che ha portato la popolazione europea sull'orlo dell'estinzione. "Il commercio di anguille è uno dei reati contro la fauna selvatica più redditizi al mondo, con profitti illeciti che raggiungono i 3 miliardi di euro negli anni di punta", ricordano dal WWF.
In cosa consistono le nuove misure a tutela di squali e razze
Dopo la Conferenza delle Parti della Cites è stato approvato un pacchetto di misure in favore di squali e razze. A livello globale, le decisioni riguardano circa 80 specie diverse che hanno ottenuto un sostegno senza precedenti, con tutte le misure adottate per consenso o con oltre l’80% dei voti favorevoli. Lo annuncia il Wwf che riassume le decisioni chiave per il Mediterraneo:
- protezione regionale per sei specie, tra cui squalo volpe, squalo grigio e verdesca;
- divieto di commercio per tre specie, incluse le mante e le mobule;
- regolamentazione del commercio per quattro specie mediterranee come canesca, palombi e squali del genere Centrophorus I;
- divieto di commercio internazionale per il pesce chitarra gigante.
Queste decisioni rappresentano un punto di svolta per la conservazione di squali e razze nel Mediterraneo, dove rientrano tra le specie più minacciate. Le popolazioni oceaniche sono diminuite del 70% dagli anni 70 e più della metà delle specie rischiano l’estinzione.
Nessun freno al commercio di anguille
Nessun freno invece sarà messo al commercio di anguille, nonostante gli effetti disastrosi sulla popolazione. Secondo un rapporto recente del European Parliamentary Research Service (EPRS), la popolazione di anguilla europea ha registrato un declino del 90–95 % dal 1980 ad oggi.
Le associazioni ambientaliste e di tutela animale chiedevano quindi di includere tutte le specie del genere Anguilla tra quelle protette. "Dato che le anguille di specie diverse sono quasi indistinguibili, questa misura avrebbe colmato un'enorme lacuna nel controllo del commercio, proteggendo meglio l'anguilla europea (già elencata tra quelle protette) e impedendo ad altre anguille in declino di fungere da sostituti sul mercato", hanno sottolineato dal WWF Spagna.
"Il commercio di anguille è uno dei reati contro la fauna selvatica più redditizi al mondo, con profitti illeciti che raggiungono i 3 miliardi di euro negli anni di punta".