
Ogni anno, tra la fine dell'estate e l'inizio dell’autunno, miliardi di uccelli compiono un viaggio incredibile e che ai nostri occhi sembra quasi impossibile. Con la fine della stagione riproduttiva, infatti, molto specie sono costrette a migrare per sfuggire al freddo e alla mancanza di cibo e lo fanno percorrendo anche migliaia di chilometri, volando tra i continenti su mari e deserti solo per raggiungere aree più miti in cui trascorre l'inverno prima di ritornare "a casa".
La migrazione degli uccelli è un fenomeno affascinante e antichissimo, guidato sia da una spinta fisiologica innata che da una combinazione di numerosi fattori ambientali e biologici. E tra i protagonisti più iconici di questa grande avventura alata ci sono sicuramente le rondini. Qui in Italia le vediamo arrivare in primavera dopo un lungo viaggio dall'Africa e, allo stesso modo, partire a fine estate verso sud per affrontare l'imminente stagione fredda. La loro meta è l'Africa subsahariana, dove trascorreranno i mesi dell'anno più freddi.
Ma prima di partire per la migrazione "di andata", quella autunnale, le rondini sono famose per un particolare comportamento che ci affascina da sempre e che può rendere i tramonti di fine estate davvero speciali. In questo periodo, infatti, quando cala il Sole le rondini si radunano in stormi enormi, ammassandosi sui fili della luce, sugli alberi o rifugiandosi soprattutto nei canneti. È il cosiddetto "roosting", un raduno in massa che segna l'inizio della loro lunga e faticosa migrazione autunnale.
Per quale motivo le rondini si ammassano sui fili della luce
Quando centinaia o a volte anche migliaia di rondini si ritrovano al tramonto tutte insieme, stanno formando quello che gli ornitologi chiamano "roost", ovvero un grande dormitorio comune dove trascorrere la notte. Questo comportamento, tipico del periodo che precede la migrazione autunnale o che viene messo in atto da altre specie anche in inverno (pensiamo ai grandi gruppi di storni che si raduno ogni sera in città) ha infatti diversi vantaggi. Quando gli uccelli non devono trovare un partner, allevare i piccoli o competere tra loro per i territori e le risorse, radunarsi in grandi gruppi è molto più vantaggioso che stare da soli.
Raggrupparsi può per esempio servire innanzitutto a difendersi dai predatori. Un falco o un sparviere, rapaci specializzati nella cattura di piccoli passeriformi come le rondini, fanno infatti molta più fatica a colpire un singolo individuo quando il cielo è pieno di uccelli che volano tutti insieme. Inoltre, dormire tutti vicini riduce la dispersione del calore corporeo e offre una maggiore protezione dalle intemperie. Ma il roost non è solo un dormitorio sicuro e accogliente dove trascorrere la notte, ma anche soprattutto un importante luogo di scambio di informazioni.
Raggruppandosi, gli uccelli – in particolare i più giovani alla loro prima migrazione – possono imparare più facilmente le rotte migratorie più sicure seguendo gli individui più esperti, probabilmente scambiandosi informazioni anche sui luoghi migliori in cui sostare e mangiare durante il viaggio. Di norma, i roost si trovano nelle zone umide, soprattutto nei canneti, dove le rondini passano la notte protette dalla vegetazione. Tuttavia, negli ultimi anni, e in particolare nelle settimane appena trascorse, dal Salento sono arrivate immagini spettacolari di stormi che si radunano al tramonto riempiendo di vita anche cavi della luce e altre strutture umane. Un segno di quanto siano capaci di sfruttare anche l'ambiente urbano in caso di necessità.
Cos'è e come funziona lo svernamento delle rondini

Le rondini in questo periodo si radunano e si mettono in viaggio con un obiettivo molto preciso, raggiungere i cosiddetti "quartieri di svernamento". Con l'arrivo dell'autunno e con l'inverno alle porte, l'Europa diventa infatti sempre meno ospitale per questi uccelli insettivori. Il freddo e la stagionalità riducono drasticamente la disponibilità di insetti, loro principale fonte di cibo. Per questo, le rondini e altri piccoli passeriformi partono verso l'Africa, dove il clima caldo garantisce abbondanza di risorse anche nei mesi più difficili.
Lo svernamento non è però solo una breve pausa invernale, ma è un periodo vitale in cui le giovani rondini diventano adulte raggiungendo la maturità sessuale e in cui accumulano energie e riserve di grasso per affrontare la migrazione di ritorno e la successiva stagione riproduttiva in Europa. Senza questo spostamento periodico e pendolare, la specie non potrebbe sopravvivere. Ed è proprio questo oscillare tra i due continenti che ha reso da sempre le rondini un simbolo universale della migrazione degli uccelli.
Quando migrano le rondini e dove vanno

In Europa, le rondini iniziano a partire tra la fine di agosto e settembre, quando ormai tutti i giovani dell'anno hanno completato la crescita, lasciato il nido e sono pronti ad affrontare la migrazione. Il viaggio di andata procede più lentamente (non c'è la fretta di dover occupare un territorio e costruire il nido) e segue rotte millenarie che attraversano il Mediterraneo e il Sahara. Il ritorno, invece, avviene in primavera, tra marzo e aprile, quando le rondini tornano in Europa per nidificare. Non tutte le rondini europee hanno però la stessa destinazione invernale.
La maggior parte di quelle che si riproducono in Europa centro-meridionale, sverna soprattutto in Africa centro-occidentale, con alcune aree cruciali presenti in Nigeria, dove da anni anche gruppi di ornitologi italiani studiano le popolazioni in arrivo dal Mediterraneo. Altre, invece, si spingono persino più a sud, raggiungendo anche la punta estrema del Sud Africa. In ogni caso, parliamo di un viaggio incedibile, che può superare anche i 10.000 chilometri, un'impresa straordinaria per un uccello che – è bene ricordarlo – pesa appena una ventina di grammi.