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Vivere nel mondo e carpirne gli odori dovrebbe essere una delle cose più normali che un cane fa. Qualcosa che non deve nemmeno desiderare, oltretutto, perché dovrebbe essere normale che la persona di riferimento lo sappia e anteponga ad altri impegni la consapevolezza che non basta un giretto del quartiere per espletare le funzioni fisiologiche ma ci tiene il suo compagno canino sia appagato anche dal punto di vista psicologico, dedicandogli quindi il tempo necessario perché ritorni a casa soddisfatto.
Un cane che non vuole uscire, che mette in atto un comportamento ostativo all'idea solo di varcare la porta di casa e che rappresenti quello che possiamo chiamare un "rifiuto della passeggiata" è un animale che sta manifestando un disagio cui bisogna dare un nome, ovvero è assolutamente necessario comprendere lo stato emotivo e analizzarne le motivazioni.
Le ragioni alla base di questo comportamento possono essere infatti varie. Un cucciolo "si pianta" perché è ancora inesperto ad esempio e va guidato ma un adulto può nascondere delle cause che possono anche riguardare un problema fisico oltre che essere dovuto a fattori comportamentali.
I motivi per cui il cane rifiuta le passeggiata
Per ogni cane che si rifiuta di uscire in passeggiata ci sarebbe una storia da raccontare. Intendiamo così che non bisogna mai dimenticare che generalizzare tematiche che riguardano un comportamento, seppur diffuso, del mondo canino è sempre scorretto perché ogni soggetto è un mondo a sé e la sua personalità dipende da un insieme di fattori, tra cui il suo carattere specifico come individuo, le motivazioni della razza o delle razze cui appartiene geneticamente, il contesto in cui vive, la situazione in cui si trova in quell'esatto momento e ultima ma principale la relazione con il suo umano di riferimento.
Premesso ciò, possiamo ipotizzare delle cause che ci possono aiutare a capire il movente per cui il cane si blocca e rifiuta la sola idea di varcare la soglia di casa per mettere il muso fuori.
Come ha scritto l'istruttore cinofilo Luca Spennacchio su Kodami: "Per esempio un soggetto particolarmente sensibile potrebbe aver subito un trauma all’esterno, come un’aggressione (sia da parte di un essere umano che di un cane), oppure aver avuto una pessima esperienza con le automobili, con il chiasso che producono, addirittura essere stato investito".
La paura, dunque, è un elemento bloccante che fa decidere al cane di non volersi esporre al mondo e, come dagli esempi fatti da Spennacchio, la decisione che Fido prende è basata su valide ragioni che vanno poi scardinate attraverso la de costruzione dell'idea che il cane si è fatto dell'esterno per ristabilire e ridare un significato positivo all'esperienza.
"Un cane potrebbe non riuscire, per esempio, ad adattarsi all'ambiente cittadino dopo aver trascorso tutta l’infanzia in un contesto totalmente differente, come la campagna, un ambiente molto meno rumoroso, con orizzonti più spaziosi", ha precisato ancora l'istruttore cinofilo, rappresentando così quanto accade a molti cani che vengono adottati nel nord Italia e portati in città altamente antropizzate quando magari vivevano al sud in contesti rurali.
"Oppure la causa potrebbe essere stata una forte deprivazione, come capita a molti cani tenuti in allevamento, chiusi nei loro box, che non vengono mai fatti uscire – conclude Spennacchio – Alcune situazioni sono frequenti: le fattrici, femmine di cane di una particolare razza che vengono tenute recluse e ingravidate anche due volte l’anno per produrre cuccioli da vendere; i levrieri dei cinodromi, che nella loro vita non vedono altro che la loro gabbia e la pista dove corrono dietro ad uno zimbello, così che gli appassionati scommettitori possano tentare la fortuna sulla loro pelle; i cani da laboratorio di sperimentazione, come negli altri casi anche qui il cane – che sopravvive agli esperimenti – viene fatto vivere in una situazione di totale deprivazione dal mondo, alcuni di loro, una volta usciti dai laboratori perché non più necessari o adatti alla “ricerca” sono privi del bagaglio minimo di conoscenze ed esperienze, potrebbero persino essere terrorizzati dall’erba sotto i morbidi cuscinetti che nella vita non hanno mai calpestato che il freddo pavimento sterile di un laboratorio".
Ultimo ma non ultima riflessione da fare è quando Fido ha un problema di salute come un dolore alle articolazioni che è uno dei motivi principali dal punto di vista fisiologico che blocca l'entusiasmo del cane a causa appunto della sofferenza che prova.
Come aiutare il cane in queste situazioni per farlo uscire di casa
Ogni esempio che abbiamo fatto merita un percorso educativo o riabilitativo ad hoc. Chiaramente nel momento in cui ci si rende conto che il cane ha un problema di salute è ovvio che va portato dal veterinario di riferimento che saprà valutare la situazione e indirizzare la persona di riferimento al meglio. Per quanto riguarda però il trattamento delle fobie o dei traumi il percorso giusto da fare è assieme a un educatore o a un istruttore cinofilo, in base all'età del cane, che qualora riscontri che vi siano le condizioni necessarie potrà chiedere il supporto di un veterinario esperto in comportamento. Vale anche fare l'opposto: consultare un veterinario comportamentalista e sarà quest'ultimo a consiglarvi il dog trainer che vi seguirà per un percorso riabilitativo.
Molti siti consigliano genericamente di far associare al cane qualcosa di positivo rispetto all'esperienza, spesso introducendo premietti con cibo o di cambiare routine, con una variazione della passeggiata spostandosi in zone più tranquille del circondario. Ancora c'è chi, correttamente, consiglia di desensibilizzare il cane gradualmente. Sicuramente sono "idee" non sbagliate ma non è un caso se sono così generiche: bisogna entrare nella sistemica familiare e "nella mente" di quel singolo cane per capire qual è la strada giusta da imboccare perché Fido si sblocchi.
Perché il cucciolo non vuole uscire
Un'altra ipotesi, poi, differente totalmente dalle altre è quando si tratta di un cucciolo che manifesta timore ad allontanarsi da quella che per lui è la sua tana. Si tratta di un comportamento assolutamente comprensibile e che riguarda un soggetto ancora all'inizio del suo percorso evolutivo in cui sarete voi a fargli da guida, avendo in tutto e per tutto sostituito il suo primo punto di riferimento: la mamma.
Bisogna principalmente avere pazienza, rispettare i tempi del cagnolino e applicare una routine costante così da consentire al piccolo Fido di crearsi una mappa mentale chiara di ciò che avviene ogni volta che si esce. Il mondo lì fuori, lui ancora non lo sa, gli piacerà moltissimo se queste prime uscite saranno fatte con il massimo della serenità principalmente da parte vostra. Lodatelo, non lesinate i complimenti che valgono di più dei premietti ma non siate eccessivi mai nel tono: date voi per primi il giusto valore a qualcosa che mediamente a un cane, come dicevamo all'inizio, piace fare.