UN PROGETTO DI
5 Maggio 2025
17:09

Perché i cani randagi ci seguono per strada?

Il cane, come noi umani, è tendenzialmente un animale sociale che ha fatto della relazione con l'uomo la sua nicchia ecologica. Ma i cani liberi non sono semplicemente 'randagi', ci sono varie tipologie e diversi comportamenti che bisogna saper leggere onde evitare di fare danni sebbene si parta dal presupposto che si vuole fare una 'buona azione'. Un cane libero ci può seguire per diversi motivi ma bisogna appunto conoscere la sua storia e il contesto in cui vive e non si può generalizzare quando si spiega questo comportamento.

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Non capita in tutta Italia ma succede ancora e spesso in centro Italia e soprattutto al Sud di incontrare cani liberi. Accade anche in gran parte dei paesi del Sud del mondo di imbattersi in quelli che genericamente vengono definiti "randagi" e spesso questi animali si mostrano socievoli nei confronti degli esseri umani, tanto poi anche da seguirli. Perché lo fanno? La risposta non può essere unica e generica e necessariamente merita una disamina che parte da molto lontano, ovvero andando a scoprire quella che su Kodami abbiamo sempre definito una storia di co evoluzione tra noi e i cani che dalla notte dei tempi (si stimano ormai almeno 30-40 mila anni di ‘amicizia') abbiamo camminato insieme nel mondo e attraverso il tempo imparando a conoscerci, collaborare e fidarsi gli uni degli altri. Ma non è sempre così: non tutti i cani liberi ci seguono e non tutti vogliono stare con noi.

Chi sono i cani randagi?

Prima di rispondere dunque al perché alcuni ci seguono è necessario conoscere le varie tipologie di cani che vivono in libertà. Quando si parla di “randagi”, infatti, spesso si fa di tutta un'erba un fascio senza sapere che i cani vivono la libertà in modo diverso l'uno dall'altro e che si rapportano agli esseri umani a seconda della ‘provenienza', dell'esperienza e del contesto in cui s0no nati e vissuti. Un ‘cane di strada' non è automaticamente un randagio. Proviamo dunque a fare una distinzione di massima tra le diverse tipologie che si possono osservare e/o incontrare.

  • Cane padronale: è un individuo che ha un umano di riferimento ma è libero di allontanarsi. In alcune zone, soprattutto rurali, è una pratica ancora molto frequente e spesso questi cani non sono castrati né sterilizzati e la loro progenie si disperde poi sul territorio. Il loro comportamento con gli esseri umani dipende dal livello di socievolezza cui sono abituati e dalla tipologia stessa di appartenenza: un cane da pastore che è abituato a badare al gregge non sarà socievole e non cercherà contatto con gli esseri umani sconosciuti. Un cane avvezzo a vagare in un paesino che non ha svolto compiti specifici di guardiania potrebbe essere molto affiliativo con le persone.
  • Cane di quartiere: è un soggetto che è riconosciuto come tale dalle leggi locali. La sua ‘proprietà' afferisce al Sindaco e ha dei veri e propri tutor sul territorio che lo accudiscono. Ci sono regioni, come la Campania, che riconoscono questa figura e a maggior ragione bisogna sapere che non si tratta di animali che hanno bisogno di essere recuperati dal territorio. Questi cani sono socievoli, amano passare il tempo con le persone e scelgono loro con chi approcciare o meno. Spesso seguono le persone, catturano l'attenzione dei turisti e ‘scroccano' carezze e cibo. Occhio però a non farsi ‘fregare' dal punto di vista dell'alimentazione: non dimentichiamoci che sono, appunto, seguiti e curati dalle persone del posto e che non hanno bisogno di noi per mangiare.
  • Cane abbandonato o fuggito:  è un individuo che aveva un riferimento umano ma si è smarrito o è stato consapevolmente lasciato in strada. Può essere disorientato, ma ha familiarità con le persone e – se non troppo spaventato dal contesto in cui si trova – potrebbe cercare il supporto dell'essere umano.
  • Cane randagio: è un soggetto nato e cresciuto senza un riferimento umano. Vive da sempre sul territorio, afferisce anche a un branco e a seconda delle situazioni specifiche ha contatti o meno con le persone.
  • Cane ferale: è un cane che vive allo stato selvatico. Sa bene come si sopravvive in natura e non ha alcun bisogno del contatto con gli esseri umani da cui si tiene a distanza. Unico suo interesse sono le eventuali risorse lasciate (spazzatura, ad esempio) da comunità di persone.

Perché alcuni cani randagi ci seguono?

Premesso dunque che dipende dalla tipologia ma anche e soprattutto dal carattere del singolo individuo, un cane ci potrebbe seguire dopo aver valutato se possiamo essergli utili per qualche motivo e tanto dipende anche dal tipo di approccio che abbiamo noi.

In generale ‘il miglior amico dell'uomo' non è stato definito così per caso: il canis lupus familiaris è – come noi umani – un animale socievole che ha nel Dna una familiarità con la nostra specie che lo porta a valutare se l'umano di turno può o meno rappresentare una risorsa, intesa da diversi punti di vista.

Possiamo infatti essere per un cane libero dei fornitori di cibo e di riparo dalle intemperie: i cani sanno leggere molto bene  i nostri segnali del corpo, capire le nostre intenzioni anche dal tono della nostra voce e comprendere se vale la pena stringere un legame o meno con noi.

Molti individui nascono e crescono in libertà in contesti umani: piccoli paesi, campagne abitate da comunità di persone e anche contesti urbani all'interno di singoli quartieri. Stare con gli umani e frequentarli dunque non rappresenta un pericolo per questi cani e, anzi, amano proprio la compagnia dei ‘due piedi' che spesso poi li cibano e gli rivolgono anche attenzioni e coccole.

Ci sono generazioni di cuccioli, poi, che crescono con adulti liberi che sono socievoli con gli esseri umani, poi, e che dunque apprendono questo comportamento non sviluppando diffidenza ma anzi apprendendo in modo funzionale che la prossimità con l'essere umano è un vantaggio. Come ha scritto l'istruttore cinofilo Luca Spennacchio su Kodami: "Seguire una persona può essere un comportamento appreso che in passato ha portato al ricevimento di cibo o qualche forma di accudimento. Questo comportamento è spesso rinforzato positivamente quando gli umani rispondono fornendo appunto ‘la pappa'. Ricordiamo che questo comportamento è tipico della nostra specie, spinto da una forte motivazione epimeletica. E i cani, abilissimi nell'interpretare il nostro comportamento sono dotati di un grande acume sociale: sanno quali strategie utilizzare per ottenere attenzioni dalle persone. Naturalmente parliamo in questo caso di cani ben socializzati con gli esseri umani".

È importante però sottolineare ancora che non tutti i cani liberi desiderano il contatto umano. Anzi, una parte significativa evita consapevolmente qualsiasi tipo di approccio, tenendosi a debita distanza e manifestando anche comportamenti aggressivi se si invade la loro bolla prossemica.

Abbiamo spesso ribadito, infatti, che è importante analizzare caso per caso e non interpretare il comportamento canino secondo schemi umani: troppe volte si ritiene che la scelta giusta sia "salvare" i cani di strada: alcuni vivono bene proprio lontani dalle relazioni strette con l’essere umano e sono tantissimi gli animali finiti nei canili o adottati che poi non riescono ad adattarsi alla vita in città e vengono etichettati come ‘fobici' o ‘aggressivi' quando in natura erano del tutto normocomportamentali.

Cosa fare se un cane randagio ci segue?

Quando un cane randagio ci segue non è che ci ‘ha scelto' o che vuole vivere necessariamente e per tutta la vita con noi. Bisogna capire chi è quell'individuo e da dove viene e la cosa migliore è sempre chiedere alle persone del posto se lo conoscono. Detto ciò, onde evitare di strappare un cane dal suo territorio o allontanarlo dalle sue persone di riferimento (a meno che non sia in evidente stato di necessità) il modo corretto di approcciare a un animale libero è valutare caso per caso.

E' sempre importante non forzare l'interazione e non credere che i cani che si avvicinano a noi hanno tutti desiderio di stringere un legame: il loro modo per conoscerci è prendere il nostro odore e ciò può avvenire tanto a distanza per alcuni mentre per altri può indurli ad avvicinarsi di più: dipende da cane a cane, praticamente. Fermiamoci, aspettiamo che sia l'animale a scegliere se stringere le distanze, valutiamo la postura e non facciamoci trarre in inganno dai luoghi comuni: guardiamo dunque anche solo la coda ma senza pensare che se scodinzola allora è perché ‘ci vuole bene'. Una coda dritta, tesa e con uno scodinzolio limitato all'estremità è manifestazione di una tensione emotiva non positiva, per esempio.

Evitiamo gesti scoordinati o improvvisi, non ci caliamo all'altezza del cane se non siamo sicuri che abbia invece manifestato una postura rilassata che mediamente viene rappresentata da un assetto rilassato come avere le orecchie in asse con il muso, ovvero non portate troppo all'indietro né tantomeno dritte e verso di noi.

E il cibo? Va offerto o no? Possiamo consigliare di farlo solo e soltanto se siamo di fronte a un cane in cattivo stato di salute per riuscire ad allontanarlo ad esempio da una strada ad alto scorrimento: si tratta di casi limite in cui bisogna valutare quanto è importante agire immediatamente per evitare pericoli all'animale e all'incolumità pubblica. Ma stiamo attenti se un cane è particolarmente spaventato e anche se è ferito: potrebbe reagire per difesa.

Detto tutto ciò, segnalate il cane agli organi preposti o ad associazioni animaliste locali – dopo aver capito davvero se quel soggetto afferisce o meno a qualcuno – è la cosa migliore da fare. Sicuramente cani padronali o anche cani di quartiere sono ben noti nell'area in cui gravitano e non bisogna mai pensare di essere noi quelli che devono ‘salvare' ma farlo quando è davvero necessario agire in tal senso è altrettanto importante.

Un cane che ci segue, insomma, non è "un randagio in cerca di amore". È un essere senziente che può aver subito un abbandono o vivere serenamente in un contesto che è anche il suo, non solo appannaggio di noi esseri umani. Sta a chi incontra un cane saper interpretare i suoi segnali, comprenderne il linguaggio e analizzare la singola situazione.

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