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«Non è pericolosa, ha dei proprietari, non fatele del male, se la vedete chiamate questo numero». Un post breve, pubblicato nella mattinata di ieri sul gruppo Facebook "Sei di XII Morelli se…", ha fatto rapidamente il giro della comunità di XII Morelli, una frazione del comune di Cento, nel ferrarese. Il tono dell'appello, corredato da un numero di telefono, era rassicurante, ma l'effetto ottenuto è stato l'opposto: paura, perplessità, critiche e commenti allarmati.
Nel pomeriggio, a rilanciare la notizia è stata poi anche la sezione di Cento dell'Enpa, confermando la presenza di un pitone moluro (Python molurus) giallo e bianco smarrito, e poco dopo annunciando però anche il lieto fine: il rettile era stato ritrovato. A recuperarlo, in via Busi, sono stati i Carabinieri della Compagnia di Cento. Nessun danno, nessun incidente: solo un grosso serpente arrotolato in un angolo, probabilmente spaventato quanto i cittadini che hanno contribuito al tam tam online.

La protagonista di questa storia si chiama Najini, un pitone femmina lungo circa 3 metri, di 7 anni di età. Da sei anni vive in una casa, in cattività. Le persone che si prendono cura di lei, appena si sono accorti della fuga, hanno voluto chiarire che l'animale è docile e abituato alla presenza umana: "Non è aggressivo, si muove lentamente e tende a rifugiarsi in luoghi buio", avevano spiegato in un post. Una descrizione che restituisce l'immagine di un animale tranquillo, più impaurito che pericoloso.
Nonostante il rapido intervento e l'assenza di conseguenze, l'episodio ha però riacceso il dibattito – sempre attuale – sulla detenzione di animali selvatici esotici in casa, come se fossero die "pet". In Italia, la legge consente il "possesso" di molte specie, tra cui rettili non velenosi come appunto i pitoni, ma sempre più persone criticano duramente chi sceglie di acquistare e tenere in casa serpenti e altri animali selvatici, una pratica che pone diversi interrogativi etici, ambientali e di sicurezza.
La crescente sensibilità nei confronti del benessere degli animali e sulle tematiche ambientaliste si scontra infatti con l'idea che specie selvatiche e non domestiche possano essere costrette a diventare "animali da compagnia". Pitoni, iguane, pappagalli e rane tropicali sono animali selvatici con esigenze ecologiche complesse, legate per esempio al clima, alla luce, alla dieta, ma anche ai comportamenti naturali. Tenerli in casa quasi sempre ne compromette la salute e il benessere e nei casi peggiori può portare ad abbandoni o fughe.

Ma oltre alle questioni legate alle esigenze e al benessere di questi animali, c'è anche un altro aspetto molto importante da considerare: il rischio ecologico. Animali esotici introdotti accidentalmente in natura, lontano dai loro areali originali, possono diventare (e in molti casi lo sono già) pericolose specie aliene invasive, una delle principali cause di estinzione in tutto il mondo. Questi animali alterano infatti le dinamiche ecologiche locali, minacciano la biodiversità e, in certi casi, veicolano parassiti e malattie.
Il ritrovamento di Najini, un animale che chiaramente non può vivere in natura e che ha bisogno di qualcuno che lo accudisca, si è concluso fortunatamente con un ritorno a casa senza incidenti o conseguenze. Ma le storie come questa, ormai quasi quotidiane, evidenziano ancora una volta quanto sia delicato e rischioso l'equilibrio tra curiosità, voler accudire e prendersi cura di un animale e responsabilità. E quanto sia importante interrogarsi, prima ancora che sulla legalità, sulla sostenibilità etica e ambientale di certe "adozioni".