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Sono tra gli animali più antichi ancora presenti sul nostro pianeta, nuotano negli oceani da milioni di anni e giocano un ruolo chiave all'interno degli ecosistemi marini. Le tartarughe marine ci affascinano da sempre per il loro aspetto "preistorico", per le lunghissime migrazioni e per quella capacità straordinaria di tornare a nidificare esattamente sulla spiaggia dove sono nate. Quando però si parla della loro alimentazione, la risposta più scontata è: "mangiano meduse".
Ma questa è solo una mezza verità. In realtà, la dieta delle tartarughe marine è molto più diversificata di quello che crediamo e cambia da specie a specie, da habitat a habitat e anche nel corso della vita di un singolo individuo. E conoscere cosa mangiano davvero questi affascinanti e minacciati rettili marini è il primo passo non solo per proteggerli meglio, ma anche per comprendere davvero il loro ruolo negli oceani in cui vivono.
La dieta delle tartarughe marine: di cosa si nutrono in natura

Ogni specie di tartaruga marina ha una sua specifica dieta, che può cambiare sia nel corso del tempo che naturalmente in base alle disponibilità che l'ambiente offre di volta in volta. Da giovani, infatti, molte tartarughe sono spesso onnivore e mangiano sia piante che animali, il che garantisce loro un buon apporto di nutrienti durante le prime delicate fasi della crescita. Con l'avanzare dell'età e con la crescita in dimensioni, però, le abitudini possono cambiare molto.
La "nostra" Caretta caretta, la tartaruga marina comune, da piccola si nutre soprattutto di plancton, piccoli crostacei e molluschi, mentre da adulta preferisce prede più consistenti come granchi, calamari, vermi, ricci di mare, meduse e pesci, che cattura grazie alle potenti mascelle che come un becco duro sono capaci di rompere i gusci più resistenti. Di tanto in tanto, tuttavia, continua mangia anche alghe e piante marine.

La tartaruga verde (Chelonia mydas), invece, è la più "vegetariana" di tutte. Anche in questo caso le tartarughine sono inizialmente onnivore, poi crescendo diventano quasi esclusivamente erbivore. Si nutrono principalmente di alghe e fanerogame marine (come la Posidonia oceanica), giocando così un ruolo fondamentale nel plasmare e mantenere sani i fondali e prevenire l'eccessiva proliferazione della vegetazione.

La tartaruga liuto (Dermochelys coriacea) è la più grande e tra le più enigmatiche. La sua dieta è quasi totalmente a base di meduse, mentre quella embricata (Eretmochelys imbricata) è una vera specialista dei reef tropicali, dove mangia in gran parte spugne, oltre che anemoni di mare e piccoli invertebrati. Lepidochelys kempii e L. olivacea (La tartaruga di Kemp e quella olivacea) hanno invece una dieta più generalista e simile alla Caretta: predano crostacei, molluschi e altri piccoli animali bentonici.
Le tartarughe marine possono quindi essere carnivore, erbivore o onnivore, a seconda della specie e della fase della loro vita. E questa varietà nella dieta si riflette quindi anche nel loro ruolo ecologico: controllano le popolazioni di meduse, mantengono puliti i fondali marini e contribuiscono attivamente a mantenere sane e funzionali le varie catene alimentari oceaniche.
Quali sono e dove vivono le diverse specie di tartarughe marine

Nel mondo esistono soltanto sette specie di tartarughe marine, suddivise in due famiglie: Cheloniidae, che ne comprende sei, e Dermochelyidae, che ha come unico rappresentante vivente la già citata tartaruga liuto, che con i suoi 2,7 m di lunghezza per circa 600 kg di peso massimi è la più grande e imponente di tutte. La più conosciuta tutte è Caretta caretta, presente in tutti gli oceani temperati e tropicali, è la specie più diffusa nel Mediterraneo. In passato quasi estinta, oggi è in forte aumento e nidifica ormai in quasi tutte le spiagge sabbiose italiane.
La tartaruga verde, invece, preferisce le acque tropicali e subtropicali, anche se di tanto in tanto viene avvistata anche nel Mediterraneo, dove esistono alcune nidifcazioni localizzate o tentativi rari, anche lungo le coste italiane. Anche la liuto, la più pelagica di tutte, preferisce le acque tropicali e subtropicali, dove può compiere migrazioni lunghissime, anche tra un continente e l'altro. Le osservazioni nel Mediterraneo e in Italia sono occasionali, ma abbastanza costanti.

La tartaruga embricata è diffusa tra i reef tropicali di Oceano Indiano, Pacifico e Atlantico ed è considerata una delle più minacciate, soprattutto a causa del commercio del suo carapace. Anche la Kemp è tra le più rare e localizzate, con un areale limitato al Golfo del Messico e alle coste orientali del Nord America. Tuttavia, proprio di recente, un individuo in difficoltà è stato osservato e recuperato tra le acque che bagnano la Costiera Amalfitana, in Campania.
La tartaruga olivacea frequenta soprattutto gli oceani Atlantico, Pacifico e Indiano ed è famosa per le sue spettacolari nidificazioni di massa – soprattutto in Costa Rica – chiamate arribadas, durante le quali migliaia di femmine depongono tutte insieme le uova sulla stessa spiaggia. Infine, c'è la più rara e sconosciuta di tutte: la tartaruga dorsopiatto (Natator depressus), la specie con la distribuzione più piccola. Vive esclusivamente lungo le coste dell'Australia settentrionale, in alcune piccole aree della Papua Nuova Guinea e non si sa molto su di lei.