
Lo zoo di Zurigo sopprime regolarmente i suoi animali per poi darli in pasto ai grandi predatori. Si tratta di una pratica che fece molto discutere quando un anno fa, quando lo zoo stesso pubblicò un post e un comunicato stampa in cui mostrava tre suricati uccisi e dati in pasto alle iene maculate.
La discussione da allora non è mai terminata, e anzi, uno studio del 2025 dell'Università di Zurigo pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) spiega che si tratta di una pratica in uso per la gestione degli animali allevati all'interno degli zoo. Restano però molti dubbi da parte degli utenti e dei cittadini, soprattutto quando emergono foto e video che raccontano il fenomeno.
Perché gli zoo usano i suricati e altri animali per sfamare i predatori
I suricati vivono insieme in grandi gruppi familiari, come nel caso dello Zoo di Zurigo. Ogni gruppo è guidato da una coppia dominante, che di solito è l'unica coppia che si riproduce, fino a quattro volte all'anno. Ogni cucciolata è composta da uno a cinque piccoli. Di conseguenza, il gruppo di suricati cresce costantemente e questo per la strutture rappresenta un problema in termini economici e di gestione.
In natura si tratta di un problema che non esiste: i suricati fanno tanti figli come meccanismo di compensazione perché pochi raggiungono effettivamente l'età adulta. In cattività però non esistono meccanismi di bilanciamento come malattie, predatori e scarsità di cibo. Zurigo seleziona quindi i membri più anziani del gruppo, quelli che idealmente in natura dovrebbero essere già morti, e dopo averli soppressi "con metodi umanitari" li dà in pasto agli esemplari di iena maculata (Crocuta crocuta).
Una pratica che pur essendo stata comunicata al pubblico nel 2024 rientra tra quelle abituali per la gestione dello zoo di Zurigo e di altri in tutto il mondo. Lo afferma l'articolo pubblicato su PNAS dall'evocativo titolo "Gli zoo devono accettare la morte degli animali per l'educazione e la conservazione". I ricercatori, guidati da Marc Clauss, dell'ateneo svizzero, hanno posto l'accento sui programmi di "allevamento e alimentazione" attraverso cui i gestori degli zoo sono in grado di reperire fino al 30% della carne per i predatori all'interno della propria struttura, riducendo così le emissioni di carbonio e la necessità di bestiame macellato commercialmente.
Il primo caso mediaticamente noto, ripreso anche nello studio, risale al 2015 quando la giovane giraffa di due anni Marius venne uccisa e data da mangiare ai leoni dello zoo di Copenaghen. Recentemente un altro zoo, sempre in Danimarca, ha addirittura lanciato un appello ai cittadini per farsi consegnare gli animali domestici, sempre allo scopo di sfamare i predatori.
I ricercatori: "La contraccezione non è una soluzione, allevamento e alimentazione sì"
Secondo i ricercatori, si tratta dell'unica soluzione davvero valida, da preferire a pratiche meno cruente come quello della contraccezione, che starebbe modificando il profilo di età e il benessere delle popolazioni degli zoo, e non in senso positivo: "Senza nascite, gli animali adulti vengono privati di uno dei loro impulsi evolutivi più basilari – ha spiegato Marcus Clauss – Col tempo, anche le popolazioni degli zoo stanno invecchiando, mettendo a repentaglio uno dei principi fondamentali degli zoo: il mantenimento di popolazioni autosufficienti".
Per Clauss quindi l'abbattimento pianificato è l'unica soluzione possibile: "Questo è un approccio razionale e responsabile alla gestione della popolazione degli zoo. Inoltre, un simile approccio può aiutare gli zoo a realizzare la loro missione educativa oltre a quella di conservazione".
Una prospettiva che riapre il dibattito su quanto i diritti della specie debbano prevalere sul singolo, e sull'oggettificazione che ancora oggi si fa degli animali passi per le forme più disparate, a cominciare da quelli presenti negli zoo.