
Ogni anno circa 50 mila cani vengono abbandonati. Secondo le stime della Lav, tra le maggiori associazioni di tutela animali, l'80% di loro muore a causa di incidenti d’auto, malnutrizione o maltrattamenti. Tutti gli altri finiscono in canile, dove se sono adulti o di taglia grande rischiano di terminare la loro esistenza all'interno di un box.
Abbiamo provato a capire la loro percezione di chi lavora in grandi strutture del Centro-Sud la loro percezione rispetto ai numeri di questa estate. L'abbandono infatti esiste tutto l'anno, ma è nei mesi caldi che si intensifica a causa di due fenomeni concorrenti. La prima causa di abbandono estivo è, all'apparenza, la vacanza, a causa della ancora scarsa disponibilità delle strutture ricettive ad accogliere i compagni a quattro zampe e al diniego delle compagnie aeree di accettare cani di taglia grande in cabina.
Le vere cause dell'abbandono
In realtà, l'abbandono affonda le sue radici nella scarsa consapevolezza al momento dell'ingresso del cane nella vita della famiglia. I cani abbandonati in molti casi sono cuccioli regalati a Natale che in estate diventano "adolescenti", ed è solo a questo punto che la famiglia si accorge che non si tratta di peluche viventi ma di individui senzienti con il proprio carattere ed esigenze.
Che si tratti di un regalo di Natale, del piccolo di una cucciolata casalinga, o di un cane d'allevamento preso senza conoscere a fondo la razza, il vero motivo dell'abbandono è sempre la mancanza di consapevolezza. Una percezione confermata anche dai volontari e gestori dei canili.
Canile Valle Grande di Roma: "Rinunce di proprietà in aumento"
Il canile Valle Grande di Roma ospita circa 400 cani. Molti di questi vengono da contesti di maltrattamento ma anche da privati che decidono di lasciare il loro compagno animale in canile attraverso la rinuncia di proprietà. Nell'ordinamento italiano il cane è considerato una res, un oggetto di cui è responsabile l'umano di riferimento, o il Sindaco nel caso di cani vaganti. Per rinunciare alla proprietà su di esso è quindi necessario recarsi al canile e firmare un documento in cui si rinuncia a tutti i doveri e i diritti sull'animale.
"C'è stato un cambiamento importante: non sono aumentati gli abbandoni ma le rinunce di proprietà", spiega Mirko Zuccari, educatore cinofilo della struttura e della Fondazione Cave Canem che la gestisce.
Proprio grazie alla sua attività di educatore in canile ha notato che anche le razze dei cani abbandonati cambiano insieme alle mode: "Abbiamo avuto un lungo periodo di rinunce di molossi, Pitbull, Bull Terrier, poi c'è stata la fase dei Dobermann. Tra le varie ondate ora stiamo vivendo quella dei Pastori Maremmani e dei Pastori Tedeschi".
Zuccari lavora da oltre dieci anni per il recupero di cani considerati cause perse, come quelli salvati dai combattimenti clandestini. E anche al Valle Grande lavora per migliorare il benessere dei cani che le persone non vogliono più: "La maggior parte delle rinunce arrivano a causa di problemi comportamentali, e una buona percentuale di famiglie cerca supporto professionale, ma se poi per varie ragioni non funziona il cane viene comunque lasciato in struttura".
Le rinunce non sono tutte uguali: "La motivazione è dettata da problematiche di paura attiva, cioè di aggressività del cane, che può essere diretta verso i membri della famiglia o verso altri animali, rendo difficile la gestione. Invece, chi ha un soggetto fobico tende a farsi aiutare di più e per più tempo, nonostante anche questo individuo viva una condizione mentale di paura e stress costanti, ma viene percepito come più facilmente gestibile, quindi c'è più sopportazione. Non abbiamo una percentuale di soggetti aggressivi maggiore di quella spaventata, semplicemente quelli spaventati danno meno nell'occhio".
La speranza però c'è ancora: "Vedo persone più consapevoli, un grande movimento intorno al mondo cane e una maggiore attenzione a quelli che sono i suoi bisogni. Però non abbiamo ancora un livello ottimale".
Garante dei Diritti degli Animali campano: "Ancora pochi microchip"
La situazione è diversa dall'esperienza di Giovanni Ferrara, veterinario nominato nel 2023 garante dei diritti degli animali della Regione Campania. Ferrara gestisce il Dog's Town, un grande canile formato da strutture limitrofe a Pignataro Maggiore, nella provincia di Caserta. Qui i privati non possono lasciare i loro cani attraverso le rinunce di proprietà ma arrivano i cani di circa 30 Comuni campani. Secondo le stime di Ferrara al momento il totale delle due strutture ammonta a circa 550 cani, tutti arrivati tramite accalappio in strada, o sequestro.
"Non è cambiato nulla per quanto riguarda i numeri degli accalappi sul territori – conferma il veterinario – Quello che mi preoccupa in realtà è il numero di cani senza microchip rispetto a quelli che lo hanno. C'è ancora un'enorme sproporzione".
Il microchip è obbligatorio per i cani dal 2005 in tutta Italia. Serve a tenere traccia del cane e permette di risalire alla persona che lo ha preso con sé. Il cane e la persona che se ne prende cura vengono infatti associati all’interno del database dell'anagrafe canina e questo impedisce alle alle persone di abbandonarli in strada senza pensarci troppo. Inoltre, è utile anche in caso di smarrimento perché è più facile rintracciare l’animale quando viene recuperato. Nella pratica, però, il microchip non è utilizzato in maniera omogenea su tutto il territorio italiano. Soprattutto nelle regioni del Sud le percentuali di animali microchippati sono minori.