
La mia relazione con Frisk, il meticcio che ho adottato ormai dieci anni fa, è iniziata in uno dei centri storici meno a misura di cane che c'è nelle città italiane: il dedalo stretto e intricato dei caruggi di Genova. Era lì che abitavo: sulla collina di Castello dove è nata La Superba e dove è arrivato il cucciolo palermitano che avevo deciso di far entrare nella mia vita.
Non potevo immaginare, all'epoca, quanto la conformazione di una città possa influire sul benessere non solo del cane ma anche della persona di riferimento nell'ambito della relazione: lo stress acustico delle metropoli, il traffico e il caos quotidiano che subiamo è invece da mettere in conto quando si sceglie di adottare un quattro zampe e anche l'esatto luogo di dimora dovrebbe essere considerato al momento della scelta come una variabile importante che inciderà sulla qualità della vita di tutti i membri della famiglia.
Genova, in realtà, è una città che fuori dal centro storico offre molte opportunità per riuscire ad allontanarsi dal caos e godersi giornate in natura a pochi chilometri di distanza dal suo cuore. Ma quel cuore, per chi ci vive appunto con un cane, è una vera e propria sfida da affrontare almeno tre volte al giorno nella gestione quotidiana per quelle uscite che sono il "minimo sindacale" per offrire a Fido momenti in cui entrare in contatto con il mondo attraverso il naso, e non solo per le esigenze fisiologiche.
I cani, come tutti gli animali (esseri umani compreso, nonostante ce lo siamo in parte dimenticati!) hanno bisogno di soddisfare quel necessario contatto con la natura: correre nel verde, bagnarsi negli specchi d'acqua che siano laghi, fiumi o mari e "ascoltare" ciò che nelle città è impossibile carpire, ovvero l'essenza della Madre Terra. Va da sé, dunque: è impossibile che ciò si verifichi tra i marciapiedi, facendo slalom tra le macchine e peggio ancora quando ci si ritrova tra i vicoli stretti dove ad ogni angolo può spuntare un contendente, ovvero un altro cane frustrato da uscite in cui il guinzaglio, se non usato nel modo opportuno, diventa una catena che limita la comunicazione intra specifica e genera ancora di più incomprensione tra gli animali.
Eppure, è proprio nelle città che si svolge per tutti noi che viviamo con un cane la "normalità" della nostra quotidiana relazione con il nostro compagno a quattro zampe e con gli altri esseri viventi che si trovano nella stessa condizione. Ciò che fa la differenza, dunque, è comprendere prima di tutto che si è in due a passeggiare nella "giungla urbana" e sebbene possa sembrare banale, importantissima è proprio l'attenzione da riservare a quei momenti in cui si va per il quartiere: è questa infatti la chiave per riuscire a trovare una sintonia tra noi e il cane perché si possa tornare a casa con il minore carico di stress possibile.
Come vive un cane la passeggiata in città?

Ecco, iniziamo allora a chiederci come il nostro cane (e i cani in generale potremmo dire) vivono la passeggiata in città. Sicuramente in maniera diversa da noi che usiamo la vista come senso principale e riconosciamo i segnali che la nostra specie ha stabilito per regole di convivenza. Noi sappiamo benissimo cosa rappresentano le strisce pedonali, ad esempio, ma un cane deve impararlo secondo le nostre indicazioni e noi di certo non dobbiamo darlo per scontato. Lo stesso dobbiamo pensare, sempre per fare un esempio pratico, quando vogliamo prendere la metropolitana: le vibrazioni e i rumori del treno in corsa o anche solo l'arrivo in banchina rappresentano per Fido una vera e propria sfida ai suoi organi di senso principali, ovvero l'olfatto e l'udito. Odori che noi non arriviamo nemmeno a percepire sono per un cane il modo in cui trae informazioni dal contesto e i rumori o anche solo le vibrazioni vengono elaborate dal cervello del "miglior amico dell'uomo" e se non sostenuto e guidato alla calma e alla consapevolezza che nulla di brutto possa accadere è del tutto logico che un cane abbia come emozione alla base la paura e che la sua reazione possa essere quella della fuga o del bloccarsi, cose che infatti capitano spesso ai cani che vivono male l'esperienza in città.
Sono tanti i casi che possono essere rappresentati in cui un soggetto legittimamente può arrivare a temere l'uscita e a non goderne affatto, dando al massimo sfogo alle esigenze fisiologiche ma ci sono individui che non riescono nemmeno a fare cacca o anche solo pipì per il trauma che subiscono quando la metropoli non è stata affrontata nel modo opportuno: rilasciare le proprie deiezioni, del resto, è il modo che i cani hanno di parlare di sé e se l'ambiente in cui mi muovo lo considero pericoloso, per quale motivo dovrei far sapere che sono passato di lì?
Come rendere la passeggiata con il cane in città un'esperienza positiva

Quando Frisk era ancora cucciolo ho cercato di mostrargli la città in modo diverso ma soprattutto di offrirgli passeggiate a orari fissi, iniziando nelle ore meno affollate (mattina presto, ora di pranzo e sera tardi) per poi a gradi introdurlo ad affrontare la vita in centro storico in ogni momento. Per farlo ho adeguato i miei ritmi di vita ai suoi, arrivando a portarlo fuori ogni volta che riconoscevo i segnali per cui doveva fare pipì o cacca e allargando con pazienza sempre di più il raggio di allontanamento da casa.
Guidandolo nell'esperienza quotidiana di dover affrontare quei caruggi in cui l'incontro con gli altri – cani e persone – spesso si tramutava in scontro, il problema vero è subentrato quando è diventato adolescente. Da giovane maschio a me era capitato un soggetto che non ne voleva più sapere di subire approcci invadenti da parte degli altri maschi e tanti, in realtà, sono i cani che si comportano così nella fase di passaggio all'età adulta. Ho scelto così di rivolgermi a una educatrice cinofila che mi ha fatto comprendere quanto sia importante proprio la gestione del guinzaglio e quanto io stessa diventavo un evocatore per Frisk nel modo in cui lo tenevo, ad esempio, teso perennemente e soprattutto durante eventuali incontri con altri cani che non riuscivo ad evitare.
Ricordo scene che viste dall'esterno devono essere state surreali per chi non sapeva che stavo in realtà allenando me stessa più che il mio cane ad abituarmi a sapere come muovermi e quando richiamare la sua attenzione: ferma nel mezzo di via San Lorenzo, strada che separa le due parti del centro storico, con Frisk che abbaiava arrabbiatissimo verso qualche "nemico" e io che cercavo di tenere il baricentro e muovendomi perpendicolarmente riuscire a farlo di nuovo concentrare su di me.
Ho dunque imparato che il guinzaglio non è un timone, che dall'altra parte c'è un essere pensante come me, che le strade non sono solo delle "vie" per arrivare da qualche parte ma che hanno odori che ai cani raccontano tutto quello che accade, che bisogna mantenere alta l'attenzione a ogni svolta, non sapendo chi c'è dall'altro lato, che ci sono anche nei luoghi più intricati di vicoli spazi che si aprono dove poter lasciare Fido annusare con calma e fare le sue marcature, che è meglio evitare incontri con altri cani e dunque saper guardare oltre e mai stare con gli occhi sul cellulare (ahimé come fanno in tanti) e soprattutto, ultima dritta ma non ultima, lasciarsi guidare anche dal proprio amico a quattro zampe.
I cani sentono quanto ci fidiamo o meno di loro e trasmettergli calma significa anche consentire loro di defocalizzarsi da elementi negativi e concentrarsi sul senso e il desidero di scoperta che hanno. Grazie a Frisk, infatti, ho scoperto un centro storico in cui in fondo abitavo già da 5 anni prima che arrivasse lui che era anche, nonostante i caruggi, a misura di cane: piccole piazze che non si nascondevano più alla mia vista, parchi pubblici che ad orari non affollati diventavano delle oasi e aumentando i chilometri in passeggiata e allontanandosi dalla Colina di Castello ho potuto scoprire una città pronta ad accogliere entrambi e a farci tornare a casa stanchi ma soddisfatti.
Strategie per una vita serena in città

Il contesto in cui ognuno di noi si trova, in generale, è in ogni caso tendenzialmente caotico e applicare delle semplici strategie può sicuramente aiutare, cosa che ha portato a una convivenza quanto più possibilmente serena tra Frisk e me anche adesso che siamo a Napoli, altra metropoli che di certo non associamo alla parola "vita tranquilla" nella gestione quotidiana già da soli, figuriamoci con un cane!
Non è corretto dare consigli generici, considerando che il fulcro di questo discorso (sperando sia arrivato questo messaggio nel leggere le righe precedenti) è il livello di comprensione reciproca che deve essere raggiunto in ogni singolo rapporto tra cane e persona di riferimento e ciò dipende poi non solo dal vostro carattere ma anche da quello del cane che vi è accanto: ognuno è un soggetto a sé.
Premesso ciò, quello che posso suggerirvi è prima di tutto di dotarvi di pazienza e calma e poi di puntare a:
- una routine regolare: adottate sempre gli stessi orari per uscire, per fare la pappa, per giocare, per rilassarsi e riposare. La prevedibilità tranquillizza e rafforza il carattere del cane e lo rende più sicuro mentre l'imprevedibilità rende Fido nervoso, stressato e impaurito da quel che può accadere.
- Passeggiate di qualità: non è solo quanto tempo dedichiamo all'uscita ad essere importante ma che tipo di uscita faremo con il nostro cane. La qualità come si "quantifica" però? Lasciando che Fido annusi per il tempo che ritiene necessario per codificare l'informazione che lo ha catturato, ad esempio, o permettendogli di esplorare sempre di più, come accennavo, scegliendo lui dove andare.
- Interazioni: permettere al vostro cane delle interazioni è qualcosa che sta solo a voi capire se e quando è possibile e dipende tantissimo dal soggetto con cui convivete. Troppe volte si sente "il mio cane è buono" da parte dei pet mate che si avvicinano trainati dai loro animali che arrivano come missili ma spesso non si comprende che quel tipo di approccio è tutto fuorchè gentile. I cani hanno posture e modalità di incontri ritualizzate che il poco spazio in città non consente di mettere in atto. Quindi prestate attenzione quando qualcuno insiste o non è capace di gestire l'avvicinamento.
- Scovare oggetti e usare gli arredi urbani: all'inizio di questo articolo ho volutamente messo una foto di Frisk con un peluche in bocca. Lo aveva trovato abbandonato in strada a Genova e quando incuriosito ma anche intimorito si era avvicinato, l'ho supportato invitandolo a scoprire di cosa si trattasse. Da quel giorno il mio cane è diventato un "cacciatore di peluche" (non ci crederete quanti ne abbiamo trovati in giro per La Superba e anche in altre città!) e quel primo ritrovamento è diventato una vera e propria attività ludica che ha reso la città un luogo meno ostile in cui passeggiare. Questo è solo un esempio di ciò che potreste fare sfruttando ciò che la strada vi offre, come ad esempio lo slalom tra i paletti che delimitano un'area pedonale, salire sui muretti (in sicurezza, ovviamente!) per fare una sorta di mobility urbana o camminare sulle grate, cosa che viene mediamente percepita come pericolosa dai cani, inserendo lodi verbali che a cani dal profilo collaborativo e affiliativo sviluppato diventeranno un motivo valido per "sfidare" l'avversità e trasformarla in un'esperienza divertente.
- Allontanarsi dal caos, vivere la natura: riservate almeno una volta a settimana o quando potete la possibilità al vostro cane – ma anche a voi stessi – di godere della natura che alla fine non è mai così distante da qualsiasi centro urbano. Cane e umano, entrambi, beneficerete di un'esperienza che vi consentirà di ricaricarvi per il rientro e il senso di relax e divertimento che porterete a casa con voi al ritorno sarà il serbatoio da cui attingere per "sopravvivere" al quotidiano tran tran.