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Se esistesse una sola regola in biologia impossibile da violare sarebbe la seguente: ogni organismo vivente dà alla luce prole appartenente alla sua stessa specie (o al massimo a un ibrido, se si accoppia con una specie differente). È logica, lineare, inevitabile. Ma da oggi non è più così: anche questa regola è stata violata. Un nuovo studio appena pubblicato su Nature descrive infatti il primo caso in assoluto di un animale in grado di generare prole appartenente a due specie distinte contemporaneamente.
È il caso della formica mietitrice iberica (Messor ibericus), che sta lasciando senza parole i biologi di tutto il mondo. Le regine di questa specie hanno infatti un ciclo vitale complesso e piuttosto intricato, che a un certo punto prevede però anche la clonazione tramite partenogenesi di maschi appartenenti alla specie Messor structor, poiché hanno bisogno del loro sperma per produrre la casta delle operaie. È il primo caso in assoluto di clonazione interspecie mai osservato.
La riproduzione fuori dall'ordinario della formica mietitrice iberica

La vita delle formiche è già di per sé un laboratorio di genetica estremamente complesso. Nelle colonie, la regina è l'unica a riprodursi e ad accoppiarsi e ha il compito di fecondare o meno le uova per "decidere" il destino della propria prole: da un singolo uovo possono infatti nascere maschi alati, operaie sterili o nuove regine, a seconda di se, come e quando viene fertilizzato. È un meccanismo che permette di controllare le nascite e organizzare la società in caste perfettamente funzionali.
Ma Messor ibericus va decisamente oltre. Un gruppo di ricercatori guidato da Jonathan Romiguier, biologo evoluzionista dell'Università di Montpellier, ha scoperto che le regine di questa specie non si limitano ad accoppiarsi con maschi della propria specie. Durante il cosiddetto volo nuziale, quando lasciano il formicaio per accoppiarsi e raccogliere lo sperma da conservare e usare per il resto della loro vita, scelgono di farlo anche con i maschi di un'altra formica, Messor structor, e da qui inizia l'assurdo.
Le regine riescono a clonare i maschi di un'altra specie

Analizzando il DNA di centinaia di formiche, i ricercatori hanno notato che molti dei maschi presenti nei formicai di M. ibericus avevano l'impronta genetica di M. structor, pur essendo nati da uova deposte da regine iberiche e in zone in cui la loro specie è completamente assente. In altre parole, le regine erano riuscite in qualche modo a clonare i maschi di un'altra specie, eliminando il proprio materiale genetico dalle uova e lasciando spazio soltanto a quello ottenuto dallo sperma dello "straniero".
Il risultato è che M. ibericus può produrre da sola individui di due specie diverse, come se una leonessa fosse in grado di dare alla luce sia leoncini che piccoli di tigre. Una strategia che, sebbene difficilissima da immaginare, è per lei necessaria. La formica iberica non può produrre operaie senza accoppiarsi con maschi di altre specie, per questo è obbligata a clonare anche maschi di M. structor. In un certo senso, questi maschi clonati sono come prigionieri, necessari per dare alla luce le operaie ibride.
Un meccanismo che mette in crisi le regole della biologia

Quello che colpisce è proprio l'interdipendenza che si è creata tra le due specie. M. ibericus non può più fare a meno di M. structor e le regine iberiche mantengono quindi in vita cloni dei maschi "ospiti" attraverso una forma unica di parassitismo sessuale. È un meccanismo che ricorda alcuni rapporti simbiotici antichissimi, come quello tra licheni e alghe o quello che miliardi di anni fa portò alcune cellule primitive a inglobare altri organismi, dando origine per endosimbiosi agli organelli che ancora oggi vivono nelle cellule eucariote.
Ancora una volta, le formiche stanno quindi mettendo in crisi le nostre convinzioni anche "filosofiche", oltre che biologiche. Concetti come "individuo" o "specie", che usiamo per descrivere e incasellare artificiosamente il mondo naturale, sembrano non avere più confini precisi davanti a una strategia riproduttiva così radicale. Messor ibericus ci costringe a rivedere le regole del gioco e ci ricorda che la natura non si cura dei nostri schemi. Ciò che chiamiamo "specie", "individuo" o "identità genetica" sono definizioni semplicistiche e artificiali, estranee alla natura.