
La Cina ha sempre usato un animale molto amato in tutto il mondo come strumento diplomatico di cui ha la "supremazia", visto che i pochi individui ancora in libertà vivono solo nelle foreste di bambù montane che si trovano nella parte sud ovest del Paese. Si tratta del panda, creatura iconica e proprio per la sua rarità, ad esempio, simbolo del WWF.
Sono diversi gli esemplari che la Repubblica Popolare Cinese ha letteralmente spedito in giro per il Pianeta per rinsaldare o ricucire rapporti internazionali cui era ed è interessata. Sta ora per accadere di nuovo con la Francia: mentre infatti stanno tornando al loro luogo di origine e dopo 13 anni di permanenza nel paese d'oltralpe due panda giganti che si chiamano Huan Huan e Yuan Zi, altri due animali saranno inviati a Parigi.
L'arrivo è previsto nel 2027, secondo una comunicazione ufficiale scambiata tra la China Wildlife Conservation Association (CWCA) e lo zoo Beauval di Saint-Aignan nella regione della Loira. L'annuncio è stato dato proprio dai responsabili della struttura attraverso l'account ufficiale su WeChat, l'app e il social network più utilizzato in Cina. L'accordo mira, come sempre accade in queste occasioni, a migliorare i rapporti relativamente all'impegno dei due paesi nella tutela dei panda e per la loro conservazione ma questi scambi sono anche dovuti a quelle pratiche diplomatiche che caratterizzano le relazioni politiche tra gli Stati.
Gli animali dovranno attendere fino al 2027 perché attualmente comunque ci sono altri due panda ospiti in Francia: Huan Lili e Yuan Dudu che sono gemelli degli altri due ursidi che stanno facendo ritorno in patria.
La "diplomazia dei panda" viene anche definita "soft power", ovvero una modalità attraverso la quale la Cina riesce a mostrarsi gentile e protettiva nei confronti di animali che hanno schiere di appassionati in tutto il Globo e a sfruttare così l'immagine del panda per ottenere popolarità attraverso questi "regali".
L'uso dei panda per curare le relazioni internazionali da parte della Cina ha radici antiche, addirittura risale ai primi anni del 1940 per poi diventare una prassi nei '50. Il momento storico che più si ricorda è stato quando il presidente Usa Richard Nixon si recò in visita a Pechino e in cambio gli Stati Uniti furono omaggiati di due panda giganti come gesto di apertura a nuovi e più proficui accordi commerciali. E' stato quello il momento della svolta in cui gli ursidi si sono trasformati in veri e propri strumenti di dialogo politico.
Dal punto di vista etico e anche etologico, però, questa sorta di sfruttamento degli animali, perchè di questo si tratta in fondo, è considerata del tutto scorretta da parte degli esperti. Anche se le cose sono cambiate, ovvero gli animali non vengono più donati ma dati in prestito, i panda sono estrapolati dal loro ambiente naturale e inviati in strutture che seppure non sono più gli zoo di un tempo comunque li detengono ovviamente in cattività.
La consegna dei panda poi porta giovamento non solo in termini diplomatici ma anche e soprattutto economici. Gli zoo fanno aumentare l'accesso dei visitatori e parte del denaro viene investita nei progetti di conservazione realizzati direttamente dalla Cina. A parte questi introiti diretti, è stato rilevato che l'invio dei panda non solo in Francia ma anche in Canada e Australia è sempre corrisposto poi ad accordi commerciali di altra natura che si sono sbloccati attraverso questi "doni".