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24 Giugno 2025
13:43

In Inghilterra aumentano le spese veterinarie e vengono soppressi più animali: perché può succedere anche in Italia

L’aumento dei costi veterinari nel Regno Unito porta molte famiglie a rinviare le cure, spesso fino ad avere come unica opzione rimasta l’eutanasia. La spesa crescente, dovuta anche alla concentrazione del mercato nelle mani di poche grandi gruppi, rischia di avvenire presto anche in Italia.

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L'aumento del costo delle cure veterinarie sta avendo un impatto negativo sul benessere degli animali: le persone aspettano troppo prima di consultare il veterinario, e questo porta molti a varcare la porta dell'ambulatorio quando ormai è troppo tardi e l'unica via percorribile rimasta è l'eutanasia.

È la fotografia scattata dalla Bbc insieme alla British Veterinary Association (BVA) e destinata ad avere un forte impatto sulle famiglie britanniche e non solo. L'intervista mette in luce come l'importanza di cani e gatti sia cresciuta all'interno della società e questo abbia avuto come effetto secondario quello di aumentare anche gli interessi economici attorno all'industria dei pet, e i relativi costi per il consumatore.

Le famiglie ricorrono più spesso all'eutanasia perché non riescono ad accedere alle cure

Secondo le ultime stime dell'ente benefico Pdsa, che si occupa in maniera specifica di sanità animale, vivere con un gatto sano può costare fino a 11mila sterline nell'arco della vita (pari a quasi 13 mila euro), mentre per un cane sano i costi possono lievitare fino a 18 mila sterline, quasi 20 mila euro, per un individuo di taglia grande.

Si tratta di cifre in crescita anno dopo anno, come hanno denunciato le persone intervistate dalla Bbc. Le famiglie sono sempre più in difficoltà davanti al conto del veterinario, tanto da diradare le visite fino a quando il male non è più curabile e l'unica via resta quella dell'eutanasia.

Dopo la pubblicazione dell'articolo, la presidente della British Veterinary Association, Elizabeth Mullineaux, ha dichiarato: "Il costo delle cure veterinarie nel Regno Unito è aumentato negli ultimi anni per una serie di motivi. La gestione di un ambulatorio veterinario, che fornisce diagnosi e trattamenti medici altamente qualificati per gli animali, è costosa e le tariffe riflettono i prezzi che le aziende veterinarie devono praticare per rimanere finanziariamente efficienti e aperte".

E aggiunge: "Come tutte le imprese, anche gli ambulatori veterinari sono stati colpiti in modo significativo dall'aumento dei costi, che ha inciso sulle tariffe. Inoltre, negli ultimi anni le cure veterinarie nel Regno Unito hanno fatto passi da gigante: oggi molte lesioni e malattie vengono trattate con successo, mentre in passato le persone avrebbero dovuto prendere la difficile decisione di sottoporre i loro animali all'eutanasia. Tuttavia, come tutte le cure mediche avanzate, sia umane che animali, questi trattamenti hanno un costo".

Secondo Mullineaux i costi sono aumentati per tutti, professionisti compresi e non solo per il consumatore finale, e inoltre patologie che prima non avevano possibilità di cura oggi sono risolvibili. Questa notizia positiva però comporta una spesa dove prima non c'era. Ma non è tutto.

Dal 2013 è presente sul mercato inglese il CVS Group, una catena di studi veterinari attivo anche in Australia. In quell'anno solo il 10% degli studi veterinari nel Regno Unito era di proprietà di grandi gruppi, oggi invece CVS insieme ad altre 5 aziende possiede il 60% del mercato.

Secondo i dati della Competition and Markets Authority (l'autorità della concorrenza in Inghilterra), le spese per chi vive con animali domestici sono aumentate insieme al potere dei grandi gruppi. Oggi chi ha un animale spende per le spese veterinarie oltre il 60% rispetto a quanto avrebbe fatto meno di 10 anni fa. Una percentuale che doppia il tasso di inflazione e anche l'aumento degli stipendi dei veterinari.

Alla luce di questo scenario, il timore è che lo stesso possa presto avvenire anche in Italia, dove negli ultimi anni le cliniche sono sempre più presenti.

Perché potrebbe succedere anche in Italia

Secondo l'ultimo Rapporto Assalco Zoomark, il valore dell'industria pet in Italia ha superato i 3,1 miliardi di euro nel 2024. E come ha rilevato un'indagine realizzata da Altroconsumo, le persone giudicano le tariffe del proprio veterinario troppo elevate.

Il fenomeno che si sta verificando in Inghilterra sta arrivando anche da noi: la spesa per cure e farmaci veterinari è cresciuta esponenzialmente, come ha confermato anche il presidente dell'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani, Marco Melosi, il quale ha Fanpage.it ha ammesso che i costi sono ormai alle stelle.

In questo contesto, la concentrazione nelle mani dei grandi gruppi della sanità animale – che già è percepita e tassa come un bene lusso dallo Stato – potrebbe favorire un incremento delle tariffe e un appiattimento della concorrenza a causa dell'acquisizione dei piccoli studi privati, fenomeno che nel Nord e al Centro si sta già allargando a macchia d'olio non solo nelle grandi città ma anche nelle piccole realtà di provincia.

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