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È iniziato ufficialmente il lungo viaggio della foca monaca nel Golfo di Napoli, da Massa Lubrense fino a Capri e Ischia. La specie sembra essere decisamente tornata nelle nostre acque dopo un'assenza durata quasi 100 anni: dal 25 aprile infatti si sono susseguiti ben 4 avvistamenti in poche settimane.
Subito sono intervenuti i ricercatori e gli enti che si occupano di fauna selvatica, a cominciare dalle Aree marine protette di Punta Campanella e Regno di Nettuno che invitano cittadini, diportisti e pescatori a segnalare la presenza della foca monaca stando attenti a "non disturbare in alcun modo".
L'appello delle Aree marine protette: "Non lasciamola scomparire ancora"

La foca monaca (Monachus monachus) è la più rara delle 33 specie di foche presenti al mondo, ed è uno dei mammiferi più rari e vulnerabili di tutto il Mediterraneo. Un tempo c'erano vaste colonie lungo le coste, ma oggi la popolazione complessiva è ridotta a poche centinaia di individui, mentre dal Golfo di Napoli è totalmente sparita per un secolo. La prima spia di un possibile ritorno c'era stato nel 2023, con un primo avvistamento al largo di Capri, ma è solo nell'aprile 2025 che i ricercatori hanno ricominciato a sperare in un vero ritorno.
"Ora sta a tutti noi, cittadini, diportisti, lavoratori del mare, pescatori, istituzioni, fare in modo di proteggere la specie e lasciargli la possibilità di vivere di nuovo dove sceglierà di farlo, senza costringerla a scomparire ancora una volta", è l'appello delle Aree marine protette di Punta Campanella e Regno di Nettuno.
Testimonianze passate di vecchi pescatori della penisola sorrentina raccontano che fino agli anni 30-40 del secolo scorso la foca monaca era ancora presente in zona. Alcuni, in tempi più recenti, assicurano di averla avvistata nella Baia di Ieranto 50 anni fa. Poi più nulla. Alla base della scomparsa della foca monaca dalle nostre acque c'è proprio la massiva antropizzazione del loro habitat naturale, ridurre il disturbo al minimo è quindi fondamentale per permettere un vero ritorno.
"È fondamentale non disturbarla in alcun modo, non seguirla, non avvicinarla a meno di 50 metri, non infastidirla con rumori e movimenti bruschi – l'appello lanciato da ISPRA e dalle 2 aree marine protette del Golfo di Napoli – Per il monitoraggio e la tutela della specie è senz'altro positivo che ricercatori e istituzioni vengano a conoscenza dei siti che frequenta e dei suoi spostamenti, ma in modo discreto e senza interferire in alcun modo con l'esemplare".
Oltre a segnalare eventuali avvistamenti, anche tramite un'app di citizen science come quella del progetto Life Sea.Net, i cittadini sono invitati a contattare l'ISPRA per fornire ulteriori dettagli e validare l'avvistamento: "La scienza che coinvolge il cittadino con le sue segnalazioni che sono sempre più importanti per la ricerca e la tutela di specie a rischio. È importante che tutti siano sensibilizzati sull'assoluta necessità di salvaguardare un mammifero a rischio critico di estinzione come la foca monaca, sterminata dall'uomo nei secoli scorsi arrivando a un passo dalla scomparsa definitiva. Le stime indicano una pololazione di meno di mille esemplari".
Al via le indagini per il dna ambientale nei luoghi degli avvistamenti

Intanto sono già stati avviati i primi campionamenti nei luoghi dove è stata vista la foca monaca per effettuare analisi di Dna ambientale che potranno essere utili ai ricercatori. "Il ritorno nel Golfo di Napoli, in particolare nelle aree marine protette e nei siti Natura2000, dimostra l'efficacia di tutelare ampie zone di mare ed è un evento naturalistico di grande rilevanza che impone a tutti la massima attenzione nei confronti di questa specie che da decenni aveva abbandonato questi luoghi", osservano ricercatori ed enti di tutela.