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25 Agosto 2025
9:42

Il riporto è un comportamento innato per i cani? Come fare a insegnarlo

Il riporto è un'attività che per molti cani, soprattutto nei Retriever, risponde a un bisogno naturale di raccogliere e portare oggetti. Non è innato per tutti i cani, ma può essere insegnato con pazienza e collaborazione se i nostro amico si mostra interessato.

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Alcuni cani mostrano spesso un desiderio quasi irrefrenabile nel raccogliere e riportare oggetti, come la classica pallina

Il riporto è uno dei giochi più diffusi e conosciuti tra i cani e i loro compagni umani. In molte razze, in particolare in quelle appunto "da riporto" – ovvero i Retriever, dal verbo inglese to retrieve, cioè proprio riportare – questa attività non è inoltre solo un divertente passatempo, ma la manifestazione di un vero e proprio desiderio. Fanno parte di questo gruppo alcune tra le razze canine più amate e diffuse, come Labrador e Golden, che trovano proprio nel riporto un'attività estremamente gratificante e quasi irrefrenabile.

Il motivo di questa spiccata predilezione a "riportare" è legato soprattutto alla motivazione sillegica, ovvero il desiderio di raccogliere, trasportare e mettere al sicuro un oggetto considerato di valore. È un bisogno che ha radici molto profonde e che, trasformato nel gioco del riporto, diventa poi una bella occasione di collaborazione, comunicazione e divertimento con il proprio amico a quattro zampe.

Perché i cani riportano

Il riporto nasce da un intreccio di motivazioni e bisogni che hanno un'origine etologica molto precisa e, soprattutto, profondamente radicata nella storia evolutiva del cane. La motivazione sillegica, infatti, spinge il cane a raccogliere e custodire oggetti, un comportamento che in natura – e nell'antenato lupo – si è evoluto ed è stato selezionato per svolgere diverse funzioni vitali per il branco: dal trasporto delle prede alla tana, fino all'accumulo del cibo da nascondere e conservare in caso di necessità.

Nei cani moderni, questa pulsione si è poi trasformata prima in attività da lavoro e poi ludiche e sociali grazie alla selezione artificiale, ma resta fortemente radicata soprattutto in alcune razze. Quando un cane corre dietro a una pallina e la riporta, non sta infatti solo "giocando", ma esprimendo una parte importante della propria identità. Il riporto, infatti, risponde a diversi bisogni profondi come il movimento, la predazione, la collaborazione e la condivisione con il gruppo sociale, che oggi è rappresentato soprattutto dalla famiglia umana.

Il riporto è un istinto naturale dei cani?

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Alcune razze sono state allevate per secoli per recuperare la selvaggina abbattuta durante la caccia e riportarla intatta al cacciatore

Il riporto non è però un comportamento universale né automatico per tutti i cani. Alcuni lo "sentono" quasi come un istinto naturale, altri invece mostrano scarso interesse. La differenza sta sia nell'individualità e nella personalità dei singoli animali, ma anche nel fatto che questo comportamento è stato selezionato e rinforzato dagli esseri umani nel corso della storia. I Retriever, per esempio, sono stati allevati per secoli proprio per recuperare la selvaggina abbattuta durante la caccia e riportarla intatta al cacciatore.

In questo modo, la naturale motivazione sillegica è stata amplificata e perfezionata attraverso la selezione artificiale, fino a renderla una caratteristica distintiva di alcune razze. Altri cani, al contrario, sono stati invece selezionati per svolgere attività completamente diverse – come la protezione, la guardia o la conduzione delle greggi – e quindi possono mostrare meno interesse per il riporto e maggiore predisposizione per altri compiti.

Chi sono i cani da riporto e perché si chiamano così

I cani da riporto appartengono a un gruppo ben definito, quello appunto dei Retriever, che comprende diverse razze tra le più famose e amate come il Labrador Retriever, il Golden Retriever, il Flat-Coated Retriever, il Chesapeake Bay Retriever e il Curly Coated Retriever. Tutti questi cani condividono il desiderio di recuperare oggetti – in origine animali selvatici abbattuti, oggi palline, bastoncini e altri giochi – senza rovinarli, portandoli al proprio umano come gesto di collaborazione e condivisione.

È proprio questa abilità che ha dato loro il nome retriever, cioè colui che riporta. Come già anticipato, questa loro naturale predisposizione deriva soprattutto dall'intreccio di due elementi: da un lato la già citata motivazione sillegica, ma dall'altro anche l'inclinazione e il desiderio alla cooperazione con il proprio umano di riferimento, altra caratteristica selezionata nel corso dei secoli e che li rende tra i cani più collaborativi e adatti alla vita in famiglia.

Si può insegnare il riporto al cane? Come fare

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Non tutti i cani mostrano interesse nel riportare oggetti, ma è possibile affinare e "migliorare" questa abilità seguendo alcuni accorgimenti

Anche se non tutti i cani hanno una naturale predisposizione al riporto, si tratta comunque di un comportamento che può essere insegnato e reso divertente, se adattato alla personalità e ai bisogni del singolo individuo. Il gioco classico prevede che il cane recuperi una pallina, la riporti al proprio umano e la lasci per poter ripetere il lancio. Ma non sempre tutto questo funziona in maniera automatica. Alcuni cani potrebbero annoiarsi, altri avere invece difficoltà a lasciare l'oggetto conquistato per via di una forte motivazione competitiva o possessiva.

Se però il cane è collaborativo, è possibile provare a seguire alcuni accorgimenti per cercare di affinare e "migliorare" l'attività del riporto, partendo innanzitutto dall'oggetto da recuperare. Non tutti i cani amano infatti la pallina. Alcuni preferiscono bastoncini, giochi di stoffa oppure altri oggetti. Per iniziare, inoltre, è sempre meglio partire da un luogo tranquillo: meno distrazioni ci sono, più il cane potrà concentrarsi sul gioco e sull'attività che stiamo svolgendo.

Naturalmente, il nostro amico va incoraggiato e gratificato durante questa attività. Se segue l'oggetto o lo raccoglie, possiamo lodarlo e premiarlo con un bocconcino per rinforzare questo comportamento. Se invece il nostro amico si mostra reticente a lasciare la sua "preda", può essere utile utilizzare due oggetti diversi alternandoli. Quando il cane posa il primo, si lancia subito il secondo. Infine, prima di terminare la sessione, meglio fare lanci più brevi e tranquilli, così che il cane possa abbassare gradualmente il proprio livello di eccitazione.

Il riporto, se il cane si mostra interessato e predisposto, non è solo un divertente passatempo, ma un'attività che può aiutare il nostro amico a esprimere le proprie motivazioni, rinforzare la relazione con il proprio umano e trasformarsi in un momento di comunicazione e collaborazione reciproca. Tuttavia, se si mostra poco interessato a riportare oggetti, non ha molto senso forzarlo. Esistono tante altre attività da fare insieme. Il trucco è sempre conoscere i desideri, la personalità e le motivazioni specifiche del nostro compagno a quattro zampe.

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