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È possibile trasformare un essere senziente in uno zombi pronto a obbedire a ogni ordine gli venga impartito? L'idea di rendere una persona un fantoccio privo di volontà è da sempre tra le fantasie più abusate della storia del cinema e della letteratura. Autori di ogni genere, dall'horror all'erotico, si sono confrontati con questo tema che non ha ancora esaurito tutto il suo potenziale, come dimostra il successo della seconda stagione della serie HBO "The last of us".
La premessa della serie, tratta dal videogioco omonimo, è semplice: negli anni Duemila una pandemia causata dal fungo Cordyceps trasforma gli esseri umani in esseri simili a zombi. Spinti dal fungo che colonizza lentamente il corpo fino a prendere il controllo della mente, le persone si trasformano in mostri violenti. In questo scenario post-apocalittico l'attore cileno Pedro Pascal si è guadagnato un posto nel cuore di milioni di persone – e anche il titolo di "dilf" della sua generazione – grazie all'interpretazione del suo Joe Miller.
Dopo gli sconvolgimenti causati dalla pandemia da Covid-19, e la paura per la più recente emergenza internazionale dovuta al vaiolo delle scimmie, un crescente numero di persone si chiede se davvero una epidemia di origine naturale potrebbe trasformare le persone in zombi.
La risposta non è scontata: come avviene per molti altri miti fondativi della cultura umana, anche le storie che hanno portato alla nascita della leggenda degli zombi hanno un fondo di verità. Nella realtà il fungo di "The last of us" esiste realmente: si chiama Cordyceps ed è un parassita ascomicete diffuso in Asia.
Come fa il fungo Cordyceps a zombificare gli esseri viventi

Nella serie "The last of us" il mondo viene sconvolto da una misteriosa patologia trasmessa dal fungo parassita Cordyceps. Le persone iniziano ad ammalarsi dopo aver consumato involontariamente parti del fungo attraverso prodotti contaminati a base di cereali, successivamente l'infezione si propaga tramite il morso dei contagiati. Una volta colonizzati dal fungo, infatti, le persone iniziano a sviluppare comportamenti violenti. È il fungo che dopo aver preso il controllo del sistema nervoso agisce con un solo obiettivo: restare in vita e propagarsi di ospite in ospite.
Questo è esattamente lo scopo del vero Cordyceps, un genere di funghi ascomiceti, detti a sacco per la loro forma caratteristica, che comprende oltre 260 specie in tutto il mondo, molte delle quali sono parassite. L'esempio più noto è quello dell'Ophiocordyceps unilateralis, fungo specializzato nel parassitare la formica carpentiere (Camponotus castaneus), specie diffusa negli Stati Uniti orientali.

Per vivere e riprodursi tutti i funghi rilasciano delle spore che vanno poi ad attecchire sul terreno, ma i funghi parassiti fanno qualcosa di leggermente diverso: le loro spore germinano all'interno di organismi viventi. In questi casi il fungo si attacca prima la superficie della vittima, solitamente formiche e altri insetti, per poi penetrare in profondità.
Una volta arrivato all'interno dell'organismo l'animale infestato non è altro che una marionetta asservita agli scopi del fungo. Il parassita induce quindi l'ospite a recarsi sulla cime di foglie e arbusti, luoghi dove una formica non andrebbe mai per timore dei predatori, ma che sono vitali per il fungo. Qui infatti il parassita conclude la sua opera: fuoriesce dall'esoscheletro della sua vittima, uccidendola.

Agevolato dalla quota raggiunta grazie all'ospite, il fungo diffonde così le sue spore da una posizione più favorevole rispetto al livello del suolo, e può continuare il suo ciclo vitale. Questa modalità sembra uscita dalla penna di uno scrittore di fantascienza, ma gli esseri umani, almeno per il momento possono stare tranquilli: il Cordyceps non può parassitare l'essere umano.
Cosa sappiamo sulla possibilità che il Cordyceps parassiti anche gli esseri umani
I funghi parassiti come quelli del genere Cordyceps possono comportarsi collettivamente per manipolare il comportamento del loro ospite, ma secondo uno studio pubblicato dai ricercatori della Washington University di St. Louis non lo fanno attraverso il sistema nervoso.
Secondo gli studiosi il fungo invade le fibre muscolari in tutto il corpo dell'ospite, ma lascia intatto il cervello. Questi risultati dimostrano che il controllo del comportamento non richiede che il parassita invada fisicamente il cervello dell'ospite. Da questa prospettiva, la formica non sarebbe asservita alla "volontà" del fungo, ma sarebbe intrappolata all'interno di un corpo che non controlla più.
Questo però è molto diverso dal colonizzare la mente di un animale con un cervello complesso come quello umano, soprattutto alla luce dello studio che dimostra come il Cordyceps non agisca in realtà sul sistema nervoso, ma sfruttando altri meccanismi.
Anche ai mammiferi però può succedere di cadere vittima di un parassita con comportamento analogo al Cordyceps. Alcuni infatti hanno sviluppato la capacità di manipolare il comportamento degli animali che infettano, è il caso del Toxoplasma gondii che fa sì che il suo ospite, un roditore, perda l'innata paura dei gatti, consentendo al parassita di riprodursi all'interno del felino.
I veri zombi umani esistono e a trasformarli è il pesce palla

Le bugie più riuscite conservano un fondo di verità, e questo è evidente quando pensiamo alla leggenda degli zombi. L'idea di poter usare una persona come se fosse una marionetta priva di volontà è presente in molte culture del mondo, da Occidente a Oriente, e ha attecchito anche in tempi recenti grazie alle tante domande che il tema è in grado di porre, alcune particolarmente attuali come quelle relative al consenso e all'autocoscienza.
C'è però un luogo dove la leggenda ha avuto inizio e da cui si è propagata fino a raggiungere gli autori di "The last of us" nei loro uffici californiani, e prima ancora i creatori del videogioco statunitense. Si tratta di Haiti.
Haiti oggi è noto soprattutto per essere uno dei paesi più poveri del mondo, costantemente preda di gruppi criminali, ma nel secolo scorso questa isoletta dei Caraibi era l'ambientazione di storie del folclore arrivate in Europa durante il periodo coloniale. Tra queste c'era la leggenda degli zombi: la parola viene dalla parola haitiana nzumbe, usata per indicare una persona riportata in vita dopo la morte, ma priva di coscienza e volontà propria.
Secondo le credenze popolari haitiane, alcuni sacerdoti sarebbero stati in grado di catturare una parte dell'anima e tenerla rinchiusa, lasciando la persona come un guscio vuoto sino al momento di resuscitarla. In realtà, come altre credenze superstiziose presenti nelle religioni di tutto il mondo, anche questa è stata usata per indurre nei cittadini uno stato di paura e garantirsi una maggiore obbedienza, pena la "zombificazione". Questo espediente era utile anche per giustificare la prolungata sparizione di dissidenti e altri personaggi scomodi.
Negli anni Ottanta, però, l'etnobotanico Wade Davis pubblicò alcune ricerche sul fenomeno degli zombi ad Haiti, evidenziando un fondo di verità scientifica. Davis raccolse testimonianze e campioni di polveri usate nei rituali vodoo, riscontrando spesso la presenza di tetrodotossina, una potente neurotossina prodotta dal pesce palla. Secondo lo studioso, in dosi precise, questa sostanza potrebbe indurre uno stato simile alla morte apparente, con rallentamento estremo del battito cardiaco e della respirazione.
La tetrodotossina è una molecola altamente tossica che agisce bloccando i canali del sodio nelle cellule nervose. Questo impedisce la trasmissione degli impulsi nervosi, causando paralisi muscolare e, nei casi più gravi, arresto respiratorio. Anche quantità minime possono provocare effetti molto gravi, tra cui perdita di coscienza, stato catatonico e immobilità completa. Alcuni scienziati ritengono che, se sopravvive alla fase acuta, una persona potrebbe ritrovarsi in uno stato di profonda disconnessione cognitiva, compatibile con l'immagine odierna dello "zombi vivente".
Gli studi successivi hanno molto ridimensionato le affermazioni di Davis, sostenendo l'impossibilità di determinare con certezza il ruolo della tetrodotossina in tutti i presunti casi di zombificazione.