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1 Maggio 2025
9:34

I pulsanti parlanti per cani non funzionano come dovrebbero: anche “i cani geniali” fanno fatica

Un nuovo studio mette in dubbio l'efficacia delle pulsantiere parlanti per cani, suggerendo che sia molto meglio comunicare attraverso la voce umana e con un'interazione più naturale fatta anche di sguardi, contatto, gesti, intonazioni ed emozioni.

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Secondo un nuovo studio, i cani fanno molta fatica a capire le parole registrate come quelle delle pulsantiere "parlanti" che si vedono sempre più spesso sui social, rendendo questo tipo di comunicazione "artificiale" è molto meno efficace di quanto si possa pensare

Negli ultimi anni, video di cani che premono pulsanti parlanti per "esprimere" pensieri e desideri hanno letteralmente invaso i social. Questi sistemi di comunicazione interattiva sono senza dubbio molto interessanti da un punto di vista etologico e secondo alcuni studi recenti i cani che li usano sono persino in grado di combinare tra loro più parole in maniera consapevole. Ma siamo sicuri che questi dispositivi aiutino davvero Fido a comunicare meglio con noi?

Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Scientific Reports suggerisce che la realtà potrebbe essere un po' meno entusiasmante di quanto appaia guardando video su TikTok. I ricercatori del Dipartimento di Etologia dell'Università Eötvös Loránd, in Ungheria, hanno infatti scoperto che la qualità del suono influenza profondamente la capacità di un cane di riconoscere le parole registrate, capirne il significato e di, conseguenza, di riuscire a comunicare in maniera davvero efficace e consapevole.

I cani capiscono le parole registrate?

I ricercatori volevano approfondire la reale efficacia delle cosiddette pulsantiere AIC (Augmentative Interspecies Communication), ovvero proprio quei dispositivi che emettono parole registrate quando il cane li preme. L'obiettivo? Capire se il cane riconosce davvero la parola riprodotta e se riesce ad associarla a un'azione o a un oggetto. Il cuore della questione sembra essere la qualità del suono. I cani, è arcinoto, riescono a riconoscere molte parole, soprattutto se associate a contesti sociali ricorrenti e rinforzate da interazioni positive.

Tuttavia, non tutte le parole "suonano" allo stesso modo per le loro orecchie. Gli autori hanno infatti messo a confronto tre diverse modalità di comunicazione: la voce del proprio umano di riferimento, la riproduzione di una parola da uno speaker di uno smartphone e quella tramite le famose pulsantiere. I risultati parlano chiaro: mentre con la voce umana i cani rispondevano correttamente quasi il 100% delle volte, le percentuali calavano al 70% con lo speaker e crollavano addirittura al 30% con i bottoni. Un crollo che fa effettivamente riflettere.

Anche i cani "geniali" fanno fatica

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La conclusione degli autori è quindi piuttosto netta: i cani comprendono meglio in un contesto più naturale, fatto di relazioni e interazioni reali, sguardi, contatto, gesti, intonazioni ed emozioni.

Secondo gli autori, il punto della questione è che le pulsantiere AIC degradano fortemente le frequenze della voce umane, rendendo più difficile per i cani riconoscere i suoni e le parole. Al contrario, uno speaker di uno smartphone riesce a preservare meglio le caratteristiche sonore della voce, risultando invece più comprensibile. Anche i cosiddetti "Genius Word Learner Dogs", i cani "geniali" arruolati dagli stessi ricercatori per le loro straordinarie capacità di riuscire a memorizzare decine di nomi di oggetti hanno avuto difficoltà.

Dopo aver imparato i nomi di nuovi giocattoli ascoltandoli attraverso uno speaker, i cani "geniali" riuscivano a identificare correttamente i nuovi oggetti in circa il 70% dei casi. Ma quando veniva usata direttamente la voce del loro umano di riferimento, i risultati miglioravano nettamente. Il comportamento dei cani, quindi, suggerisce che non riescono a percepire le parole registrate esattamente come le sentiamo noi, ma fanno molta più fatica.

La vera voce del cane è fatta di relazioni e interazioni reali

La sorpresa, tuttavia, non è tanto nella difficoltà dei cani nel comprendere le parole da un altoparlante, ma soprattutto nel fatto che questo tipo di comunicazione "artificiale" è molto meno efficace di quanto si possa pensare. La conclusione degli autori è quindi piuttosto netta: i cani comprendono meglio in un contesto più naturale, fatto di relazioni e interazioni reali, sguardi, contatto, gesti, intonazioni ed emozioni. È così che costruiamo ogni giorno con loro un vero dialogo, una vera comunicazione bidirezionale.

Le pulsantiere sono uno strumento affascinante e che ci stanno permettendo di esplorare il comportamento e le capacità dei cani in modi completamente nuovi. Tuttavia, non sostituiscono (e non potranno mai sostituire) la ricchezza e la bellezza del linguaggio condiviso tra umani e cani in carne e ossa. La vera "voce" di Fido, insomma, non è quella che sentiamo quando preme un bottone, ma nei piccoli gesti, segnali e posture che ci scambiamo con lui. E forse è proprio questo il bello: non serve parlare la stessa lingua per capirsi davvero.

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