
Se convivete con un gatto, probabilmente vi sarà già capitato di trovare sul pavimento una zampetta di cavalletta, l'ala di una falena o – nei giorni più fortunati – una blatta intera lasciata come "regalo" dal micio. Siamo abituati a pensare ai felini domestici come spietati cacciatori di uccellini, topi e lucertole, ma la verità è che la loro attività predatoria non si ferma certo ai vertebrati: il mondo degli insetti, e più in generale degli artropodi, rientra pienamente nel loro radar.
Capire esattamente quali specie finiscono più spesso nel mirino dei gatti, però, non è così semplice. Di solito, infatti, gli studi sul loro impatto si basano su questionari o sull'analisi delle feci, metodi utile per identificare resti di vertebrati – ossa, piume, peli -, ma molto meno efficace per rilevare gli esoscheletri di un insetto. E questo rende facile sottovalutare una parte importante del loro impatto su questi invertebrati, ma un nuovo studio pubblicato su Insect Conservation and Diversity ha provato un approccio completamente diverso.
Studiare l'impatto dei gatti… su TikTok

Per colmare questo vuoto, un gruppo di ricercatori dell'Università di Campinas, in Brasile, ha deciso di analizzare migliaia di video di gatti alle prese con insetti sui social. Hanno raccolto circa 17.000 tra foto e clip provenienti da TikTok e iStock, filtrandole poi fino a ottenere 550 episodi di predazione. Una miniera di dati spontaneamente prodotta dagli utenti, che la scienza sta imparando a utilizzare sempre di più: c'è persino un nome per questa nuova scienza, iEcology, cioè l'ecologia basata su contenuti generati dalle piattaforme digitali.
Dall'analisi è emerso che i gatti attaccano almeno 14 ordini diversi di artropodi. Il gruppo più colpito appartiene sono gli ortotteri, l'ordine che comprende cavallette, grilli e locuste, presenti nel 20,7% dei video. Seguono gli emitteri – un ordine vasto che include anche cicale e cimici – con il 14,5%, e subito dopo i blattoidei, cioè blatte e scarafaggi, con il 14,4%.
Un dato interessante è proprio quest'ultimo: i mici di casa sembrano predare gli scarafaggi con una frequenza molto più alta di quanto suggerito dagli studi classici, probabilmente proprio perché i metodi più "standard" non riuscivano a rilevarli bene. Ma grazie ai social media (e alla passione degli utenti del web per i mici) ora i ricercatori hanno a disposizione un database pressoché infinito, che finalmente può essere analizzato.
Predatori nati, anche quando non ce n'è bisogno

Che i gatti siano cacciatori spietati e infallibili è un fatto ben noto. Hanno evoluto artigli retrattili, riflessi rapidissimi e una vista notturna eccezionale. Diversi studi hanno dimostrato come i felini di casa siano in grado di predare quasi qualsiasi animale capiti a tiro e che solo nel Nord America possano uccidere fino a 22 miliardi di piccoli mammiferi e 4 miliardi di uccelli all'anno. Un impatto enorme, che in alcuni casi è costato l'estinzione a intere specie.
Emblematico è il caso dello scricciolo di Stephens Island (Traversia lyalli), in Nuova Zelanda, scomparso nel giro di uno o due anni dall'arrivo dei felini alla fine dell'800. Per gli insetti, però, la storia è molto diversa. Non solo perché è difficile quantificare le predazioni, ma anche perché i gatti spesso non mangiano ciò che catturano. A volte inseguono, mutilano e lasciano lì la preda, come se la caccia fosse un gioco o un allenamento.
Altre volte un insetto ferito riesce a scappare, salvo poi morire poco dopo. Tutti eventi che spesso non è possibile quantificare. Ed è qui che i social e le piattaforme online diventano sorprendentemente utili: ogni video, anche se nato per divertire, racconta un piccolo frammento del comportamento predatorio dei gatti. E messo insieme agli altri e a decenni di studi, forma un quadro sempre più preciso e chiaro dell'impatto dei gatti domestici sulla biodiversità.
L'impatto dei gatti sulla biodiversità, un dibattito spesso polarizzato

Quando si parla dell'impatto dei gatti domestici sulla fauna selvatica, la discussione quasi sempre tende a dividersi in due fronti apparentemente inconciliabili. Da un lato c'è chi prova a evidenziare un problema reale e importante, soprattutto in relazione alla perdita globale di biodiversità. Dall'altro c'è chi invece difende i gatti sottolineando che inseguire prede è la loro natura, e che non bisognerebbe colpevolizzarli o tentare di limitarli.
In realtà, gli scienziati non vogliono di certo demonizzare i mici né proporre una vita di reclusione per loro. L'obiettivo è molto più semplice e concreto, ovvero aumentare la consapevolezza e trovare insieme misure che possano aiutare a mitigare il loro impatto. Sapere che un gatto libero di uscire può avere un impatto significativo su uccelli, piccoli mammiferi e – come mostra questo studio – su numerose specie di insetti, è il primo passo per trovare soluzioni più equilibrate.
Si va dal tenere il gatto sotto controllo nelle ore del crepuscolo, quando la maggior parte degli animali selvatici è più attiva, all'uso di collari colorati che rendono più visibile il felino alle prede, offrire un'alimentazione più simile a quella dei felini selvatici (ricca di proteine e liquidi, con cibi poco processati) e di integrare le loro giornate con giochi di caccia e stimolazione mentale. Sono piccoli accorgimenti che possono fare una grande differenza, senza snaturare la vita dell'animale né far sentire in colpa chi vive con lui.
Un tassello in più per capire il nostro impatto sugli invertebrati

Questo nuovo studio non pretende certamente di offrire una risposta definitiva o quantitativa sull'impatto che hanno i gatti sulla biodiversità invertebrata, ma apre comunque una finestra nuova sul rapporto tra i nostri mici e insetti, ragni e altri artropodi. Dimostra anche che persino i video più leggeri, divertenti e ironici possono diventare strumenti scientifici potenti, capaci di mostrare comportamenti che altrimenti sfuggirebbero completamente agli occhi dei ricercatori.
E ci ricorda soprattutto una cosa fondamentale: ogni gatto, anche quello che dorme tutto il giorno sul divano, rimane un predatore nato. Conoscerne l'impatto non serve a giudicarlo o a impedirgli di vivere una vita stimolante e appagante secondo la sua natura, ma a capire meglio il mondo in cui viviamo insieme agli altri animali. Perché oltre a noi e al nostro micio, ci sono uccelli, piccoli mammiferi, lucertole, serpenti, ragni, millepiedi, cavallette e tantissimi altri pezzettini unici di biodiversità.