
Per immaginare un anaconda preistorica non serve disegnare un mostro enorme lungo come un autobus. Sorprendentemente, questi grossi serpenti del Sud America erano già giganteschi milioni di anni fa, più o meno come lo sono ancora oggi. Lo racconta un nuovo studio pubblicato sul Journal of Vertebrate Paleontology, che ricostruisce per la prima volta grazie ai fossili la storia evolutiva di alcuni dei serpenti più imponenti e iconici del nostro pianeta.
Secondo i ricercatori, gli anaconda raggiungevano lunghezze medie di circa 5 metri già 12,4 milioni di anni fa, nel Medio Miocene, un periodo compreso tra 16 e 11,6 milioni di anni fa caratterizzato da temperature più calde, grandi zone umide e una biodiversità straordinaria. Un ambiente e un clima che favorì il gigantismo in molte specie animali: c'erano infatti coccodrilli enormi, tartarughe colossali e altri rettili che però non hanno lasciato eredi fino ai giorni nostri. Gli anaconda, invece, sì.
Gli anaconda, serpenti giganti da 12 milioni di anni

Andrés Alfonso-Rojas, paleontologo dell'Università di Cambridge e coautore dello studio, ha spiegato che "altre specie sono scomparse probabilmente a causa del raffreddamento globale e della contrazione degli habitat", al contrario degli anaconda, oggi diffusi in Sud America con almeno cinque specie diverse, di cui l'ultima scoperta e descritta solamente nel 2024. "Gli anaconda giganti, invece, sono sopravvissuti e sono incredibilmente resilienti", ha infatti sottolineato il ricercatore.
Oggi questi serpenti sono i più pesanti al mondo e in media misurano fra i 4 e i 5 metri, anche se alcuni individui eccezionalmente grandi possono anche superare i 7 metri. Per capire però se i loro antenati fossero ancora più grandi, il team di Alfonso-Rojas ha analizzato 183 vertebre fossili appartenenti ad almeno 32 individui diversi trovati in Venezuela. Le ossa dei serpenti, in particolare le vertebre, sono infatti fondamentali per stimare la lunghezza complessiva, soprattutto quando mancano gli scheletri completi.
Gli scienziati hanno poi utilizzato una tecnica chiamata "ancestral state reconstruction", traducibile come "ricostruzione dello stato ancestrale", che permette di stimare le caratteristiche degli antenati confrontando quelle delle specie moderne e dei loro parenti evolutivi più prossimi. Il risultato è stato spiazzante: gli anaconda del Miocene non erano più lunghi degli attuali come ci si aspettava. Erano già giganti, ma non "super-giganti" come tante altre specie dell'epoca, se paragonate a quelle di oggi.
Le dimensioni non sono cambiate perché perfette tanto all'epoca quanto oggi

"Ci aspettavamo serpenti lunghi sette o otto metri", ha spiegato ancora Alfonso-Rojas. "Invece non abbiamo trovato alcuna prova che, nonostante il clima più caldo dell'epoca, fossero più grandi di quelli di oggi". Una delle domande più interessanti, secondo gli autori, è perché gli anaconda non siano diventati più piccoli nel corso dei milioni di anni successivi. Di solito, quando le condizioni ambientali peggiorano – temperature più basse, habitat frammentati, meno prede – molti animali tendono a ridurre la propria taglia. Ma non è stato il caso degli anaconda.
Il clima e la disponibilità di zone umide potrebbero aver offerto le condizioni ideali per farli crescere così tanto in origine, ma non spiegano perché la loro mole sia rimasta stabile anche durante le fasi di raffreddamento globale o di grandi trasformazioni degli ecosistemi sudamericani. Neppure la competizione con altri predatori, arrivati nel continente nel Pliocene e nel Pleistocene, sembra aver influito. Se la quantità di cibo fosse stata un limite, gli anaconda avrebbero dovuto adattarsi riducendo le dimensioni. E invece no.
Per ora, quindi, la loro "ricetta evolutiva" sembra funzionare perfettamente tanto oggi, quanto funzionasse all'epoca, e in parte questo fenomeno resta ancora un mistero. Di certo c'è che questi enormi serpenti, grazie alla loro biologia e a una straordinaria capacità di resistere ai cambiamenti ambientali, sono riusciti a mantenere intatta la loro imponenza per oltre 12 milioni di anni. Un primato che li rende, ancora oggi, predatori senza veri rivali nelle acque torbide del Sud America.