UN PROGETTO DI
10 Dicembre 2025
7:17

Giornata internazionale dei diritti degli animali: ma a chi davvero interessa?

Il 10 dicembre si celebra la Giornata Internazionale dei Diritti degli Animali. Ma dal "ricco Occidente" ai paesi del Sud del Mondo quanti davvero sanno di cosa si tratta? Gli esseri umani hanno scritto bellissime parole riguardo il riconoscimento degli animali come esseri senzienti ma nella pratica siamo ancora molto lontani a renderle realtà.

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Mucche in un allevamento

E' un altro 10 dicembre in cui, da 27 anni, si celebra la Giornata Internazionale dei Diritti degli Animali. Avviene in corrispondenza di un'altra data molto importante nella storia dell'umanità, ovvero nell'anniversario della nascita della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Ed è proprio la parola "diritti" che accomuna, oggi più di ieri, i protagonisti di entrambe queste celebrazioni: gli animali tutti da una parte, ma escluso uno: l'essere umano, animale "diverso" che ha concepito la sua esistenza come qualcosa di superiore rispetto alle altre creature che abitano il mondo.

E siamo ancora a questo punto, del resto: in una giornata si incrocia il senso dell'esistenza degli uni e degli altri sotto una parola, "diritti", che racchiude la necessità di prestare una forma di rispetto comune a ogni individuo che dovrebbe essere insita dalla nascita e che, secondo quanto oggi viene ribadito, dovrebbe essere rivolta a chiunque abita il Pianeta.

L'essere umano così, e ormai da decenni per fortuna, si interroga su ciò che dovrebbe essere garantito appunto anche alle altre specie. Ma quale homo sapiens davvero lo fa? O meglio, quanta parte di mondo è davvero coinvolta nel lungo cammino di accettazione dell'alterità degli animali che si estrinseca nel riconoscimento di attribuire loro lo status di "esseri senzienti"? Ancora pochi, considerando che questa forma di invito a una coscienza collettiva che si permei della consapevolezza dei singoli ancora poco attecchisce in Occidente, e men che mai in quella gran parte di "resto del modo" in cui l'animale è merce da cui si ricava sussistenza per sopravivere.

Facciamo degli esempi pratici per analizzare insieme questa dicotomia. Nel mondo industrializzato e ora conquistato dall'IA in cui noi che viviamo in questa parte del Globo, andiamo avanti nel cammino della nostra vita in cui gli animali sono principalmente i pet. Quanti davvero conoscono la Dichiarazione di New York sulla coscienza animale del 19 aprile 2024, un documento siglato da un gruppo di noti scienziati per sensibilizzare il mondo accademico sulla coscienza degli animali? Pochi. Ancora troppo pochi.

E immaginiamoci adesso cittadini di un paese rappresentativo di una realtà completamente diversa dalla nostra, dove le popolazioni vivono ancora esistenze di indigenza e povertà anche nelle Capitali, come accade a Marrakesh, in Marocco. Lì le concerie a cielo aperto sono un ammasso di pelli, carcasse e persone di ogni età che si tuffano in vasche il cui olezzo viene considerato "caratteristico" dai turisti e linfa di vita per chi ci lavora, compresi bambini.

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Una conceria a Fez, in Marocco

Possibile credere che una giornata come questa possa essere davvero compresa in tutto il mondo? Sì, ma solo se si ha a cuore la vita delle altre creature che camminano sulla Terra valutando però che ogni istanza che arriva dall'alto difficilmente attecchisce sulle popolazioni se viene imposta come un "obbligo morale" da propinare in date simboliche e poco poi si fa per cambiare davvero lo stato delle cose.

E se c'è della retorica in questa frase, è la stessa allora che permea anche quella che anima queste giornate internazionali, in cui chiedere a tutti di dare uno sguardo alle condizioni degli animali sulla Terra non corrisponde ad azioni pratiche per porre fine alla stretta dipendenza economica che deriva dallo sfruttamento degli animali. E ciò vale tanto a livello politico, ovvero tutelando gli interessi di chi specula su allevamenti intensivi e attività di produzione di derivazione animale nel "ricco" Occidente, quanto per chi invece dipende nel vero senso della parola dalla pelle degli animali per sopravvivere ogni giorno.

Il 15 ottobre del 1978, nella sede dell'UNESCO a Parigi, fu firmata la Dichiarazione universale dei diritti dell'animale. E' stata scritta decisamente molti anni prima di quel 2007 in cui è stata proclamata dall'associazione animalista inglese "Uncaged" la Giornata Internazionale che oggi ricordiamo. Quel documento, che ci arriva alla fine di anni turbolenti che mossero davvero  le coscienze di molti attivisti e cittadini in tutto il mondo, contiene già tutto ciò che dovremmo sapere e rispettare relativamente al diritto ad avere una vita che tale possa essere definita per tutti gli altri animali che abitano il mondo. E vale la pena citare almeno l'articolo 2 di quel documento che ancora oggi è linkato sul sito del nostro Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica:

Articolo 2

a) Ogni animale ha diritto al rispetto;

b) l’uomo, in quanto specie animale, non può attribuirsi il diritto di sterminare gli altri animali o di sfruttarli violando questo diritto. Egli ha il dovere di mettere le sue conoscenze al servizio degli animali;

c) ogni animale ha diritto alla considerazione, alle cure e alla protezione dell’uomo.

Già solo se ripartissimo da questo e accettassimo la realtà dei fatti, ovvero che ovunque sul pianeta Terra siamo ben lontani da quanto messo nero su bianco da Homo sapiens, potremmo allora dare valore a una giornata come quella di oggi e accettare che l'uomo possa rimanere al centro ma in una visione antropocentrica che sia però funzionale a garantire la sacralità della convivenza, nel segno di un "contratto" con gli animali che sia funzionale alla vita in quanto tale di ogni individuo.

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