UN PROGETTO DI

Foca monaca “passeggia” sulla riva a Ravenna: “Proteggerla significa preservare il nostro mare”

Rarissima foca monaca avvistata a Ravenna. A Fanpage.it Antonio Di Natale della Fondazione Acquario di Genova ricorda: "È il mammifero marino più raro e minacciato del Mediterraneo"

5 Dicembre 2025
13:58
Intervista a Antonio Di Natale
Segretario generale Fondazione Acquario di Genova
Immagine
Foca monaca (foto Gruppo foca monaca)

Una rarissima foca monaca (Monachus monachus) è stata vista "a passeggio" alla foce del Bevano, a Ravenna. L'avvistamento straordinario è dei carabinieri del reparto Biodiversità di Punta Marina, ed è reso ancora più interessante perché si tratta di una specie da tempo assente nelle nostre acque, e di cui si sa ancora pochissimo.

Per questo è così importante monitorarne le abitudine e vagliare ogni avvistamento, come spiega a Fanpage.it Antonio Di Natale, segretario generale della Fondazione Acquario di Genova che ha seguito il progetto triennale per il monitoraggio della specie in Italia: "La foca monaca è il mammifero marino più raro del Mediterraneo, e anche il più minacciato. Sappiamo che si sta anche riproducendo e questo ci fa sperare in un ritorno di questo animale così carismatico simbolo della fragilità del mare. La coesistenza per noi è obbligatoria".

Le immagini della foca monaca nel ravennate: avvistamento raro per la zona

A immortale in un video virale la foca monaca mentre saltellava sulla riva alla foce del Bevano, a Ravenna, sono stati i carabinieri del Reparto Biodiversità di Punta Marina durante un consueto servizio di perlustrazione.

I militari hanno ripreso l'animale impegnato in uno strano comportamento: invece di nuotare in acqua, come tante volte ha fatto in questi mesi in Campania, è stata vista "saltellare sulla riva". Si tratta di una femmina adulta di circa 2 metri di lunghezza che probabilmente era arrivata sul litorale dopo una battuta di caccia.

Prima di questo avvistamento la sua presenza non era ancora stata attestata nella zona, e questo non deve sorprendere considerata la sua rarità e la scarsità di dati sullo stato della popolazione.

Cosa sappiamo del ritorno della foca monaca in Italia

Quello che sappiamo del ritorno della foca monaca in Italia ci viene soprattutto dai dati raccolti negli ultimi tre anni attraverso il progetto condotto dalla Fondazione Acquario di Genova Onlus, con l'Università degli Studi di Milano-Bicocca e il Gruppo Foca Monaca APS. Attraverso il lavoro del team di scienziati ed esperti sono stati validati 55 avvistamenti e ipotizzata anche una probabile attività riproduttiva, segno del ritorno della foca monaca in Italia.

Lo spiega a Fanpage.it Antonio Di Natale, segretario generale della Fondazione Acquario di Genova: "Ci sono segnali positivi che ci danno un po’ di speranza in più di riavere questo splendido animale lungo le nostre coste".

Dal progetto però emerge anche qualcos'altro: "La foca monaca è stata per molti decenni il simbolo del rapporto sbagliato tra l'uomo e gli animali marini nel Mediterraneo. Per fortuna si è riusciti a invertire la tendenza e ora stiamo iniziando a raccogliere i dati necessari per avere una valutazione reale dello status della specie. Questo è assolutamente necessario considerando che nella lista rossa italiana dell'IUCN la foca monaca è ancora considerata ‘carente di dati', invece nella valutazione per l'intero Mediterraneo la si considera ‘vulnerabile'".

La foca monaca è scomparsa dalle nostre acque a seguito di diverse cause: conflitto con i pescatori, per i quali è una rivale nella pesca; cambiamenti profondi dell'ecosistema; e presenza massiccia dell'essere umano nel suo habitat. "A seguito di tutti questi fenomeni – sottolinea Di Natale – la foca monaca ha ristretto la propria area di distribuzione, sparendo dalle nostre acque, e oggi gran parte della popolazione mediterranea si ritrova tra Grecia e Turchia".

La situazione non era delle migliori fino ad alcuni decenni fa, quando hanno preso il via le azioni di conservazione e soprattutto di sensibilizzazione: "Si è diffusa la conoscenza dello stato di pericolo di questa specie, e abbiamo invitato i pescatori a non entrare in conflitto con la foca monaca. Questo ha portato a un miglioramento progressivo della situazione.

Ora però serve capire quanto queste azioni abbiano influito sullo status della popolazione: "Occorre capire come si sta distribuendo, per farlo servono le osservazioni dirette che abbiamo condotto insieme all'Università di Milano Bicocca e al Gruppo Foca Monaca, l’analisi del DNA ambientale, e anche il supporto dei cittadini preparati ad hoc".

Le tracce genetiche dell'animale, spiega Di Natale, "restano nell'acqua quando passa una foca monaca, ma magari l'animale non è passato esattamente in quel punto perché le correnti possono spostare le tracce, per questo abbiamo chiesto il supporto dei cittadini che hanno seguito dei corsi di formazione fatti dal Gruppo Foca Monaca che poi hanno raccolto e filtrato le acque per poter consentire le analisi. Un'azione di citizen science".

Il ritorno della foca monaca ha contribuito quindi a creare un'alleanza tra scienza e società civile che va ben oltre il monitoraggio della singola specie: "La foca monca è ecologicamente importante, ma è anche un animale simbolo che ci consentono di accrescere la sensibilità nei confronti del mare e dei pericoli che corre. La coesistenza per noi è obbligatoria. Dobbiamo vivere in un mare sano, e questo significa che gli ecosistemi devono essere quanto più possibile salvaguardati, insieme a tutte le specie che lo vivono".

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