
I cani finiscono sempre più spesso in prima pagina. Anzi, sarebbe meglio dire una certa tipologia di cani. Quelli che la Regione Lombardia, o meglio gli esponenti della Lega promotori di una proposta di legge che aspira a diventare nazionale, ritengono di dover definire di nuovo "potenzialmente pericolosi" inserendoli in una lista che di fatto ha cambiato solo nome rispetto al passato in cui era già stata proposta una soluzione simile (da "black list" a "save list") e in una normativa che vuole prevedere l'obbligo di "patentino" se si vuole detenerli. Questi cani sono quelli che appartengono principalmente a tipologie come i Terrier di tipo Bull (ad esempio Pitbull ed Amstaff) o i molossoidi come Rottweiller o Dogo Argentini.
Fin qui si potrebbe pensare che la proposta abbia senso, considerando che tutti i casi di comportamenti aggressivi che si verificano in Italia o nel mondo devono essere ascritti alla responsabilità della persona di riferimento e non certo all'esito delle azioni del cane. Ma lì dove questo dovrebbe valere a prescindere dalla razza, ovvero chiunque decide di vivere con un compagno canino deve avere l'obbligo di informarsi bene sulla sua etologia, la proposta di legge prevede che siano esclusi dal percorso di formazione obbligatorio coloro che comprano un cane da un allevamento con affisso Enci.
Non è solo questo però ciò che viene contestato da gran parte degli esperti del settore alla normativa che sarà al vaglio del Parlamento. Veterinari, etologi, educatori e istruttori cinofili sono infatti scesi in campo per sottolineare le falle del dettato presentato in Senato in cui anche il percorso formativo (il cosiddetto CAE 1) risulta anacronistico e poco utile davvero per fornire strumenti coerenti rispetto alle attuali conoscenze sull'etologia del cane.
In questo momento storico così delicato per la relazione tra persone e cani, in cui la politica di maggioranza sta spingendo molto per promuovere un certo modo di vivere il cane con l'emanazione della nuova legge sul maltrattamento degli animali o la possibilità di portare i cani dal peso superiore ai dieci chili a bordo di un aereo, è fondamentale fare un punto della situazione che sia scevro da decisioni che puntano alla "pancia" delle persone e analizzare il rapporto con l'essere umano da un punto di vista scientifico e professionale, in un Paese come il nostro dove secondo gli ultimi dati Eurispes ci sono in media almeno 4 italiani su 10 che vivono con un compagno canino.
"Cani in prima pagina": due giorni di incontri con esperti
Per questo scopo nasce l'evento che si ci sarà a Napoli il 27 e 28 settembre all'Auditorium Porta del Parco a Bagnoli dove si svolgerà il workshop nazionale dell'AIECI, l'Associazione Istruttori e Educatori Cinofili Italiana nata nel 2007, che è riuscita a mettere insieme nella due giorni di incontri e laboratori nomi di riguardo del panorama nazionale, spaziando da esperti del settore (veterinari, docenti universitari, istruttori, educatori, rappresentanti di associazioni cinofile e animaliste) a figure istituzionali come il Capo Dipartimento One Health del Ministero della Salute Giovanni Leonardi, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e i garanti dei diritti degli animali di diverse città.
L'evento è stato fortemente voluto dalla consigliera regionale Roberta Gaeta che ha la delega al benessere degli animali e ad Alessandra Chiarcos, presidente dell'AIECI, abbiamo chiesto di spiegarci nel dettaglio alcuni punti e argomenti che saranno trattati e su cui si ritiene necessario un confronto con le istituzioni e gli esperti del settore, coinvolgendo però principalmente proprio l'opinione pubblica.
Partiamo da qualcosa che ancora in molti non sanno: c’è una grande differenza tra educatori cinofili e addestratori. Ci spiega di cosa si tratta?
Le due parole contengono nella loro etimologia già la differenza. Se pensiamo a noi umani comprendiamo molto naturalmente che per sviluppare appieno tutte le nostre competenze sociali e individuali dobbiamo svolgere, fin da piccoli, attività e percorsi di educazione, poi di istruzione e solo nel momento in cui dobbiamo specializzarci in qualche specifica abilità, affrontiamo attività di addestramento.
Quindi l’educatore cinofilo possiede le specifiche conoscenze, basate su basi scientifiche, e abilità, per attuare programmi di educazione che orientano e costruiscono una solida relazione uomo-cane, rafforzando le competenze sociali del cane e l’acquisizione da parte del partner umano e della sua famiglia delle informazioni e conoscenze necessarie per una serena e sicura convivenza familiare e sociale, nel pieno rispetto delle esigenze etologiche del cane, del benessere e della prevenzione dei rischi.
L’addestratore nasce anche terminologicamente in una visione meccanicistica dell’animale, con conseguenze tuttora spesso evidenti nell’approccio; attualmente spesso si rivolge a svolgere percorsi relativi alle attività cinotecniche.
In una corretta visione le attività di educazione non solo del cane ma anche del binomio sono fondamentali e alla base della convivenza. Si possono poi sviluppare successivamente attività più specifiche o specialistiche con il cane in cui preferiamo parlare di istruzione, ma vi possono esser anche attività di addestramento quali i binomi delle unità cinofile che sono però a valle del processo di formazione.
Mantenere chiara questa distinzione con una capillare informazione anche ai medici veterinari ad esempio, aiuterebbe le persone a rivolgersi al professionista giusto e più appropriato alle proprie esigenze.
Che cosa fa la vostra associazione?
AIECI è un’ associazione professionale di professionisti cinofili, regolamentata ai sensi della Legge 4/2013 che si rivolge alle attività non ordinistiche, come quelle cinofile, con un complesso impianto normativo volto a dare garanzia all’utenza. Nasciamo a conclusione del primo Master in istruzione cinofila dell’Università di Pisa nel 2007 e portiamo avanti attività per una sempre maggiore qualificazione dei professionisti di settore che ora possono avvalersi di una certificazione professionale secondo le norme UNI di settore.
Abbiamo il patrocinio del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa con cui collaboriamo per il perseguimento della diffusione dei risultati della ricerca scientifica di settore svolta in Italia e all’estero; perseguiamo logiche di lavoro di rete sia all’esterno ma anche al nostro interno dove i professionisti si confrontano e costruiscono insieme strumenti per l’approfondimento delle conoscenze, il miglioramento delle modalità di esercizio della professione e la capacità di cooperare con gli altri professionisti di settore in primis i medici veterinari.
E’ un periodo molto delicato relativamente alla cosiddetta “proprietà consapevole”: la cronaca rimanda con molta frequenza purtroppo casi di aggressioni da parte di determinate tipologie di cani a persone. Che cosa sta succedendo?
Sta accadendo quanto era prevedibile ma cerchiamo di capire in che senso. In premessa preferiamo parlare di “relazione consapevole” mettendo nuovamente l’accento sulla necessità da parte del binomio/famiglia di avere una formazione che permetta, come accennavo, la migliore convivenza e garantisca la prevenzione dei rischi.
E’ chiaro che la responsabilità del proprietario è in primo piano in un discorso di sicurezza. Il considerevole aumento della popolazione canina (9 milioni di cani in Italia) ha richiamato l’attenzione delle Associazioni dei professionisti cinofili che insieme ad AIECI sono riunite in HUB professioni cinofile (AIECI, APNEC, APNOCS; FICSSPRO) sulla necessità di poter garantire la presenza nel “mercato” di professionisti qualificati e specializzati, attraverso un riordino del settore.
A nostro parere le istituzioni non hanno adeguatamente considerato le conseguenze di un numero così considerevole di cani nei nostri contesti sociali, con l’evidenza di una banalizzazione da parte delle persone rispetto all’adozione di cani e le distorsioni dell’effetto “moda” e “status symbol” soprattutto per certe tipologie di cani.
Improvvisamente ci accorgiamo di un’emergenza che scuote e ci turba quando accadono aggressioni purtroppo anche gravi e mortali ma che sono la conseguenza di tutto quello che non è stato messo colpevolmente a sistema ben prima di arrivare agli episodi che fanno cronaca.
A proposito di questo, è nata una forte polemica sulla proposta di legge della regione Lombardia. Che cosa ne pensate e siete d’accordo o no, in generale, all’istituzione di un patentino?
La prima cosa da sottolineare è che sono 10 anni che parliamo di “patentino” e come HUB professioni cinofile abbiamo più volte sottolineato che l’adozione di un cane non equivale all’acquisto di un motorino che poi parcheggi in garage.
L’assurdo è che in Italia esiste una rete di educatori cinofili, completamente ignorata, diffusa su tutto il territorio che ora può dare garanzie di competenze professionali certificate e che costituisce un presidio di informazione e formazione dell’utenza. Questi professionisti collaborano con continuità con i medici veterinari e con i medici veterinari esperti in comportamento. Sempre di più nelle diverse declinazioni che la relazione con il cane ci offre, i professionisti cinofili sono in grado di collaborare con un approccio multidisciplinare. Anche dal punto di vista della rappresentanza del settore stiamo fortunatamente uscendo da una logica individualista e sempre di più oggi educatori, istruttori ed esperti cinofili nell’area comportamentale sono iscritti alle Associazioni professionali per aderire ad una logica di responsabilità e di garanzia del loro operato.
Ora scontiamo la sordità e cecità istituzionale nel non aver voluto dare sostegno a questo processo di sistema professionale, tra l’altro d’eccellenza anche a livello europeo. Oggi qualche politico esulta per l’ennesima proposta di legge, francamente incomprensibile oltre che dannosa e inefficace.
Come HUB professioni cinofile siamo stati auditi dalla Regione Lombardia, ma non ascoltati. Tutta l’impostazione della proposta di legge è gravemente lacunosa, incoerente e agisce secondo criteri inspiegabili, mettendo in campo valutazioni scientificamente non comprovate (save list e test CAE1). La logica di prendere provvedimenti apparentemente efficaci, ma disastrosamente inadeguati e errati, non può essere la soluzione. Ritorniamo a proporre controllo invece che competenza.
Quello che sinteticamente vorremmo ribadire è che si deve investire su un sistema di professionisti, enti e istituzioni che siano interconnessi per azioni sinergiche di informazione e formazione; la visione di questa proposta vuole dare preponderanza all’unica realtà che forse conosce, ma che ha compiti specifici e soggetti che non sono professionisti.
Anche sulla garanzia del benessere del cane c’è molto da dire e purtroppo sdogana approcci coercitivi di coloro che pensano di risolvere ogni problema con controllo e punizione. E tutto a carico dei proprietari che invece che essere motivati a formarsi saranno molte volte motivati a disfarsi del cane. Troviamo che questa situazione sia sconsolante e preoccupante, ma il settore si è mosso compatto dai medici veterinari, agli enti di protezione animale, al mondo accademico e chissà che da questo non possa nascere una più forte volontà di aggregazione e di cooperazione, che sia per tutta la cinofilia un catalizzatore per una visione eticamente responsabile ed evoluta.
Per l’evento “Cani in prima pagina” avete invitato personalità importanti del mondo della politica, della sanità animale e della cinofilia. Ci dica qualcosa in più su cosa accadrà e perché avete scelto Napoli
Questo workshop, che è naturale prosieguo di quanto da sempre promuoviamo, vuole costituire un’occasione di incontro e di riflessione ampia sui temi che ci interrogano rispetto ai cani così presenti nelle nostre famiglie, nelle nostre società e nei nostri territori e così correlato con le nostre realtà. ambientali, sociali e individuali. Proprio da Napoli vogliamo ricominciare a costruire nuove prospettive, data la presenza di realtà diverse e diffuse che operano sul territorio e una sensibilità che ci appare aperta a livello politico regionale. Come l’anno scorso il workshop nasce con la collaborazione di ENPA nazionale con cui ci confrontiamo da tempo su queste tematiche.
Siamo chiamati a ragionare non più con una visione ristretta da addetti ai lavori, di cinofili più o meno accreditati da stuoli di follower sui social o da una reale e autorevole presenza sul mercato, ma sulla necessità di una coesione che ci permetta di agire in sinergia con gli altri professionisti, con le istituzioni e con tutti gli enti e le associazioni che si sono impegnate sul nostro territorio.
Abbiamo necessità di apporti multidisciplinari tra i quali ad esempio la sociologia, la psicologia, le scienze forensi e i risultati delle ricerche accademiche come accadrà nel workshop attraverso i 3 panel tematici che affrontano il tema delle aggressioni e violenza in senso ampio, la realtà dei canili e l’ambito degli Interventi assistiti con gli animali.
Tale approccio aiuta a sviluppare uno sguardo articolato e non riduttivo, a progettare azioni congiunte per informare e formare capillarmente, diffondendo una corretta cultura che non è solo cinofila ma che riguarda forse la relazione in generale tra tutti gli esseri senzienti e la nostra necessità di vivere appropriatamente a tutti i livelli sociale e ambientale, in una vera realtà di benessere unico.
Le due giornate che vedono la partecipazione di tanti attori e realtà istituzionali dovrebbero aprirci a una visione articolata e complessa, in cui ciascuno ha un ruolo ma che deve trovare in una rete di competenze, finalmente organizzate e sostenute dalle istituzioni, nuove soluzioni o meglio soluzioni che possano avvalersi del contributo di tutti. A tale proposito il workshop si chiuderà con un Tavolo di confronto finale.
Per l’occasione avete lanciato un sondaggio. Di cosa si tratta e cosa farete una volta raccolti i dati?
Abbiamo lanciato il sondaggio per raccogliere le percezioni delle persone sullo stato dell’arte del mondo cinofilo attuale, per capire le persone come vivono il crescente numero di cani presenti nella società e quanta consapevolezza ci sia rispetto al nostro settore.
Il sondaggio è brevissimo e abbastanza semplice e saremo grati a chiunque voglia prendersi quel minuto per rispondere alle tre domande presenti. Le risposte a questo sondaggio fungeranno da spunto durante il Workshop per intavolare un dialogo concreto con tutti gli attori del settore e in particolare con le istituzioni presenti.
Lo scopo è appunto il confronto su percezioni, realtà professionale, politiche e provvedimenti, per costruire nel prossimo futuro iniziative in favore di una maggiore consapevolezza, per il benessere di tutti, cani e persone.
Ultima questione, non meno rilevante, è che l’attenzione del Governo sui cani sembra però molto alta: la nuova legge sul maltrattamento in primis e ora anche l’apertura alla possibilità di viaggiare in areo con animali dal peso superiore ai 10 chili. Cosa ne pensate?
Riteniamo che l’attenzione della politica debba essere connessa con una capacità di recepire doverosamente e coerentemente le istanze della società, ma il rischio è quello di utilizzare tematiche che fanno presa sull’emotività del pubblico e su quanto questo sia poi funzionale al proprio successo di parte. La politica deve sviluppare azioni competenti e articolate, quindi accogliamo con favore la nuova legge sul maltrattamento ma poi ci domandiamo come si cali su realtà che invece ignorano la sofferenza animale. Etica, coerenza e competenza.
Quindi anche la possibilità di dare accesso ai cani sopra i 10 kg negli aerei doveva essere accompagnata da una campagna di informazione e formazione a tutti i livelli, dal personale aereo ai proprietari che spesso antepongono il loro desidero di portare il loro cane ovunque e giustamente in vacanza, senza avere conoscenza delle esigenze dei loro cani e senza dare loro l’opportunità di affrontare esperienze così impegnative come un viaggio in aereo (spazi ristretti, rumori ecc).
Quindi ben vengano opportunità di maggiore accessibilità ai cani ma qualche volta consultare gli esperti di settore sarebbe opportuno soprattutto nel rispetto dell’animale e dell’intero contesto, compresi gli altri passeggeri che si stanno lamentando sui social scatenando un nuovo violento scontro tra i cinofili e gli “allergici”.