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31 Maggio 2025
13:58

Dalla forbicina gigante alla locusta delle Montagne Rocciose: 5 insetti estinti che non rivedremo più

Ogni anno si estinguono tantissime specie di insetti nel silenzio più totale. Molte scompaiono prima ancora di ricevere un nome. Altre invece, come la forbicina gigante, la farfalla blu di Xerces o il pidocchio del condor della California, ci raccontano storia di estinzioni più note e a volte paradossali.

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La forbicina gigante di Sant’Elena era lunga fino a 8 cm, ma si è estinta alla fine degli anni 60 come tanti altri insetti. Foto da Logunov, 2010

Sono piccoli, a volte ci fanno paura, ma il più delle volte risultano completamente invisibili. Eppure, rappresentano la più grande percentuale di biodiversità animale sul nostro pianeta. Gli insetticon oltre un milione di specie descritte e infinite altre ancora da scoprire – sono ovunque: volano, scavano, impollinano, decompongono, "gestiscono" interi ecosistemi. Ma nonostante ciò, anche per lo stile di vita discreto, è molto facile dimenticarci che anche loro si estinguono ed è un problema bello grosso quando accade.

Ogni anno, centinaia o forse migliaia di specie d'insetti scompaiono nel silenzio più totale, spesso prima ancora di avere un nome. È un'apocalisse biologica a bassa intensità, quasi invisibile, ma devastante. Le cause sono tante: la perdita e frammentazione degli habitat, l'inquinamento, i pesticidi, i cambiamenti climatici e l'introduzione di specie aliene. E quando un insetto scompare, non perdiamo solo un pezzetto unico di biodiversità: perdiamo un ingranaggio, spesso insostituibile, del delicato meccanismo che fa funzionare gli ecosistemi.

Ma ci sono anche storie più visibili, più documentate, che ci parlano di insetti che abbiamo perso di recente e che, purtroppo, non rivedremo mai più. Ecco cinque casi emblematici.

La forbicina gigante

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Maschio (a sinistra) e femmina di forbicina gigante conservati in un museo. Foto da Miles, 2015

Immaginate una forbicina lunga fino a 8 centimetri, robusta, con grosse pinze terminali e un aspetto quasi preistorico. È la forbicina gigante di Sant'Elena (Labidura herculeana), la più grande forbicina mai conosciuta, endemica dell'isola vulcanica da cui prende il nome, celebre per essere stata luogo dell'ultimo esilio di Napoleone. La forbicina viveva tra le fessure delle rocce del vulcano Horse Point, dove restava nascosta quasi tutto il giorno per uscire solo di notte.

Scoperta nel XIX secolo, è rimasta per decenni avvolta nel mistero: nessuno l'ha mai più rivista finché, nel 1965, fu riscoperta un piccola popolazione. Ma fu un ritorno molto breve. L'introduzione di predatori come ratti, gatti e scolopendre ha decimato rapidamente ciò che restava della già esigua popolazione. L'ultimo avvistamento risale al 1967, e nonostante varie spedizioni, non è mai più stata trovata. Dichiarata estinta nel 2014, oggi resta solo nei barattoli dei musei, simbolo di quanto fragile possa essere la biodiversità delle piccole isole.

La locusta delle Montagne Rocciose

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La locusta delle Montagne Rocciose oscurava i cieli del Nord America nell’800 ma si è estinta nel giro di pochi decenni. Immagine da Wikimedia Commons

Nel 1875, un enorme nube nera grande di circa 510.000 km2 (più grande della California) oscurò il cielo degli Stati Uniti: erano 12,5 trilioni di locuste delle montagne rocciose (Melanoplus spretus), la più grande concentrazione di animali mai registrata, secondo il Guinness World Records. Il fronte che attraversava le Grandi Pianure era largo 1.800 km, divorando qualsiasi cosa incontrasse sulla propria strada. Eppure, meno di trent'anni dopo, questa specie era completamente estinta.

Come è possibile? La risposta sta nell'agricoltura. Le invasioni massicce avevano spinto i coloni a convertire e irrigare massicciamente le praterie. Quello che per loro era un problema devastante, divenne un punto di svolta ecologico. Le zone umide dove le locuste deponevano le uova vennero arate, prosciugate, occupate da campi coltivati. In pratica, furono distrutti tutti i siti dove si riproducevano gli insetti. L'ultima locusta fu vista nel 1902. Un collasso silenzioso, ma totale, innescato da una rivoluzione agricola.

Il pidocchio del condor della California

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Il pidocchio del condor viveva tra le piume del rapace ed era innocuo. Ma fu sterminato con antiparassitari quando il condor della California è stato salvato dall’estinzione

Il pidocchio del condor della California (Colpocephalum californici) era un minuscolo insetto che non volava, non pungeva, non dava fastidio a nessuno, ma viveva su un animale a un passo dall'estinzione, il condor da cui prende i nome. Si trattava di un ospite altamente specializzato, adattato a vivere esclusivamente tra le penne del maestoso avvoltoio nordamericano. L'estinzione di un minuscolo "pidocchio" potrebbe sembrare irrilevante, ma la sua fine è una delle storie più paradossali della conservazione.

Negli anni 80, quando rimasero meno di una trentina di condor della California, gli ultimi individui  furono catturati per avviare un ambizioso programma di allevamento in cattività. Tutti gli uccelli furono sottoposti a trattamenti antiparassitari per evitare di perdere anche un solo prezioso esemplare. Risultato? I condor sono stati salvati, ma C. californici si estinse per sempre. La parte più triste della storia – oltre all'aver deliberatamente scelto di estinguere una specie mentre se ne salvava un'altra – è che gli insetti erano innocui per i condor.

La farfalla blu di Xerces

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Glaucopsyche xerces viveve tra le dune della penisola di San Francisco, ma si è estinta quando le spiagge son ostate pesantemente alterate dalle attività umane. Foto da Wikimedia Commons

È considerata la prima farfalla nordamericana a essersi estinta direttamente a causa delle attività umane. La farfalla blu di Xerces (Glaucopsyche xerces) era un piccolo gioiello alato che viveva esclusivamente tra le dune sabbiose della penisola di San Francisco, in California. I maschi avevano ali blu iridescenti, mentre le femmine sfumavano nel grigio. Il loro ciclo vitale era strettamente legato alle piante dunali di cui si nutrivano i bruchi, soprattutto quelle del genere Lupinus.

Con l'espansione urbana, la trasformazione delle spiagge e la distruzione del suo habitat, la farfalla ha perso rapidamente la possibilità di riprodursi. L’ultima fu avvistata nel 1941. Oggi è diventata un simbolo della fragilità degli ecosistemi costieri e delle aree urbane, ma anche della necessità di conservare anche i più piccoli angoli di natura che sopravvivono tra il cemento e le città. Oggi, sono in corso progetti di conservazione per provare a reintrodurre specie simili negli stessi territori.

Lo scarabeo stercorario gigante di Réunion

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Lo scarabeo stercorario di Réunion è stato scoperto solo nel 2021, quando purtroppo era già estinto. Foto da Rossini et al., 2021

Di lui non sappiamo quasi nulla, se non che era grande – per essere uno scarabeo stercorario – e che viveva solo sull'isola vulcanica di Réunion, nell'Oceano Indiano. La specie è stata infatti descritta nel 2021 da un singolo scarabeo raccolto, si presume, nel XIX secolo e conservato in un museo. Dopo di allora, più nulla. Nessun avvistamento, nessun ritrovamento, nemmeno un altro individuo. Con tutta probabilità, lo scarabeo stercorario gigante di Réunion (Epactoides giganteus) si era già estinto prima ancora di essere scoperto.

L’espansione delle coltivazioni, la deforestazione e l'introduzione di animali alieni hanno probabilmente portato alla sua scomparsa già decenni prima che venisse ufficialmente descritto. È un esempio tragico di una storia che si ripete spesso: una specie vissuta e morta nell'ombra, senza lasciarci nemmeno un racconto, se non un nome in latino e un campione polveroso conservato in un museo, un "privilegio" che centinaia di altre specie ormai estinte non possono neppure vantare.

Questi cinque insetti sono infatti solo la punta dell'iceberg. La loro estinzione non è solo una curiosità biologica, ma un vero e proprio  campanello d'allarme. Gli insetti sono impollinatori, decompositori, predatori, prede, architetti del suolo e "lavoratori" instancabili che gestiscono i cicli della materia. Una singola specie estinta potrebbe non causare troppi problemi, ma tassello dopo tassello, gli ecosistemi diventano sempre più instabili, come la torre del Jenga. E proprio come la torre, prima o poi collassano.

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