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Chiunque viva con un cane conosce esattamente quello sguardo: occhi grandi e lucidi, sopracciglia sollevate, testa leggermente inclinata. È ciò che viene comunemente chiamato "sguardo da cane bastonato" e che in pochi secondi riesce a scioglierci il cuore, facendoci provare un irresistibile desiderio di coccolare o consolare il nostro amico a quattro zampe. Non è un caso che quella particolare espressione facciale funzioni così bene, perché va a colpire corde profonde del nostro cervello, le stesse che ci rendono sensibili ai tratti infantili dei nostri bambini.
Nel corso della domesticazione e della selezione artificiale, infatti, i cani hanno potenziato questo linguaggio del volto, costruendo con noi un canale comunicativo unico rispetto a tutti gli altri animali domestici. Non si tratta di manipolazione o di volerci intenzionalmente intenerire, ma del risultato di una coevoluzione in cui la nostra risposta emotiva innata ha modellato anche queste caratteristiche nei cani stessi e il modo in cui comunicano con noi: perché funzionano benissimo su noi esseri umani.
Cosa vuol dire "sguardo da cane bastonato"

Lo "sguardo da cane bastonato" non è altro che l'attivazione di specifici muscoli facciali. In particolare, i cani contraggono un piccolo muscolo chiamato levator anguli oculi medialis, che solleva l'angolo interno delle sopracciglia. Questo movimento rende gli occhi ancora più grandi e simili a quelli di un cucciolo o addirittura di un neonato umano. I cani tendono a farlo soprattutto in situazioni di interazione con noi, quando per esempio ci chiedono attenzione, cibo, rassicurazione o semplicemente un contatto diretto.
È un'espressione che comunica vulnerabilità e tenerezza, e che di conseguenza scatena in noi una risposta empatica quasi automatica. Il legame speciale e unico che ci lega con il cane, infatti, è anche figlio di questi e altri tratti infantili che funzionano in maniera innata su di noi. Testa grande e rotonda rispetto al corpo, muso corto, occhi grandi, arti corti, forme arrotondate, vocalizzazioni particolari e comportamenti "giocherelloni", inibiscono la nostra aggressività e ci spingono a prenderci cura del cane, esattamente come accade con i neonati.
Come si sono evoluti i cani

Il cane discende dal lupo e si è avvicinato a noi decine di migliaia di anni fa, probabilmente attratto dagli scarti alimentari lasciati nei villaggi. Da quel momento è iniziata una lunga storia di domesticazione reciproca. Ma non si è trattato solo di abitudine alla vicinanza reciproco: gli esseri umani hanno inconsapevolmente selezionato individui più docili, socievoli e capaci di comunicare con noi, modificandone non solo l'aspetto esteriore – come dimensioni, colore, orecchie e muso -, ma anche le espressioni facciali.
Uno studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences nel 2019 ha infatti dimostrato che i cani hanno sviluppato muscoli facciali assenti o molto meno sviluppati nei lupi. In particolare, il muscolo che permette di sollevare le sopracciglia è risultato significativamente più marcato nei cani, proprio perché premiato e selezionato dalla nostra reazione positiva a quello sguardo "dolce".
In altre parole, nel corso di migliaia di anni i cani hanno "imparato" ad affinare le loro espressioni facciali perché noi abbiamo inconsapevolmente scelto di favorire, prenderci cura e far riprodurre proprio chi sapeva comunicare meglio con gli occhi. Col passare delle generazioni, poi, queste e molte altre caratteristiche più infantili ed efficaci sono diventate sempre più diffuse nella popolazione canina, forgiando il cane e il suo modo di comunicare per come lo conosciamo oggi.
Cosa significa quando il cane fa gli "occhi dolci"?

Quando un cane ci guarda con quello sguardo non sta "recitando", ma sta inviando un segnale comunicativo chiaro, che come sempre dipende anche dal contesto in cui avviene. Può essere una richiesta di attenzioni, di carezze, di cibo o un modo per ridurre la tensione in una situazione che percepisce come conflittuale, per esempio quando siamo arrabbiati con lui. In molti casi, può essere anche un’espressione affiliativa: cerca il nostro sguardo per rinsaldare il legame e ricevere in cambio un feedback positivo.
Gli sguardi dei cani vengono spesso percepiti da noi come "un'ammissione di colpa", ma in realtà si verificano in risposta a un rimprovero, più che a una vera e propria consapevolezza di aver commesso qualcosa di sbagliato. Il cane, infatti, impara nel tempo a rispondere alle "arrabbiature" con diversi comportamenti di "sottomissione", ovvero posture, espressioni e atteggiamenti che mettono in atto proprio per pacificare le situazioni che generano conflitti e tensioni nel gruppo familiare.
E anche se funzionano molto bene su di noi, è importante non interpretare questi comportamenti e questi sguardi in chiave puramente umana: non significa necessariamente che il cane sia triste o sofferente, ma che sta utilizzando un codice comunicativo che semplicemente ottiene l'effetto desiderato. La forza di quello sguardo sta proprio qui, ovvero in un dialogo silenzioso e antichissimo che racconto quanto le nostre e le loro vite si siano profondamente intrecciate, superando anche le barriere sociali e comunicative tra specie diverse.